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Diritto di critica | November 24, 2024

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“Cesare” non si dimetterà - Diritto di critica

“Cesare” non si dimetterà

I tumultuosi pomeriggi di fine estate che hanno interessato la penisola italiana sono stati la degna prefazione di un autunno che sarà  rovente, proprio come l’anno scorso. Sembra un miraggio frutto di troppo sole della Puglia quello che travolge il cittadino attento che legge i giornali e si documenta su ciò che accade nelle “stanze dei bottoni”. Scandali, loggie, dichiarazioni volgari, lotte a suon di diffamazioni e la promessa di un’altra guerra politica. Tutto come l’anno scorso. Allora il Premier e il suo staff erano impegnati nella feroce lotta contro le rivelazioni dei giornali sulla vicenda di Noemi Letizia e sulle audaci signorine (meglio note come escort o prostitute) che avrebbero fatto visita al Cavaliere nell’ormai celebre lettone di Putin.

Quest’anno al solito ciarpame politico si è aggiunto il tradimento dell’amico di sempre, il co-fondatore del Partito della Libertà, il quale si è fatto due conti e ha pensato bene di scendere alla prima fermata utile del tram, mettendo in serio pericolo le possibilità del Governo di finire la legislatura. Va detto anche che, forse con un gioco d’anticipo, forse solo con un pizzico di arroganza anti-democratica, è stato il Pdl a cacciare dal partito una figura che da troppi mesi parlava con un linguaggio alla Nichi Vendola, più che alla Gasparri o La Russa.

Oggi i giornali parlano di nuovo dello scandalo che era già emerso nei giorni d’estate; l’inchiesta sulla loggia dell’eolico, soprannominata impropriamente Loggia P3. Questo gruppo occulto di affaristi avrebbe messo le mani sugli appalti del solare fotovoltaico nell’isola sarda, per poi spingersi fino al presunto “corteggiamento” della Corte Costituzionale durante i giorni della votazione per il Lodo Alfano. Il tutto, manco a dirlo, nell’interesse proprio e di qualcuno che con il Lodo avrebbe guadagnato l’impunità a vita. L’inchiesta sta portando alla luce scenari già previsti che tirano di nuovo in ballo il Premier più tormentato degli ultimi 150, Silvio Berlusconi. Il nome di riferimento che è emerso dalle intercettazioni telefoniche fatte agli uomini dell’ennesima cricca tutta italiana è letteralmente “Cesare”. Arcangelo Martino, uno degli arrestati per questa vicenda, già dal 19 agosto scorso ha dichiarato in un interrogatorio che quel “Cesare”, citato nelle telefonate, è effettivamente il nostro Presidente del Consiglio. L’opposizione è insorta proprio in queste ore chiedendo per l’ennesima volta le dimissioni di Berlusconi. Per la millesima volta dovranno tornare a casa a mani vuote, perchè ancora si ostinano a non capire qual’è il modello di Berlusconi: Putin.

«Putin è un dono del Signore», ha dichiarato in questi giorni il Cavaliere in visita in Russia. Qualcuno nutre ancora dei dubbi sulle aspirazioni del Premier? Alla luce delle sopracitate rivelazioni sono stupefacenti le prese di posizione degli Onorevoli Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliarello, entrambi esponenti del Pdl. Entrambi sostengono che la dichiarazione di Martino sia stata forzata, o addirittura frutto di «pratiche inquisitorie che speravamo fossero confinate ai periodi bui dei primi anni ’90». Un interessamento curioso visto il numero di suicidi in carcere negli ultimi anni totalmente ignorati dall’esecutivo, manco fossimo in Libia.

Berlusconi non cadrà mai per inchieste giudiziarie, sono più di 15 anni che ci provano, ed il risultato è sempre lo stesso. Anche quando sei  in netto svantaggio basta qualche mossa audace, come raccontò il celebre Mills al suo commercialista inglese. Basta ricordarsi degli amici, e non far loro mancare mai nulla. Al resto ci pensano gli italiani che tutto dimenticano.