L'Anas, i viadotti crollati e la filastrocca di Gianni Rodari
Non serviranno grandi inchieste a capire le cause dei crolli sulle strade gestite dall’Anas. E’ tutta questione di grammatica. In particolare modo di “erre”.
Preparando l’incontro per un gruppo di lettura, infatti, nei giorni scorsi ci siamo imbattuti in questa filastrocca di Gianni Rodari, autore che molti avranno letto (o ascoltato) da bambini. Ed è qui che lo scrittore – insignito in vita del prestigioso premio Andersen – svela le cause alla base dei diversi crolli di cui abbiamo avuto notizia in questi mesi: dal cemento “armato” qualcuno ha rubato una “erre”, cosicché – in men che non si dica – arcate, piloni e ponti si sono afflosciati: da “armati”, sono diventati “amati.
Anche in questo caso da qualche parte c’è stato un ladro che si è arricchito e adesso si gode la vita portandosi in tasca quelle “erre” rubate che “tintinnano”. Qualcuno, dunque, avvisi Milena Gabanelli e Report.
Ecco il testo:
C’è, chi dà la colpa
alle piene di primavera,
al peso di un grassone
che viaggiava in autocorriera:
io non mi meraviglio
che il ponte sia crollato,
perché l’avevano fatto
di cemento “amato”.
Invece doveva essere
“armato”, s’intende,
ma la erre c’è sempre
qualcuno che se la prende.
Il cemento senza erre
(oppure con l’erre moscia)
fa il pilone deboluccio
e l’arcata troppo floscia.
In conclusione, il ponte
è colato a picco,
e il ladro di “erre”
è diventato ricco:
passeggia per la città,
va al mare d’estate,
e in tasca gli tintinnano
le “erre” rubate.