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Diritto di critica | November 24, 2024

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Pos obbligatorio, ora il governo punta alla trasparenza

Ad incidere sui costi sono le commissioni sulle singole operazioni. Il decreto del Ministero delle Finanze impone più chiarezza. Ma basterà?

Commissioni. E tante spese. Secondo i piccoli esercenti è questo il motivo per il quale il Pos in Italia c’è solo nei supermercati e nei McDonald. I costi sono molto elevati, almeno qui in Italia e così si preferisce continuare a ricevere il contante, con il rischio di favorire l’evasione fiscale.

La norma c’è, ma non si vede. Il recente obbligo di accettare il pagamento attraverso carte di credito o di debito da parte di tutti i professionisti, per incassi superiori ai 30 euro, ha sollevato un vespaio di polemiche. Prima di tutto perché i piccoli commercianti o i piccoli professionisti si sarebbero trovati ad affrontare una spesa annua non sostenibile e poi perché la norma – quasi ad indicare un escamotage per aggirare l’obbligo – non prevede ancora sanzioni per chi si rifiuta di accettare carte di credito e bancomat.

Costi fissi bassi, alte (e poco chiare) le commissioni. Secondo un’analisi del Ministero delle Finanze “L’onere medio che un esercizio commerciale o un professionista sostiene per dotarsi di un Pos varia da un minimo di 25-60 euro l’anno ad un massimo di 120-180 euro a seconda della tipologia delle apparecchiature prescelte”. Un costo accettabile (e riferito ai Pos che utilizzano la connessione internet) che però non tiene conto delle spese relative alle commissioni per ogni singola operazione.

Un decreto per la trasparenza. Così, ieri è entrato in vigore un decreto ministeriale che ha come obiettivo quello di limitare i costi a carico di professionisti, artigiani e commercianti. I principi del decreto si basano sulla trasparenza. I gestori dei circuiti di credito devono pubblicizzare in modo chiaro i costi delle commissioni per singola operazione e devono rendere questi confrontabili. Un po’ come avviene in autostrada dove un cartello elettronico indica il prezzo del carburante per le successive tre o quattro stazioni di rifornimento. Per far ciò, i gestori sono obbligati a pubblicizzare le commissioni sul web. A questo si aggiunge l’onere per i gestori di una revisione annuale per ciascun cliente (professionisti, artigiani e commercianti) in base al volume e al valore delle operazioni.

Basterà?