Vuvuzela: a rischio estinzione anche in Sudafrica? - Diritto di critica
Una multa di circa 60mila euro potrebbe segnare la fine delle celebri trombette mondiali? E’ questo l’avvertimento delle autorità calcistiche sudafricane rivolto ai Kaizer Chiefs, club pluridecorato di Soweto, popolare quartiere di Johannesburg, affinché i propri sostenitori non utilizzino le vuvuzela come arma impropria da gettare sui campi di gioco. Le potenti trombe potrebbero essere, infatti, bandite dagli stadi qualora fossero nuovamente scagliate contro calciatori durante una partita di Castle Premiership, la massima divisione del torno sudafricano.
Il fatto da cui prende spunto la questione si riferisce ad un incontro di calcio tra i padroni di casa, per l’appunto i Kaizer Chiefs e gli ospiti Moroka Swallows, altro club di Soweto.
Durante il derby di Johannesburg i tifosi giallo-neri, oltre alle vuvuzela, hanno tirato in campo un cavolo ed altri ortaggi. Di lì a poco c’è stata la ferma condanna dei massimi dirigenti calcistici sudafricani che hanno, dapprima, comminato ai Kaizer Chiefs una multa di 500mila rand (60mila euro circa, sospesa per 12 mesi) e poi ordinato al presidente del club di scusarsi pubblicamente per l’accaduto. “Se le vuvuzela – ha ammonito il dirigente della Lega Zola Majavu – continuassero ad essere usate come proiettili, potrebbero essere bandite dai match del campionato di prima divisione”.
Oltre alla multa, il club dovrà pagare 21mila rand di spese (3mila euro) per la riunione della disciplinare ed organizzare una conferenza stampa per condannare le intemperanze dei propri tifosi. “Invitiamo i nostri supporter – ha detto il presidente dei Chiefs, Kaizer Motaung – ad aiutarci nell’identificazione degli indisciplinati, che provocano i disordini. Una volta individuati, intendiamo inserirli in una lista nera”.
Le vuvuzela, chiamate anche “lepatata” (dal nome in lingua tswana), sono diventate il simbolo per antonomasia del Mondiale di Calcio in Sudafrica. Lunghe circa un metro, le trombette emettono un suono continuo in si bemolle. Brevettate da Neil Van Schalkwyk, hanno avuto una grande diffusione tra i tifosi presenti agli incontri della kermesse mondiale, anche grazie al costo esiguo, dai 5 ai 30 euro a seconda del modello.
Le origini della parola “vuvuzela” sono contrastanti. C’è chi sostiene che si riferisca ad un termine onomatopeico della lingua zulu, che significa “fare vuvu”, mentre c’è chi pensa che la parola possa derivare da un termine gergale in uso nei sobborghi di Johannesburg, che vuol dire “doccia”, per via della sua forma allungata.
L’uso delle vuvuzela negli stadi era stato autorizzato dalla Fifa già nel 2008 e lo scorso anno, in occasione della Confederations Cup, le trombette rumorose avevano fatto già capolino nel panorama folkloristico, prima della definitiva esplosione agli ultimi mondiali.
A causa dell’intensità del suono (pari a 127 decibel, 3 in meno rispetto alla soglia del dolore) le vuvuzela sono state vietate anche in altre competizioni sportive. A partire nel tennis dal torneo di Wimbledon, nella Coppa del Mondo di Rugby in programma nel 2011 ed alle prossime Olimpiadi di Londra nel 2012. Nel guinness dei primati la vuvuzela più grande del mondo è lunga 35 metri e viene azionata meccanicamente prima dell’inizio di ogni partita in Sudafrica.
Diffuse in tutto il mondo ormai, le celebri trombe suscitano l’irritazione di alcuni sportivi e supporter per via del rumore “infernale” che emettono. E si sono moltiplicati i sistemi ‘fai da te’ per contenere il fastidio. Dai tappi per le orecchie ai rimedi tecnologici. Un giovane tedesco, appassionato di informatica, ha elaborato un software che consente di intercettare e cancellare determinate frequenze dei suoni creati dalle vuvuzela, lasciando inalterato l’opportuno clamore delle tifoserie e la telecronaca dei commentatori.
Alcune emittenti televisive hanno abbandonato i microfoni moderni, tornando a quelli che non trasmettono i suoni ambientali.
E c’è chi pensa anche ad usi diversi per le vuvuzela. In Sudafrica è stato lanciato un concorso. Fra le oltre 200 proposte pervenute, ci sono candelabri, lampadari, dispensatori di cibo per uccelli e soprammobili.
Il prodotto ritenuto più originale sarà realizzato da alcune imprese sudafricane e messo in commercio. “Il fine ultimo del concorso – ha detto l’organizzatore Jono Swanepoel – è quello di creare posti di lavoro. Molte sono delle proposte divertenti ma inutilizzabili come l’amplificatore del suono di un cellulare, altre possono essere utili nelle comunità più povere, come i lampadari che abbelliscono le lampadine nude”. L’obiettivo, però, è anche quello di riciclare la plastica delle vuvuzela, se si pensa che durante la Coppa del Mondo in Sudafrica sono state vendute circa 20mila trombette al giorno. Diversi artisti provenienti da tutto il mondo stanno presentando i propri progetti al motto “fai la differenza, non solo rumore”. Si va dal silenziatore di altre fonti di frastuono all’uso pratico degli attrezzi da giardinaggio, un filtro per l’acqua portatile un forno solare ed una piccola scala. Per ora alcuni disegni sono semplicemente scarabocchiati su pezzi di carta, mentre altri sono stati effettivamente realizzati. C’è tempo fino al 30 ottobre.