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Diritto di critica | November 24, 2024

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Berlusconi: "meglio essere appassionati di belle ragazze che gay" - Diritto di critica

Berlusconi: “meglio essere appassionati di belle ragazze che gay”

«Meglio essere appassionati di belle ragazze che gay – [silenzio] – quindi, eh eh, credo…[timidi applausi]».

La nuova, tremenda, frase del Presidente del Consiglio pronunciata al salone delle moto di Rho è molto più che una delle sue classiche scivolate. E’ un’espressione di rara volgarità che testimonia, invece, uno dei punti forti del Berlusconi-personaggio, ovvero la sua (presunta) virilità, l’ostentazione del profilo da tombeur de femme fino al totale azzeramento della figura femminile. Ancora di più, un’erotomania che si spinge ben oltre l’ossessione per la sessualità, fino a sfociare nella più sfacciata omofobia, in un periodo di buio totale nel nostro Paese per la comunità LGBT (Lesbian Gay Bisex Transex), rispetto a gran parte del cosiddetto “mondo civile”. La pessima gaffe di Berlusconi ci dà la possibilità di dare un’occhiata a cosa succede nella nostra nazione e cosa, invece, negli altri Stati.

Il report sull’omofobia redatto da Arcigay continua a mostrare cifre assolutamente preoccupanti. Solo da gennaio ad agosto del 2010 sono stati registrati 54 episodi, (estorsioni, violenze, aggressioni, dichiarazioni istituzionali e persino omicidi), tra cui l’attacco di luglio al Gay Village di Roma, a poche ore dal pride capitolino.

La richiesta delle vittime, dopo ogni disavventura, è sempre la stessa: un adeguamento della legislazione italiana per assicurare maggior tutela sul tema dell’orientamento sessuale. La situazione odierna, infatti, è tutt’altro che adeguata. Oltre al principio di uguaglianza dell’art. 3 della Costituzione (che non prevede la specificità dell’orientamento sessuale, ma solo quella del sesso) e al divieto di discriminazione sul posto di lavoro (d.lgs. 216 del 9 luglio 2003), null’altro è previsto contro l’omofobia in genere. Un tentativo fu fatto nel 2009 dal deputato PD Anna Paola Concia, unica gay (dichiarata) del Parlamento italiano, che propose in commissione giustizia prima e in aula poi l’aggiunta della tutela in questione tra i punti dell’art. 6 del codice penale (aggravanti generiche) a disposizione del giudice per aumentare la pena del condannato, vista la continua spirale di violenze. Destra e UDC (con i distinguo da parte dei finiani), proponendo una pregiudiziale di costituzionalità, bocciarono la proposta Concia, ritenuta da qualcuno troppo leggera («Un pannicello caldo» per Antonio Di Pietro, IDV), ma almeno un primo passo verso un progresso necessario. L’Onu e l’Unione Europea non mancarono di esprimere il loro disappunto, vista la situazione degli Stati membri, in cui Italia e Grecia spiccano come pecore nere sull’argomento.

Va ancora peggio se si analizza la condizione delle unioni civili tra individui dello stesso sesso (senza parlare del matrimonio), specie se rapportata al resto del mondo. Queste le condizioni odierne.

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Il vento di cambiamento che pervase l’Europa a metà del decennio in corso, si estrinsecò nell’ultimo governo Prodi (2007) con la proposta di legge Bindi-Pollastrini dei Dico e quella Salvi sui Cus, affondati anche dal fuoco amico di una maggioranza scandalosamente variegata sul tema. Il DiDoRe (DIritti e DOveri di REciprocità dei conviventi) redatto dall’attuale ministro alla funzione pubblica Brunetta risulta, invece, ancora non depositato come disegno di legge. Nel resto d’Europa, ovviamente, i progressi sono notevoli, così come in America (Argentina, Brasile, Canada, Colombia, Ecuador, Usa con i suoi distinguo a seconda degli Stati, Uruguay, Messico), Australia, Israele, Taiwan e Nuova Zelanda.

Il problema italiano è principalmente culturale. Siamo un Paese in cui se Paola Concia ha bisogno di parlare di omosessualità e omofobia è costretta a rifugiarsi nei salotti di Barbara D’Urso (raro esempio di ambiente in cui se ne parla, spiace ammetterlo), per arrivare in modo diretto agli italiani trasognati e ipnotizzati. E la colpa è anche delle trasmissioni di approfondimento politico che quasi mai si occupano di certi argomenti. Sono questioni fondamentali, da cui si tasta fortemente il polso della civiltà di una nazione.

Per questo, per favore, che nessuno parli di “battuta di spirito” di Berlusconi.

Comments

  1. Dario

    Berlusconi rappresenta l'italiano medio. Ho sentito precedentemente la stessa identica battuta da amici miei e da adulti. Ha solo esplicitato quello che purtroppo moltissimi ancora pensano.

    • La differenza Dario tra il Premier e i tuoi amici, anche adulti, è che il Premier va per gli 80, mentre magari i nostri amici che fanno battute ne hanno 30. Direi che sono due età molto distanti.

    • Gianvito Rutigliano

      e che tu, dario, non sei premier.

  2. aipaergapueros

    La virilità di Berlusconi sta tutta nel fatto che paga (o ci fa pagare) le sue donnine, e si convince di essere un seduttore! Cosa c'e' di più patetico e disperato?