Il dramma di Vanuatu, già dimenticato
Nell'arcipelago del Pacifico ora si teme una vera e propria emergenza alimentare
di Rossella Assanti
Dopo la catastrofe, la distruzione. Così il ciclone che si è abbattuto il 13 e il 14 marzo sulle Isole di Vanuatu, piccolo arcipelago del sud-ovest del Pacifico lascia una scia di devastazione. Piomba il grigio su quello che era definito il “luogo più felice del mondo”. Il ciclone soprannominato “Pam” passa tragicamente alla storia come il più grande disastro naturale della storia del Pacifico radendo al suolo più della metà delle case, delle scuole e dei servizi sanitari.
L’Unicef in azione. Fa un rumore assordante il post tempesta, la tragedia, il vuoto, i morti che ad oggi non riescono a contarsi, baracche andate in frantumi, popolazione senza più una casa, palme e alberi sradicati dal suolo e caduti su tetti e strade. Quasi ormai assente l’acqua potabile, la maggior parte delle comunicazioni sono interrotte e il bilancio delle vittime si avrà solo una volta ripristinate. “Il più devastante evento climatico. 132mila persone con urgente bisogno di assistenza umanitaria, tra cui ben 54mila bambini”, spiega l’Unicef. “Lavoriamo con le autorità dei National Disaster Management Offices (NDMO) di Vanuatu, delle Figi e delle Isole Salomone, per offrire assistenza umanitaria di emergenza, in particolare nei settori dell’acqua e dei servizi igienici, della nutrizione, della salute, dell’istruzione e della protezione dell’infanzia.”
Si teme un’emergenza alimentare. Domenica scorsa diversi aerei francesi, australiani e neozelandesi, sono atterrati all’aeroporto della capitale Port Villa portando aiuti di generi alimentari. Si teme una carestia, una vera e propria emergenza alimentare. Le ong non riescono a giungere attualmente nelle isole più decentralizzate e ci vorranno giorni per raggiungere e distribuire i viveri a tutti i villaggi. Di fronte a questo dramma la voce rotta dal dolore e dalla commozione del Presidente delle Vanuatu Baldwin Lonsdale – il quale si trovava in Giappone per una conferenza delle Nazioni Unite sull’emergenza dei cambiamenti climatici – si fa portavoce di una triste realtà: “Il ciclone Pam è un mostro che ha spazzato via il nostro sviluppo economico”.
L’allarme in Nuova Zelanda. Nel frattempo la Nuova Zelanda corre ai ripari e si prepara ad affrontare il ciclone che va spostandosi lungo la Costa Orientale. La tempesta ha perso d’intensità ma desta comunque preoccupazione. Circa cento persone sono state evacuate dalle zone costiere e l’allarme è stato diramato anche nelle Isole Chatham ad est della Nuova Zelanda.
Ora non resta che cercare di ricostruire e arginare quella che si teme assumerà le forme di una grande carestia.
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di Rossella Assanti
Dopo la catastrofe, la distruzione. Così il ciclone che si è abbattuto il 13 e il 14 marzo sulle Isole di Vanuatu, piccolo arcipelago del sud-ovest del Pacifico lascia una scia di devastazione. Piomba il grigio su quello che era definito il “luogo più felice del mondo”. Il ciclone soprannominato “Pam” passa tragicamente alla storia come il più grande disastro naturale della storia del Pacifico radendo al suolo più della metà delle case, delle scuole e dei servizi sanitari.
L’Unicef in azione. Fa un rumore assordante il post tempesta, la tragedia, il vuoto, i morti che ad oggi non riescono a contarsi, baracche andate in frantumi, popolazione senza più una casa, palme e alberi sradicati dal suolo e caduti su tetti e strade. Quasi ormai assente l’acqua potabile, la maggior parte delle comunicazioni sono interrotte e il bilancio delle vittime si avrà solo una volta ripristinate. “Il più devastante evento climatico. 132mila persone con urgente bisogno di assistenza umanitaria, tra cui ben 54mila bambini”, spiega l’Unicef. “Lavoriamo con le autorità dei National Disaster Management Offices (NDMO) di Vanuatu, delle Figi e delle Isole Salomone, per offrire assistenza umanitaria di emergenza, in particolare nei settori dell’acqua e dei servizi igienici, della nutrizione, della salute, dell’istruzione e della protezione dell’infanzia.”
Si teme un’emergenza alimentare. Domenica scorsa diversi aerei francesi, australiani e neozelandesi, sono atterrati all’aeroporto della capitale Port Villa portando aiuti di generi alimentari. Si teme una carestia, una vera e propria emergenza alimentare. Le ong non riescono a giungere attualmente nelle isole più decentralizzate e ci vorranno giorni per raggiungere e distribuire i viveri a tutti i villaggi. Di fronte a questo dramma la voce rotta dal dolore e dalla commozione del Presidente delle Vanuatu Baldwin Lonsdale – il quale si trovava in Giappone per una conferenza delle Nazioni Unite sull’emergenza dei cambiamenti climatici – si fa portavoce di una triste realtà: “Il ciclone Pam è un mostro che ha spazzato via il nostro sviluppo economico”.
L’allarme in Nuova Zelanda. Nel frattempo la Nuova Zelanda corre ai ripari e si prepara ad affrontare il ciclone che va spostandosi lungo la Costa Orientale. La tempesta ha perso d’intensità ma desta comunque preoccupazione. Circa cento persone sono state evacuate dalle zone costiere e l’allarme è stato diramato anche nelle Isole Chatham ad est della Nuova Zelanda.
Ora non resta che cercare di ricostruire e arginare quella che si teme assumerà le forme di una grande carestia.