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Diritto di critica | December 18, 2024

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Il futuro incerto del Presidente che voleva salvare l'America - Diritto di critica

Il futuro incerto del Presidente che voleva salvare l’America

Con le elezioni statunitensi di mid-term, gli americani, per la terza volta di seguito, puniscono il partito di governo inviando un messaggio chiaro e forte ai politici di Washington: “Le cose ancora non vanno”. Una dura sconfitta per Barack Obama e per il Partito Democratico che perde la maggioranza alla Camera, riuscendo a mantenere solo un lieve vantaggio sui repubblicani al Senato. Se l’economia aveva giocato un ruolo fondamentale nell’elezione di Obama a Presidente degli Stati Uniti, ora ha contribuito in modo determinante alla sua grave sconfitta. Le sorti della sua presidenza sono, a questo punto, strettamente legate all’evoluzione della crisi economica nei prossimi due anni e alle politiche che verranno attuate per contrastarla.

Gli under 30 vs. Obama. Di fronte ad un debito crescente e ad una persistente disoccupazione, gli americani hanno deciso di punire il loro Presidente che era stato eletto proprio perché ritenuto la persona più idonea per fronteggiare la crisi nella quale stava piombando l’economia americana, la più grave dopo il 1930. A distanza di due anni, i cittadini americani sono insoddisfatti nei confronti di una situazione che sembra sia destinata a peggiorare. La differenza nell’esito delle elezioni è stata fatta dai cittadini al di sotto dei 30, soprattutto quelli appartenenti alle minoranze etniche. Si tratta dunque dei principali sostenitori del Partito Democratico e di Obama, i quali, delusi, hanno voltato le spalle al loro leader. Sono i giovani, coloro che ritengono di essere le principali vittime, coloro che hanno più da perdere in una situazione economica dal futuro così incerto.

Parola d’ordine: collaborare. La disfatta delle mid-term elections significa che il Presidente dovrà ripensare al proprio approccio economico considerando che il suo spazio di manovra si è notevolmente ridotto e che per il resto del mandato dovrà agire secondo la “strategia del compromesso”. Non sarà semplice, ma potrebbe sfruttare questa strategia per far eventualmente ricadere sui repubblicani la responsabilità di alcune scelte economiche particolarmente difficili ed importanti che potrebbero non avere esito positivo. Una strategia complessa ma che fu utilizzata con successo da Bill Clinton quando subì la medesima sconfitta nel 1994 e che gli ha permesso di vincere nuovamente le elezioni nel 1996. Certo, la situazione economica era in quel periodo molto diversa da quella attuale. La forte crescita del Pil in quegli anni è stata determinante per la rielezione di Clinton. Probabilmente però, proprio tenendo conto dell’andamento economico odierno, Barack Obama e i repubblicani dovrebbero essere spinti a collaborare per il bene del Paese. Se il Partito Repubblicano continuasse infatti a perseguire una strategia ostruzionistica con chiari fini elettorali, che fino adesso ha dato loro grandi risultati, potrebbe impedire un effettivo rilancio dell’economia americana e un suo notevole peggioramento.

Il futuro. Gli economisti prevedono che nei prossimi due anni l’economia degli Stati Uniti crescerà di poco (solo l’1,5-2% all’anno). Anche l’intervento della Federal Reserve, che ha immesso 600 miliardi di dollari di nuova liquidità attraverso l’acquisto di titoli pubblici, permetterà solamente uno scarso rilancio dell’economia reale e dell’occupazione, data l’enorme liquidità di cui dispongono oggi le banche e tutti i grandi gruppi. In queste condizioni la seconda metà del mandato presidenziale non sarà facile da affrontare per il Presidente americano dato che gli Stati Uniti non posso più permettersi di essere frenati da questi ingorghi politici mentre grandi potenze emergenti conquistano la scena internazionale oscurandoli. Consapevole di questo, Obama si è già messo all’opera volando in Asia nei paesi considerati tra i partner economici più importanti per gli Stati Uniti, con la speranza soprattutto di creare nuovi posti di lavoro e raddoppiare le esportazioni nei prossimi cinque anni, cercando quindi di mettere da parte il pensiero delle prossime elezioni e pensare esclusivamente al bene degli americani.

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