Boko Haram e il dramma delle ragazze rapite in Nigeria
La situazione delle studentesse nigeriane sequestrate dai terroristi di Boko Haram si fa sempre più drammatica e sta scatenando l’indignazione dell’opinione pubblica internazionale.
Lo scorso 14 aprile uomini armati avevano attaccato una scuola secondaria a Chibok, nello stato del Borno, nord-est della Nigeria, saccheggiando anche diverse abitazioni dell’area circostante, incendiando le case e portandosi via circa 200 studentesse; circa 50 ragazze sono però riuscite a fuggire. Un testimone ha raccontato di aver visto arrivare il commando a bordo di camion e moto e dirigersi verso la scuola che doveva, in teoria, essere protetta da uomini armati.
Secondo alcune fonti, due ore prima dell’assalto, un membro delle autorità del villaggio, Bana Lawal, aveva ricevuto una chiamata sul proprio telefono cellulare con la quale veniva allertato che circa 200 terroristi a bordo di jeep e moto si stavano dirigendo verso Chibok. Lawal aveva immediatamente allertato una quindicina di soldati di guardia nel villaggio e aveva fatto fuggire gli abitanti nella foresta. I militari nel frattempo avevano lanciato un SOS alla caserma più vicina, a circa 48 kilometri (un’ora di strada in pessime condizioni), ma senza ricevere alcun tipo di risposta o appoggio. I soldati si sono scontrati per un’ora e mezzo con i terroristi prima di esser sopraffatti. Nessun tipo di aiuto è mai arrivato nonostante le ripetute chiamate.
Domenica scorsa altre undici ragazze sono state rapite dai terroristi di Boko Haram, otto nel villaggio di Warabe e tre a Wala, a cinque chilometri di distanza. Il leader del gruppo, Abubakar Shekau, in un video diffuso online, aveva annunciato nuove scorribande e l’intenzione di vendere le ragazze al mercato come schiave; video che ha provocato l’indignazione generale. “E’ una situazione rivoltante”, è stato il commento di Obama.