Se anche i calciatori scioperano: contratto di "lavoro" scaduto da due anni - Diritto di critica
Totti e Del Piero soggetti per il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo? La nostra è soltanto una suggestione, ripresa da un felice fotomontaggio presente nella seconda pagina della Gazzetta dello Sport lo scorso 11 settembre. Il dipinto che nell’immaginario collettivo è diventato l’emblema del diritto allo sciopero dei lavoratori mal si adatta, però, all’agitazione di categoria indetta dai calciatori del campionato italiano. Una rottura, con la proclamazione dell’astensione del lavoro indetta per il weekend del 25-26 settembre arrivata come un fulmine a ciel sereno per gli sportivi ed i calciofili del bel Paese.
Oggetto dell’aspra contesa (perché di questo si deve parlare, visto che l’unico precedente nella storia è datato 1996) è il rinnovo del contratto di lavoro, scaduto due anni fa, ma ancora vigente in regime di prorogatio.
Sono 8 i punti nodali del nuovo accordo collettivo, sui quali ancora non c’è convergenza tra Lega e Aic:
- Contratto flessibile, con introiti legati ai risultati. L’Associazione lo vorrebbe flessibile al 50%, mentre la Lega punta alla totalità, compresa l’automatica riduzione degli stipendi in caso di retrocessione in serie B;
- Professionalità al 100%. Secondo la Lega il calciatore dovrebbe fare solo questo di mestiere, mentre per l’Aic dovrebbe essere libero di svolgere un’altra professione qualora lo ritenesse opportuno nel tempo libero;
- Comportamento esemplare. Eticamente corretto anche fuori dall’orario di gioco o allenamento per la Lega Calcio, mentre per l’Aic i calciatori dovrebbero essere liberi di fare quello che vogliono durante il tempo libero;
- Terapie fisiche. Dovrebbero rimanere circoscritte allo staff del club per la Lega, mentre l’Aic vorrebbe mantenere la prassi comune, con i giocatori curati da specialisti e professionisti del settore;
- Sanzioni. Per la Lega dovrebbero essere pagate dal club automaticamente. Per l’Aic, invece, dovrebbe decidere il collegio arbitrale. Inoltre l’Associazione calciatori vorrebbe avere mano libera nelle sanzioni ai propri calciatori. I provvedimenti, però, non andrebbero a toccare l’ingaggio del giocatore;
- Il Presidente del collegio arbitrale dovrebbe essere scelto attraverso un sorteggio interno all’Aic;
- Due squadre distinte per i giocatori della rosa. E’ questa la proposta della Lega calcio, volta a separare i calciatori che rientrano nei piani della società da quelli che vivono da separati in casa. L’Aic si è detta fermamente contraria alla proposta, in quanto la ritiene una forte discriminazione per i tesserati delle società;
- Trasferimenti. Per la Lega Calcio un giocatore non dovrebbe rifiutare il passaggio ad un club dello stesso livello di quello in cui si trova e che gli garantisca lo stesso stipendio, se il club di appartenenza trovasse l’accordo per la vendita del cartellino. In caso di rifiuto, il contratto del calciatore s’intende rescisso automaticamente con una multa da pagare da parte del calciatore che ammonterebbe al 50% del suo stipendio. Anche su questo punto l’Aic ha dichiarato la totale contrarietà ed intransigenza nel trattare.
L’incontro di domani (a partire dalle 10 in via Allegri) servirà, nelle intenzioni dei due soggetti Lega Calcio ed Associazione Italiana Calciatori, per trovare una bozza di accordo o un compromesso soprattutto su questi ultimi due punti: le due squadre ed i trasferimenti. L’accordo non è dei più semplici e ci vorrà grande collaborazione per scongiurare lo sciopero previsto per la quarta giornata del massimo campionato.
Un cauto ottimismo trapela dai protagonisti della trattativa. Sergio Campana, presidente dell’Aic, ha detto che c’è “un’apertura su 6 punti, ma intransigenza su fuori rosa e trasferimenti forzati”. Il presidente della Lega, Maurizio Beretta, ha dichiarato di “vedere il bicchiere mezzo pieno”, pur non nascondendo che ci sarà bisogno di una trattativa serrata per scongiurare lo sciopero.
Il Presidente della Figc, Giancarlo Abete, auspica che “un accordo venga trovato, per far sì che si possa giocare”. I segnali positivi delle ultime ore andrebbero nella giusta direzione.
Ed infatti è raro che i calciatori arrivino al gesto estremo di non scendere in campo. Anche per la consistente paga giornaliera che si vedrebbero sottratta. Il che vuol dire che Zlatan Ibrahimovic, stella del Milan ed il più pagato in Serie A, dovrebbe rinunciare a circa 17mila euro.
Era il 16 e il 17 marzo di quattordici anni fa quando i calciatori si rifiutarono di scendere in campo, per l’unica volta nella storia del nostro campionato. I motivi della contesa erano il Fondo di Garanzia, il rinnovo dell’Accordo collettivo, con la previdenza, la ristrutturazione dei campionati, le situazioni di morosità, l’entrata in vigore della Legge Bosman, le aggressioni ai calciatori e la richiesta di elettorato attivo e passivo.
Negli anni precedenti ci furono ritardi nello scendere in campo, come nel 1974 quando i calciatori iniziarono le partite con dieci minuti di ritardo, per solidarizzare con il giocatore Augusto Scala, che rifiutò il trasferimento dal Bologna all’Avellino.
Arrivando ai giorni nostri, fece scalpore la protesta del 22 e 23 dicembre 2000, quando le squadre scesero in campo con 15 minuti di ritardo per protestare contro le violenze nel calcio e le aggressioni subite dai calciatori, culminate con un lancio di una bomba molotov contro il pullman dell’Inter.
L’ultima è datata 30 gennaio 2009, quando l’Aic solidarizzò con i calciatori Daniele Mannini e Davide Possanzini, sospesi dal Tas di Losanna per essersi presentati in ritardo ad un controllo antidoping. Anche in quel giorno furono decretati 15 minuti di ritardo.
Oggi la critica si divide sulle motivazioni e l’opportunità di uno sciopero fatto da calciatori che guadagnano cifre esorbitanti. Sergio Campana, presidente dell’Aic, non ci sta: “Uno sciopero dei milionari? E’ demagogia becera ed inopportuna. Quarant’anni fa – ha aggiunto – quando lo facevano Rivera e Mazzola si parlava di sciopero dei nababbi, noi siamo l’unico sindacato che non fa richieste di tipo economico”. E ci mancherebbe, aggiungiamo noi.
Un miglioramento delle condizioni economiche non sarebbe di certo praticabile soprattutto per i top-player, in una situazione di crisi in cui versa il mondo del calcio e non solo. C’è da dire che non tutti i calciatori guadagnano come Ibrahimovic o Totti, ma la differenza col mondo lavorativo dei precari c’è tutta e fa rumore.
E’ di qualche giorno fa la lettera di una “ex tifosa” di calcio, nonché maestra di asilo nido precaria. Rivolgendosi al portavoce dei calciatori Massimo Oddo, Aurora Luongo, insegnante, ha parlato di “indignazione” per la decisione di scioperare e per la frase pronunciata dal giocatore “Noi siamo persone, non siamo oggetti”. “Purtroppo – ha scritto l’insegnante nella missiva – noi non ci sentiamo nemmeno persone, ma solo schiavi, pur di arrivare a fine mese, anzi a fine giornata, siamo costretti ad accettare di lavorare in qualsiasi condizione. Oltre a curare i tuoi interessi – ha aggiunto Aurora Longo – ed a leggere i giornali sportivi, ti è giunto all’orecchio delle gravi problematiche sul mondo del lavoro? Noi disoccupati, precari, poveri dobbiamo, anzi ci costringono a farlo, arrovellarci su come arrivare a fine mese, combattiamo perché vorremmo una vostra nella nostra Italia e voi avete deciso di scioperare per motivi a me futili, visto i vostri lauti guadagni che offendono tutti, lavoratori e non”.
D’accordo o meno con la lettera accorata di una giovane insegnante precaria (c’è da ricordare che è il sistema calcio nel complesso che, soprattutto i tifosi contribuiscono a finanziare ed alimentare, rende possibile l’ingaggio milionario di molti giocatori) domani al tavolo dell’incontro tra Lega e Aic ci saranno solamente gli avvocati delle parti. Campana, molto probabilmente sarà assente per precedenti impegni. I legali cercheranno di stilare un documento comune sulle questioni in ballo. Venerdì ci sarà una nuova riunione plenaria e potrebbe essere quello il momento in cui si scioglierà definitivamente la riserva sul nuovo accordo collettivo.
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Insomma, una categoria di privilegiati ULTRA stipendiati che non intende cedere nemmeno una briciola. Hanno imparato egregiamente dai politici. Mi chiedo quando impareranno gli spettatori, cornuti e mazziati.
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E' giusto che i calciatori vengano equiparati agli altri lavoratori, ma a 1200 euro al mese.
BUFFONI !!!!!!!!!!
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