Tre giorni per un eroe forse non bastano - Diritto di critica
Quant’è difficile di questi tempi chiamare qualcuno con il titolo più alto che la società civile possa attribuire. Gli eroi – persone di straordinarie capacità che lottano contro il crimine e le ingiustizie – sembrano davvero scomparsi, relegati in un passato di storiche battaglie, con scudi, elmi e spadoni a due mani. Il mondo contemporaneo è dominato da grandi vizi e piccoli uomini, da valori corrotti dal denaro e istituzioni corrotte da mascalzoni. Eppure a Palermo, in questi giorni roventi, c’è chi un eroe può ancora ricordarlo. Il giudice Paolo Borsellino, ucciso dalle mani della mafia e dal silenzio dello Stato il 19 luglio 1992.
Gettano benzina sul fuoco gli ignoti che diverse ore fa hanno abbattuto le statue dei giudici Falcone e Borsellino in via Libertà nella città siciliana. Picciotti di poco conto che vogliono solo occupare qualche titolo sui giornali. Il vero focolare è all’interno dei cuori delle migliaia di persone che, per ben 3 giorni, ricorderanno con commozione la morte del giudice Paolo avvenuta oramai 18 anni fa. La lotta alla mafia continua e oggi più di ieri serve ricordare al paese che questa guerra nello Stato non è finita. Le agende rosse dell’omonimo “popolo” guidato dal fratello Salvatore, ancora una volta sono in piedi a testa alta a gridare «resistenza!».
A pochi giorni dalle dimissioni del sottosegretario all’economia Nicola Cosentino, accusato di essere il candidato appoggiato dalla mafia napoletana, e a sole poche settimane anche alla sentenza di secondo grado che ha riconfermato la condanna del fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, non ci si può nascondere dietro un dito: al di là dei colori politici che dividono ancor di più l’Italia oggi, c’è un grosso problema di legalità che interessa direttamente la Presidenza del Consiglio e i suoi uomini più importanti, da mesi citati in intercettazioni (le stesse che vorrebbero censurare e nascondere), e accomunati a mafiosi e reati d’ogni forma. Ecco forse il motivo più accreditato che spinge il fratello di Paolo a ribadire la sua volontà di mantenere distanti i politici che vogliono ciclicamente partecipare alle commemorazioni del giudice, con la faccia di bronzo colma di ipocrisia e senza vergogna.
Lunedì si terrà la tradizionale fiaccolata che attraverserà la città di Palermo in ricordo di uno dei nostri due giudici eroi, morti per l’Italia onesta, quella che ama profondamente questo paese. Una fiaccolata che però rischia di essere solo una “scappatella dal prete per confessare un peccato”, invece che essere un mattone per cui costruire il futuro di questa nazione. Tre giorni di riflessione non bastano, bisogna ricordare Paolo e gli altri eroi, vittime della mafia e dello Stato, ogni giorno della nostra vita. Bisogna ricordare a tutti i giovani che vivono di espedienti e di precariato, di ingiustizie e di rassegnazione, che il sangue versato per questa nazione è sangue versato anche per loro. Che se i cattivi sono tanti e forti, gli onesti sono in numero maggiore e dovrebbero farsi coraggio prendendo ad esempio il sacrificio e la forza che uomini dello Stato, quello vero, hanno indelebilmente lasciato nella memoria di noi tutti.
Ogni no alla mafia, ogni no agli espedienti, alle scorciatoie, ai favori agli amici degli amici, alle tangenti, all’evasione fiscale, al pizzo, al voto per delinquenti amici di delinquenti, ognuno di questi gesti è una stretta di mano a Paolo e a Giovanni, un modo per ricordare veramente il loro sacrificio, per imparare davvero qualcosa e tramandarlo. Questo significa commemorare un eroe per davvero.
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"Ogni no alla mafia, ogni no agli espedienti, alle scorciatoie, ai favori agli amici degli amici, alle tangenti, all’evasione fiscale, al pizzo, al voto per delinquenti amici di delinquenti, ognuno di questi gesti è una stretta di mano a Paolo e a Giovanni, un modo per ricordare veramente il loro sacrificio, per imparare davvero qualcosa e tramandarlo. Questo significa commemorare un eroe per davvero."
bellissime parole Diego. Sono pienamente d'accordo.
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