Mafia Capitale, condannati Buzzi e Carminati. Non è associazione mafiosa - Diritto di critica
Prima gli articoli giornalistici, le inchieste, poi il martellamento di certa politica che della parola “mafia” associata alla “Capitale” – scritta con la maiuscola – per mesi ha fatto un mantra e, in un ultimo, un procedimento giudiziario mirato a confermare la tesi secondo cui quella di Carminati&Co. non era una semplice combriccola di delinquenti ma una associazione mafiosa. Oggi la sentenza che ha condannato Massimo Carminati a 20 anni e Salvatore Buzzi a 19 ha sancito invece che quel “mondo di mezzo” tanto osannato è popolato non da mafiosi ma da criminali che commettono reati comuni. “E’ la teoria del mondo di mezzo – spiegava Carminati in una intercettazione – ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo. C’è un mondo in cui tutti si incontrano, il mondo di mezzo è quello dove è anche possibile che io mi trovi a cena con un politico…’.
Le pene comminate a Carminati e compagni sono certamente alte, ma l’assenza dell’aggravante mafiosa è una parziale smentita del lavoro della Procura e delle indagini fatte, al netto del clamore che il nome stesso “mafia Capitale” ha suscitato sui media e nell’ambito politico. Per i 5 Stelle al governo a Roma, infatti, proprio “mafia Capitale” è diventato il mantra con cui bollare le amministrazioni precedenti. Virginia Raggi non sta portando i risultati sperati? E’ perché prima c’era “mafia Capitale”, andavano ripetendo. L’indagine della Procura di Roma, per certi aspetti, in questi mesi è divenuta il simbolo di tutto ciò che ci si vorrebbe lasciare alle spalle: accordi sottobanco tra politica e poteri criminali, lucro sulle spalle di migranti e poveri, un sistema di società e cooperative funzionale solo a pilotare gli appalti. Ebbene, se è vero che gli inquirenti hanno messo in luce un sistema di potere criminale, ad essere smentita è stata proprio quella “mafia” che nel 25ennale delle stragi di Capaci e di via D’Amelio faceva calare su Roma una nuova ombra, l’impronta di un nuovo e ulteriore sistema mafioso che avrebbe caratterizzato tanta parte della politica degli ultimi anni. Non fu mafia, però, fu criminalità, associazione a delinquere “semplice”.
La verità è che, al di là dei vari Carminati e Buzzi – che al massimo avrebbero potuto essere i mafiosetti del distributore di benzina dove proprio “er Cecato” aveva “l’ufficio” – la mafia a Roma c’è. E si spartisce esercizi commerciali, giro dell’usura, appalti. E hanno nomi ben precisi: ‘Ndrangheta, Camorra, criminalità straniere (i nigeriani, per esempio, molto attivi nel traffico di droga), e altri gruppi internazionali e locali che hanno ormai da anni instaurato una pax mafiosa nella Capitale. A questi, si aggiungeva la combriccola di Carminati, un gruppo di potere e relazioni dai toni e dai modi violenti (almeno questo raccontano le intercettazioni), ma evidentemente non così strutturati da poter essere definiti una “mafia”. La differenza – ai fini giudiziari – non è di poco conto.
Il Procuratore di Roma Pignatone, infine, oggi non era in aula, dove invece si è fatta vedere il sindaco di Roma, Virginia Raggi. Per i 5 Stelle, d’altronde, quello di “Mafia Capitale” è stato un vero e proprio carryon, una cantilena buona per qualsiasi retorica politica difensiva.