Italia ed Egitto, una nuova alleanza contro gli jihadisti
I due paesi hanno stretto un rapporto molto forte per contrastare il fondamentalismo islamico che si sta sviluppando nel caos libico
di Giovanni Giacalone | 27 Nov 2014Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard
C’è un rapporto stretto tra Roma e il Cairo. Lunedì scorso il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi ha iniziato non a caso il suo primo tour europeo dall’Italia. Nella Capitale ha incontrato papa Bergoglio, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premier Matteo Renzi e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Priorità, la lotta al terrorismo e la Libia. Una delle priorità assolute dell’incontro con Renzi e Gentiloni è la lotta al terrorismo e l’Italia è incondizionatamente a fianco dell’Egitto su questo, come affermato dallo stesso premier. “Solidarietà all’Egitto per gli attacchi terroristici delle ultime settimane”, ha dichiarato Renzi. “L’Italia è al fianco del governo egiziano e farà di tutto perché la stabilità dell’area, che non può che passare dalla lotta senza quartiere al terrorismo, sia affermata senza cedimento e debolezza. Parlo da presidente di turno delle istituzioni europee: sono assolutamente convinto che, se è vero che il Mediterraneo non è la frontiera ma il cuore dell’Europa, non possiamo che vedere nell’Egitto il partner strategico per affrontare insieme le questioni di quell’area. L’Ue tutta deve lavorare con maggiore efficacia nel rapporto con l’Egitto”. È evidente che la “questione” più preoccupante per Roma è la drammatica situazione in Libia, teatro di sanguinosi scontri ormai a quasi quattro anni dall’abbattimento del regime di Gheddafi per mano della Nato.
La Libia nel caos. Oggi in Libia vige l’anarchia più totale, comandano tutti ma non comanda nessuno; le città sono in balia delle milizie, in lotta tra loro per il controllo delle infrastrutture. In aggiunta la Libia è diventata una solida base per gruppi jihadisti come Ansar al-Sharia ma a preoccupare è anche l’appello fatto lo scorso 17 ottobre dal primo ministro al-Thinni che ha denunciato la presenza di gruppi legati all’Isis e persino a Boko Haram, in diverse città tra cui Derna e Sirte. Si teme che la Libia possa diventare non soltanto una base ma anche un trampolino di lancio per vari gruppi terroristi africani legati all’Isis.
Italia ed Egitto, una collaborazione per stabilizzare Tripoli. Tutto ciò non può non preoccupare l’Italia, l’Unione Europea e lo stesso Egitto, che è più volte intervenuto militarmente in aiuto del generale Khalifa Haftar che da mesi lotta contro i jihadisti. L’Italia e l’Egitto collaboreranno dunque col fine di garantire la sicurezza nell’area del Mediterraneo di fronte alla minaccia terroristica e a tal fine verranno intraprese una serie di iniziative, in coordinazione con i ministeri dell’Interno e della Difesa, per il controllo delle coste e per la formazione e la collaborazione di personale specializzato su più livelli.
I rapporti economici. Un altro aspetto di vitale importanza è quello dello sviluppo dei rapporti economici e se nel 2012 gli scambi commerciali tra i due paesi hanno raggiunto i 5,2 miliardi, per il 2016 si punta ai 6 miliardi di interscambio. Al-Sisi, assieme ai ministri egiziani dell’Industria e del Commercio, Mounir Fakhry Abdel Nour e degli Investimenti Ashraf Salman, ha illustrato ai rappresentanti italiani il piano per la ricostruzione del tessuto economico e delle infrastrutture e sono stati siglati diversi accordi per quanto riguarda l’energia, l’agricoltura, i trasporti, la logistica e la formazione; in prima fila aziende del calibro di Ice, Sace, Simest, Pirelli, Italferr, Italcementi e Alex Bank. Gli egiziani stavolta scendono in piazza a favore di al-Sisi.
di Giovanni Giacalone | 27 Nov 2014Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard
C’è un rapporto stretto tra Roma e il Cairo. Lunedì scorso il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi ha iniziato non a caso il suo primo tour europeo dall’Italia. Nella Capitale ha incontrato papa Bergoglio, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premier Matteo Renzi e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Priorità, la lotta al terrorismo e la Libia. Una delle priorità assolute dell’incontro con Renzi e Gentiloni è la lotta al terrorismo e l’Italia è incondizionatamente a fianco dell’Egitto su questo, come affermato dallo stesso premier. “Solidarietà all’Egitto per gli attacchi terroristici delle ultime settimane”, ha dichiarato Renzi. “L’Italia è al fianco del governo egiziano e farà di tutto perché la stabilità dell’area, che non può che passare dalla lotta senza quartiere al terrorismo, sia affermata senza cedimento e debolezza. Parlo da presidente di turno delle istituzioni europee: sono assolutamente convinto che, se è vero che il Mediterraneo non è la frontiera ma il cuore dell’Europa, non possiamo che vedere nell’Egitto il partner strategico per affrontare insieme le questioni di quell’area. L’Ue tutta deve lavorare con maggiore efficacia nel rapporto con l’Egitto”. È evidente che la “questione” più preoccupante per Roma è la drammatica situazione in Libia, teatro di sanguinosi scontri ormai a quasi quattro anni dall’abbattimento del regime di Gheddafi per mano della Nato.
La Libia nel caos. Oggi in Libia vige l’anarchia più totale, comandano tutti ma non comanda nessuno; le città sono in balia delle milizie, in lotta tra loro per il controllo delle infrastrutture. In aggiunta la Libia è diventata una solida base per gruppi jihadisti come Ansar al-Sharia ma a preoccupare è anche l’appello fatto lo scorso 17 ottobre dal primo ministro al-Thinni che ha denunciato la presenza di gruppi legati all’Isis e persino a Boko Haram, in diverse città tra cui Derna e Sirte. Si teme che la Libia possa diventare non soltanto una base ma anche un trampolino di lancio per vari gruppi terroristi africani legati all’Isis.
Italia ed Egitto, una collaborazione per stabilizzare Tripoli. Tutto ciò non può non preoccupare l’Italia, l’Unione Europea e lo stesso Egitto, che è più volte intervenuto militarmente in aiuto del generale Khalifa Haftar che da mesi lotta contro i jihadisti. L’Italia e l’Egitto collaboreranno dunque col fine di garantire la sicurezza nell’area del Mediterraneo di fronte alla minaccia terroristica e a tal fine verranno intraprese una serie di iniziative, in coordinazione con i ministeri dell’Interno e della Difesa, per il controllo delle coste e per la formazione e la collaborazione di personale specializzato su più livelli.
I rapporti economici. Un altro aspetto di vitale importanza è quello dello sviluppo dei rapporti economici e se nel 2012 gli scambi commerciali tra i due paesi hanno raggiunto i 5,2 miliardi, per il 2016 si punta ai 6 miliardi di interscambio. Al-Sisi, assieme ai ministri egiziani dell’Industria e del Commercio, Mounir Fakhry Abdel Nour e degli Investimenti Ashraf Salman, ha illustrato ai rappresentanti italiani il piano per la ricostruzione del tessuto economico e delle infrastrutture e sono stati siglati diversi accordi per quanto riguarda l’energia, l’agricoltura, i trasporti, la logistica e la formazione; in prima fila aziende del calibro di Ice, Sace, Simest, Pirelli, Italferr, Italcementi e Alex Bank. Gli egiziani stavolta scendono in piazza a favore di al-Sisi.
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L’articolo mi sembra ben impostato e molto obiettivo. Dal canto mio, che conosco i problemi del Nordafrica e le tematiche del dialogo euro-mediterraneo, sono contento che si adotti questo linguaggio critico verso il movimento a piovra della Fratellanza musulmana. Quello che gli Occidentali devono comprendere è che si tratta di una delle più potenti mafie politiche del mondo moderno e contemporaneo, affiancate dalle lobby dell’armamento degli USA e quelle massoniche meno “pulite” dei finanziamenti illeciti e i traffici del riciclaggio. Si tratta di gente che è ossessionata dal complesso del ritardo tecnologico e di cilviltà nei confronti dell’Occidente e di esibizione di forza dell’ideologia di supremazia islamica che adottano senza pudore umano. Il governo che li sostiene più attivamente oggi è il Qatar, un insieme di arroganza petro/Gaz esportatrice e finanziaria e di fanatismo a base di sharia, che sta dietro il loro svergognato sponsor dello Stato Islamico (organizzazione terroristica Daêch) e i relativi massacri e terrorismo “medioevale”… La Tunisia è adesso nel mirino, con il sabotaggio delle elezioni presidenziali attraverso la “linea dura” del presidente uscente Marzuchi (piuttosto un fantoccio politico rappresentante gli interessi appunto del Qatar), le provocazioni sciovinistiche nel Sud e la minaccia di una invasione jihadista dalla Libia. L’Italia dovrebbe fare attenzione e intervenire in collaborazione con il governo legittimo libico di Tobruk (confermato dalle elezioni del 25 giugno), il suo nuovo esercito con il Generale Haftar e in linea con l’Egitto.
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