Il valore delle parole di Capezzone - Diritto di critica
Si pensa sempre che il destino sia beffardo nei riguardi delle persone e alle volte non si sbaglia. Nei riguardi di un partito e in questo caso del Popolo della Libertà, ne si è quasi certi. Lo dimostra ancora una volta un politico come Daniele Capezzone con le sue dichiarazioni da attuale portavoce del PdL è riuscito ad aumentare ulteriormente le già non poche tensioni tra membri del partito e quelli del neonato Futuro e Libertà per L’Italia. L’ex “Rosa nel Pugno” infatti ha usato parole di fuoco nei confronti di Gianfranco Fini, parlando di dimissioni ormai «inevitabili per la scarsa trasparenza della situazione relativa alla casa monegasca» definendolo inoltre «non più super partes» aggiungendo che se «vuole compiere un atto di dignità, deve rassegnare le dimissioni da Presidente della Camera».
In difesa dell’alta carica è intervenuto il deputato di Fli, Carmelo Briguglio: «Nessuno ci ha ancora risposto, a cominciare dal Presidente del Pdl, che poi è il Presidente del Consiglio. La domanda è: Capezzone parla a nome del Pdl oppure è stato uno scivolone personale?». Una domanda retorica svelta nella sua conclusione: «Capezzone è il portavoce ufficiale del Pdl ed è molto grave che si sia avventurato a chiedere le dimissioni del Presidente della Camera. Se Capezzone parla come portavoce ufficiale noi vorremmo sapere se questa è la linea ufficiale del partito». Dello stesso avviso il vicecapogruppo di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova: «La richiesta di dimissioni di Gianfranco Fini è grottesca, fatta da persone che fino all’altro ieri difendevano l’indifendibile[…]Chiedono le dimissioni per una questione che, pur importante e seria,non riguarda la pubblica amministrazione. Riguarda un fatto privato sul quale Fini ha fatto chiarezza. Ha dato risposte esaurienti».
Una situazione ben definita da l’on. Della Vedova che mette al centro dell’attenzione uno dei più grossi problemi della politica: la coerenza e la credibilità. Basta infatti riportare alla memoria alcune delle dichiarazioni proprio dell’attuale portavoce del PdL Capezzone per comprendere il livello di affidabilità di questa classe politica:
«In nessun paese al mondo avremmo un premier così. Per essere chiaro, voglio prescindere dall’esito dei processi di ieri e di oggi, e perfino, se possibile, dalla rilevanza penale dei fatti che sono emersi. Ma è però incontrovertibile che Silvio Berlusconi, prescrizione o no, abbia pagato o fatto pagare magistrati. Così come da Palermo, quale che sia la qualificazione giuridica di questi fatti, emergono fatti e comportamenti oscuri di cui qualcuno, Berlusconi in testa, dovrà assumersi la responsabilità politica». (Capezzone a proposito della sentenza di condanna nei confronti di Marcello Dell’Utri, 11 dicembre 2004)
«Tre anni fa i Radicali proposero tre referendum che avrebbero cambiato il sistema giudiziario. Ci fu chi si oppose legittimamente, ma Berlusconi invitò a non votare perché tanto lui avrebbe fatto le riforme. In questi tre anni non è stato fatto nulla, solo leggi di interesse personale, che non funzioneranno e che molto probabilmente verranno dichiarate incostituzionali». (Capezzone, segretario dei Radicali Italiani sulle leggi ad personam di Berlusconi,14 novembre 2003)
«L’Italia non può permettersi altri cinque anni di governo di Silvio Berlusconi: non sarebbero”ecosostenibili”. In questa legislatura Berlusconi ha avuto a disposizione una maggioranza parlamentare amplissima (“più 100” deputati e “più 50″senatori): eppure, le riforme non si sono viste. Dall’economia alla giustizia, è enorme il divario tra le promesse di cinque anni fa e le cose effettivamente realizzate. Per non parlare di ciò che è accaduto sul terreno dei diritti civili, con un’autentica aggressione contro le libertà personali: contro il divorzio breve (eppure, anche tanti leader del centrodestra sono tutti divorziati), contro l’aborto, contro i pacs, contro la fecondazione assistita e la libertà di ricerca scientifica, fino all’ultimo tentativo di sbattere in carcere i ragazzi per qualche spinello».
(Capezzone al congresso dei Radicali, 29 ottobre 2005)«Berlusconi vede ovunque comunisti, o, se non comunisti già in servizio, quanto meno possibili comunisti. Curiosamente, però, il Premier dimentica la sua vena anticomunista solo quando incontra qualcuno che è nato e cresciuto all’interno del Kgb, e che questi metodi continua a usare per governare la Russia: Vladimir Putin. Perciò ho due domande per Berlusconi. Ci dica qualcosa sia sulla tragedia cecena, dove (purtroppo) al terrorismo indifendibile di tanta parte della resistenza si contrappone un’azione letteralmente nazicomunista delle truppe di Mosca, con veri e propri campi di concentramento, mutilazioni ed eccidi orribili. E poi ci dica qualcosa sull’assassinio del giornalista, del radicale Antonio Russo, eliminato a sua volta con metodi da Kgb, mentre svolgeva i suoi servizi informazione per Radio Radicale In qualche villa della Sardegna o in qualche dacia siberiana, nel corso dei prossimi incontri con l’amico Vladimir, sarebbe bene che Berlusconi trovasse le convinzioni e il coraggio per porre qualche domanda». (Capezzone sul rapporti Berlusconi – Putin, 29 marzo 2006)
Erano solo alcuni esempi che si completerebbero ben con la lista dei vari nomignoli o insulti con cui lo stesso Capezzone apostrofava l’allora presidente del consiglio, Silvio Berlusconi: «Lo sciancato di Arcore (18 marzo 2006)», «Silvio Berlusconi non è l’erede
di don Sturzo, ma di don Lurio (12 novembre 2005)», «Il suo discorso in Usa ricordava Totò e Peppino a Milano (1 marzo 2006)», «Berlusconi è come Wanna Marchi ( 1 aprile 2006)», «Ormai il premier è come Cetto La Qualunque di Antonio Albanese (4 aprile 2006).
Una lista che di questi tempi collocherebbe il portavoce del PdL tra i vari Di Pietro, Travaglio o Beppe Grillo e non sicuramente tra le voce più importati nel suo partito. Tanto importanti da poterne addirittura aumentare lo scompiglio e l’ agitazione come raccontato poc’anzi. E’ forse questo il guaio peggiore della politica? L’affidabilità? Pensare che il nostro politico di fiducia tra 5 anni diventi completamente l’opposto della persona in cui credevamo e confidavamo non riempie di fiducia nel futuro. Un punto che non molti politici prendono a cuore realmente, ma che alla luce dei fatti determina la continua diminuzione dell’affluenza alle urne. Non l’unico motivo certamente ma uno dei principali e purtroppo dei più trascurati.
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chi non cambia mai è uno sciocco,dice un vecchio adagio,ma chi cambia troppo è una banderuola.le banderuole vanno col vento più favorevole.
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non ride mai. io mi tocco qndo lo vedo e cambio canale,
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Capezzone-Paragone…Reguzzoni-Berlusconi….= 2 belle coppie di ********.
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