Quel dramma dimenticato dei bambini siriani
Dopo quattro anni di guerra sono circa 10mila i bambini uccisi e molti di più quelli torturati. Ma i giornali occidentali si sono scordati di loro
di Rossella Assanti
La guerra spegne la Siria, spegne la vita e dall’inizio del conflitto l’83% dell’illuminazione dell’intero Paese è fuori uso, la luce è sprofondata in una notte perenne. Quattro anni di orrori, quattro anni di guerra in Siria. Quattro anni di diritti violati, di morti innocenti, di abusi, di urla a vuoto, di guerre mediatiche tra i sostenitori del Presidente Assad e quelli dei ribelli. Non è una questione di date, di numeri, è una questione di vite, uccise, violentate, deturpate, private del loro stesso diritto alla vita. Una pioggia battente di bombe e sangue, secondo i rapporti dell’ONU sono circa 200mila le vittime tra i civili e, per quanto riportato dall’UNICEF 10mila i bambini. Due milioni sono i minori fuggiti da una sanguinaria guerra che non avrebbero mai dovuto vedere, ma dovuto vivere.
Le atrocità dimenticate. Troppo poco, in questi quattro anni, si è parlato dei bambini usati come scudi umani e messi sui carri armati, fatti diventare bersaglio. Le pagine dei giornali diventavano una virtuale aula di tribunale, piovevano accuse sull’esercito governativo e sulle milizie ribelli, quando il vero problema era capire non solo “chi” ma “come”, come questi bambini vengono torturati, violentati sessualmente, mutilati, e capire il perché la maggior parte dell’informazione tace nel bel mezzo delle più atroci violazioni dei diritti umani. Gran parte dei reportage riguardanti le torture perpetrate sui bambini cessano nel 2012, come se tutto si fosse fermato. Sembra essere calato il silenzio sugli orrori, sulle scuole trasformate in centri di detenzione, sugli elettro-shock sullo stomaco dei bambini o sulla brutalità con cui gli strappavano le unghie dei piedi per estorcerli dichiarazioni, per punirli, per ragioni che squarciano la razionalità e diventano semplicemente atroce violenza. Poche le notizie sulle donne violentate e successivamente emarginate dalla società, di quelle freddate a colpi di arma da fuoco. Tutto sembra essersi fermato al termine “guerra” che nell’immaginario collettivo è solo bombe e morte, meccanicamente. Il reclutamento dei minori è l’ultima arma a doppio taglio usata da entrambi le fazioni, senza distinzioni.
L’indifferenza è un crimine di guerra. Bisogna per un attimo chiudere gli occhi e pensare, immaginare, sentire il cuore spaventato che nel petto dei bambini va in fibrillazione, vivere interiormente quello che un conflitto genera, non lasciare che questi diventino solo “gli anni della guerra in Siria” e se ne parli con distacco, come se fosse troppo lontana da noi, lasciando cadere una coltre di indifferenza che diventa complicità o crimine stesso, come qualche giorno fa aveva affermato il Portavoce Unicef Andrea Iacomini: “L’indifferenza è un crimine di guerra.”
di Rossella Assanti
La guerra spegne la Siria, spegne la vita e dall’inizio del conflitto l’83% dell’illuminazione dell’intero Paese è fuori uso, la luce è sprofondata in una notte perenne. Quattro anni di orrori, quattro anni di guerra in Siria. Quattro anni di diritti violati, di morti innocenti, di abusi, di urla a vuoto, di guerre mediatiche tra i sostenitori del Presidente Assad e quelli dei ribelli. Non è una questione di date, di numeri, è una questione di vite, uccise, violentate, deturpate, private del loro stesso diritto alla vita. Una pioggia battente di bombe e sangue, secondo i rapporti dell’ONU sono circa 200mila le vittime tra i civili e, per quanto riportato dall’UNICEF 10mila i bambini. Due milioni sono i minori fuggiti da una sanguinaria guerra che non avrebbero mai dovuto vedere, ma dovuto vivere.
Le atrocità dimenticate. Troppo poco, in questi quattro anni, si è parlato dei bambini usati come scudi umani e messi sui carri armati, fatti diventare bersaglio. Le pagine dei giornali diventavano una virtuale aula di tribunale, piovevano accuse sull’esercito governativo e sulle milizie ribelli, quando il vero problema era capire non solo “chi” ma “come”, come questi bambini vengono torturati, violentati sessualmente, mutilati, e capire il perché la maggior parte dell’informazione tace nel bel mezzo delle più atroci violazioni dei diritti umani. Gran parte dei reportage riguardanti le torture perpetrate sui bambini cessano nel 2012, come se tutto si fosse fermato. Sembra essere calato il silenzio sugli orrori, sulle scuole trasformate in centri di detenzione, sugli elettro-shock sullo stomaco dei bambini o sulla brutalità con cui gli strappavano le unghie dei piedi per estorcerli dichiarazioni, per punirli, per ragioni che squarciano la razionalità e diventano semplicemente atroce violenza. Poche le notizie sulle donne violentate e successivamente emarginate dalla società, di quelle freddate a colpi di arma da fuoco. Tutto sembra essersi fermato al termine “guerra” che nell’immaginario collettivo è solo bombe e morte, meccanicamente. Il reclutamento dei minori è l’ultima arma a doppio taglio usata da entrambi le fazioni, senza distinzioni.
L’indifferenza è un crimine di guerra. Bisogna per un attimo chiudere gli occhi e pensare, immaginare, sentire il cuore spaventato che nel petto dei bambini va in fibrillazione, vivere interiormente quello che un conflitto genera, non lasciare che questi diventino solo “gli anni della guerra in Siria” e se ne parli con distacco, come se fosse troppo lontana da noi, lasciando cadere una coltre di indifferenza che diventa complicità o crimine stesso, come qualche giorno fa aveva affermato il Portavoce Unicef Andrea Iacomini: “L’indifferenza è un crimine di guerra.”