Kobane, a un passo dalla liberazione
Ma tenere i guerriglieri dell'Isis lontani dalla città non sarà semplice
Un quartiere: tanto mancherebbe alla completa liberazione della città di Kobane dai miliziani dell’Isis. Nella giornata di ieri, infatti, ha iniziato a girare la notizia che le Unità di Protezione Popolare curde (YPG e YPJ) avrebbero quasi completamente respinto i miliziani del Califfato e ripreso possesso della città, divenuta negli ultimi mesi il simbolo della resistenza contro l’avanzata dello Stato Islamico. Certo, una volta “liberata” la città, non sarà semplice tenere l’Isis lontano da Kobane, ma sarà comunque un segnale positivo per i curdi ormai stremati dalle battaglie.
La notizia viaggia sui social e parla di un progressivo e decisivo avanzamento dei combattenti curdi nella battaglia per la riconquista della città di Kobane, battaglia iniziata lo scorso 15 settembre dopo che i miliziani dell’Isis avevano lanciato la loro offensiva contro la città del Rojava, nel Kurdistan siriano, sul confine con la Turchia. Dopo un assedio durato mesi, i combattenti curdi e i loro alleati sarebbero dunque riusciti nelle ultime ore a riprendere il quasi completo controllo della città: in mano alle forze dell’Isis ci sarebbe ora solo il quartiere di Kani Arabani, attorno al quale si sta concentrando l’offensiva curda. Secondo le note, lo Stato Islamico nei giorni scorsi avrebbe inviato nella zona circa 140 combattenti, molti dei quali minorenni e non addestrati.
«I miliziani dell’Isis sono confinati nella parte occidentale della città» ha detto Mazlum Kobane, un comandante YPG sul fronte occidentale, sottolineando come la presa di Mistenur Hill nei giorni scorsi abbia sbilanciato le sorti degli scontri a favore del fronte curdo e facilitato così l’avanzamento delle Unità di Protezione Popolare curde nella città. Il 23 gennaio scorso le forze YPG e YPJ hanno infatti liberato la Seria School e la strada Seyda, dov’è situata la moschea, e i miliziani dell’Isis sono stati costretti alla ritirata.
«Stiamo avanzando lentamente – ha aggiunto Mazlum Kobane – per via delle mine che i miliziani si sono lasciati alle spalle nella ritirata. Quando riusciremo a raggiungere l’altura di Kaniya Kurda, avremo liberato l’intera Kobane dalle truppe dell’Isis e dichiareremo la vittoria».
La città di Kobane era diventata negli ultimi mesi il simbolo della resistenza democratica e sociale contro l’avanzata dello Stato Islamico: situata nel Rojava, Kurdistan siriano a pochi chilometri dal confine turco, ha visto svilupparsi negli ultimi anni un esperimento di democrazia autogestita su base territoriale dalle varie componenti etniche e religiose della regione (curdi, yazidi, arabi, assiri), nel quale il ruolo delle donne, la partecipazione organizzata e la libertà rappresentano pilastri fondamentali.
La resistenza di Kobane è stata da più parti dipinta come una battaglia di democrazia e di difesa per i valori della libertà tout court e della convivenza pacifica. Anche in Italia, ma solo fino a ieri sera, quando la vittoria di Tsipras in Grecia ha fatto passare per i media italiani tutto il resto del mondo in secondo piano. Anche Kobane, finalmente libera.
Un quartiere: tanto mancherebbe alla completa liberazione della città di Kobane dai miliziani dell’Isis. Nella giornata di ieri, infatti, ha iniziato a girare la notizia che le Unità di Protezione Popolare curde (YPG e YPJ) avrebbero quasi completamente respinto i miliziani del Califfato e ripreso possesso della città, divenuta negli ultimi mesi il simbolo della resistenza contro l’avanzata dello Stato Islamico. Certo, una volta “liberata” la città, non sarà semplice tenere l’Isis lontano da Kobane, ma sarà comunque un segnale positivo per i curdi ormai stremati dalle battaglie.
La notizia viaggia sui social e parla di un progressivo e decisivo avanzamento dei combattenti curdi nella battaglia per la riconquista della città di Kobane, battaglia iniziata lo scorso 15 settembre dopo che i miliziani dell’Isis avevano lanciato la loro offensiva contro la città del Rojava, nel Kurdistan siriano, sul confine con la Turchia. Dopo un assedio durato mesi, i combattenti curdi e i loro alleati sarebbero dunque riusciti nelle ultime ore a riprendere il quasi completo controllo della città: in mano alle forze dell’Isis ci sarebbe ora solo il quartiere di Kani Arabani, attorno al quale si sta concentrando l’offensiva curda. Secondo le note, lo Stato Islamico nei giorni scorsi avrebbe inviato nella zona circa 140 combattenti, molti dei quali minorenni e non addestrati.
«I miliziani dell’Isis sono confinati nella parte occidentale della città» ha detto Mazlum Kobane, un comandante YPG sul fronte occidentale, sottolineando come la presa di Mistenur Hill nei giorni scorsi abbia sbilanciato le sorti degli scontri a favore del fronte curdo e facilitato così l’avanzamento delle Unità di Protezione Popolare curde nella città. Il 23 gennaio scorso le forze YPG e YPJ hanno infatti liberato la Seria School e la strada Seyda, dov’è situata la moschea, e i miliziani dell’Isis sono stati costretti alla ritirata.
«Stiamo avanzando lentamente – ha aggiunto Mazlum Kobane – per via delle mine che i miliziani si sono lasciati alle spalle nella ritirata. Quando riusciremo a raggiungere l’altura di Kaniya Kurda, avremo liberato l’intera Kobane dalle truppe dell’Isis e dichiareremo la vittoria».
La città di Kobane era diventata negli ultimi mesi il simbolo della resistenza democratica e sociale contro l’avanzata dello Stato Islamico: situata nel Rojava, Kurdistan siriano a pochi chilometri dal confine turco, ha visto svilupparsi negli ultimi anni un esperimento di democrazia autogestita su base territoriale dalle varie componenti etniche e religiose della regione (curdi, yazidi, arabi, assiri), nel quale il ruolo delle donne, la partecipazione organizzata e la libertà rappresentano pilastri fondamentali.
La resistenza di Kobane è stata da più parti dipinta come una battaglia di democrazia e di difesa per i valori della libertà tout court e della convivenza pacifica. Anche in Italia, ma solo fino a ieri sera, quando la vittoria di Tsipras in Grecia ha fatto passare per i media italiani tutto il resto del mondo in secondo piano. Anche Kobane, finalmente libera.