Legge elettorale, così si torna alla prima Repubblica
Legge sostanzialmente proporzionale, maggioranza definita solo dopo il voto e la gran parte dei parlamentari nominati. È questo il sistema elettorale che vogliono gli italiani?
Una legge che accontenta tutti e non fa vincere nessuno. Il sistema tedesco “all’italiana” è un sistema elettorale che mette al sicuro tutti. Il Pd può, così, non perdere, il Movimento 5 Stelle può così non governare, Berlusconi può tornare ad incidere sulla scena e la Lega Nord può correre da sola e diventare decisiva per un governo a guida 5 Stelle o Forza Italia. Quattro partiti e nessun vincitore. Il governo si farà, ma dopo.
Annullati gli effetti dell’uninominale. La nuova legge elettorale, se dovesse essere licenziata così come è stata finora definita, sarà un sistema misto, con circa due quinti dei seggi attribuiti con sistema uninominale e tre quinti con sistema proporzionale con uno sbarramento per entrambi i sistemi del 5% a livello nazionale. Questo significa che i partiti più piccoli verranno spazzati via, stando agli attuali sondaggi, e i loro voti distribuiti proporzionalmente tra i partiti che avranno superato la soglia per l’assegnazione dei seggi. Così, i piccoli partiti non potranno eleggere nemmeno il proprio candidato che risulterebbe vincitore con l’uninominale nel suo collegio (cosa, tra l’altro, di dubbia costituzionalità). Ma quello che più di ogni altra cosa cambierà l’impostazione del sistema politico italiano sarà l’assegnazione dei seggi. Per ciascun partito che avrà superato quota 5%, verranno assegnati prima i seggi ai candidati vincitori con il sistema uninominale e poi, se la percentuale dei voti presi a livello nazionale non risulta ancora raggiunta, verranno dichiarati eletti i candidati nel listino proporzionale, annullando, di fatto, l’effetto dell’uninominale, cioè quello di favorire il partito più forte su tutto il territorio nazionale, creando un implicito premio di maggioranza. Questo perché un partito forte eleggerà tutti i suoi candidati con l’uninominale, mentre quello più debole eleggerà quasi tutti i suoi candidati con il proporzionale. Il risultato è un parlamento eletto con un sistema sostanzialmente proporzionale.
Addio maggioritario. L’effetto di questa legge è chiaro. Finisce per sempre il sistema maggioritario in Italia e si torna alla prima repubblica, con un sistema complesso e complicato. Sarebbe stato sufficiente reintrodurre il proporzionale semplice con le preferenze. Ma è questo il sistema elettorale che gli italiani vogliono? Probabilmente no. Ma tutti i partiti fanno melina. E si nascondono dietro la parola “uninominale”. Ma chi sogna un sistema per il quale la maggioranza di governo viene definita solo dopo le elezioni con un parlamento composto da tre quinti di nominati? Non era meglio l’Italicum?
Una legge che accontenta tutti e non fa vincere nessuno. Il sistema tedesco “all’italiana” è un sistema elettorale che mette al sicuro tutti. Il Pd può, così, non perdere, il Movimento 5 Stelle può così non governare, Berlusconi può tornare ad incidere sulla scena e la Lega Nord può correre da sola e diventare decisiva per un governo a guida 5 Stelle o Forza Italia. Quattro partiti e nessun vincitore. Il governo si farà, ma dopo.
Annullati gli effetti dell’uninominale. La nuova legge elettorale, se dovesse essere licenziata così come è stata finora definita, sarà un sistema misto, con circa due quinti dei seggi attribuiti con sistema uninominale e tre quinti con sistema proporzionale con uno sbarramento per entrambi i sistemi del 5% a livello nazionale. Questo significa che i partiti più piccoli verranno spazzati via, stando agli attuali sondaggi, e i loro voti distribuiti proporzionalmente tra i partiti che avranno superato la soglia per l’assegnazione dei seggi. Così, i piccoli partiti non potranno eleggere nemmeno il proprio candidato che risulterebbe vincitore con l’uninominale nel suo collegio (cosa, tra l’altro, di dubbia costituzionalità). Ma quello che più di ogni altra cosa cambierà l’impostazione del sistema politico italiano sarà l’assegnazione dei seggi. Per ciascun partito che avrà superato quota 5%, verranno assegnati prima i seggi ai candidati vincitori con il sistema uninominale e poi, se la percentuale dei voti presi a livello nazionale non risulta ancora raggiunta, verranno dichiarati eletti i candidati nel listino proporzionale, annullando, di fatto, l’effetto dell’uninominale, cioè quello di favorire il partito più forte su tutto il territorio nazionale, creando un implicito premio di maggioranza. Questo perché un partito forte eleggerà tutti i suoi candidati con l’uninominale, mentre quello più debole eleggerà quasi tutti i suoi candidati con il proporzionale. Il risultato è un parlamento eletto con un sistema sostanzialmente proporzionale.
Addio maggioritario. L’effetto di questa legge è chiaro. Finisce per sempre il sistema maggioritario in Italia e si torna alla prima repubblica, con un sistema complesso e complicato. Sarebbe stato sufficiente reintrodurre il proporzionale semplice con le preferenze. Ma è questo il sistema elettorale che gli italiani vogliono? Probabilmente no. Ma tutti i partiti fanno melina. E si nascondono dietro la parola “uninominale”. Ma chi sogna un sistema per il quale la maggioranza di governo viene definita solo dopo le elezioni con un parlamento composto da tre quinti di nominati? Non era meglio l’Italicum?