Grillo e quei due minuti d'odio
L’ANALISI – Sempre più spesso i fatti di cronaca riconducono a una riflessione sulla storia e sulla letteratura di fantascienza, definita anche distopica. A Savona la minaccia di un rogo di libri durante la manifestazione dei Forconi ha ricordato il romanzo Fahrenheit 451, l’eccessiva violenza verbale contenuta nei commenti del web rispetto a politici e giornalisti, le manifestazioni grilline dedicate allo scontento nei confronti del governo richiamano invece i due minuti d’odio orwelliani.
A scanso di equivoci, Grillo li cita nel suo blog, immaginando di essere Emmanuel Goldstein, il nemico supremo del Grande Fratello che esercita una vera e propria dittatura. 1984 resta tra i classici più attuali, in modo allarmante. Siamo in un ipotetico 1984, non esistono nazioni, ma un generico agglomerato di paesi che insieme formano Oceania, Eurasia ed Estasia e al potere c’è un unico partito. Unico come un partito che abbia il 100% delle preferenze, traguardo vagheggiato – sembra fantascienza ma non è – anche da Grillo per il suo MoVimento, in un’intervista al Time.
Nel romanzo di Orwell, il Grande Fratello osserva tutti, si assicura che ognuno sia fedele, spiando nelle case e nei comportamenti, attraverso la Psicopolizia. Ebbene, eletto Emmanuel Goldstein il solo nemico della patria (il male assoluto, quindi), gli si dedicano spesso due minuti d’odio: in una sorta di sala cinematografica viene proiettato un filmato in cui il Grande Fratello incita ciascuno a sfogare la propria rabbia, urlando insulti, agitandosi, e infine lanciando oggetti contro lo schermo, su cui viene proiettata l’immagine del volto di Goldstein. Chi non dimostra in modo adeguato la sua rabbia viene considerato come un possibile traditore.
Scrive Orwell: […] Un attimo dopo, dal teleschermo in fondo alla sala esplose uno stridio lacerante, terribile, come se a produrlo fosse stata una qualche mostruosa macchina mal lubrificata, un rumore che allegava i denti e faceva rizzare i capelli in testa. L’Odio era cominciato. […] Nel secondo minuto, l’Odio raggiunse il parossismo. I presenti si sedevano e balzavano in piedi di continuo, urlando con tutte le loro forze nel tentativo di coprire l’esasperante belato che proveniva dal teleschermo. […] La cosa orribile dei Due Minuti d’Odio era che nessuno veniva obbligato a recitare. Evitare di farsi coinvolgere era infatti impossibile. Un’estasi orrenda, indotta da un misto di paura e di sordo rancore, un desiderio di uccidere, di torturare, di spaccare facce a martellate, sembrava attraversare come una corrente elettrica tutte le persone lì raccolte, trasformando il singolo individuo, anche contro la sua volontà, in un folle urlante, il volto alterato da smorfie. […] Winston avvertì un gelo alle viscere. Durante i Due Minuti d’Odio non poteva sottrarsi al delirio generale, ma questo canto primitivo, “Grande Fratello!…Grande Fratello!” lo riempiva sempre di orrore. Naturalmente, cantava come tutti gli altri, era impossibile fare altrimenti: dissimulare i propri sentimenti, controllare i movimenti del volto, fare quello che facevano gli altri, era una reazione istintiva.
Una straordinaria, agghiacciante, esatta descrizione di come una congerie di cattivi sentimenti possa influenzare chiunque si trovi in mezzo a persone che li provano, esprimendoli pienamente. E la descrizione dell’irrazionalità della folla ha precedenti letterari illustri. Li ha ben descritti anche Alexandre Le Bon in Psicologia delle folle, all’inizio del Novecento. E non è un caso che Grillo abbia citato i due minuti d’odio nel suo blog, personalizzando però la prospettiva e dichiarandosene vittima.
Oggi, invece, ciò che somiglia di più a questa pratica collettiva del romanzo di Orwell rimane il V-Day. La V che sottintende un improperio; un abile oratore che parla alla folla che a tratti urla “vaffanculo”, contro il governo, contro il sistema.
Cito dal Fatto Quotidiano: “Il portavoce del MoVimento parla così con Time al quale spiega di aver “incanalato tutta la rabbia in questo movimento. Dovrebbero ringraziarci uno ad uno: se noi falliamo l’Italia sarà guidata dalla violenza nelle strade”.
Grillo non fa mistero del suo progetto. Incanalare tutta la rabbia nel MoVimento 5 Stelle, affinché non esploda la violenza nelle strade. Eppure le recenti proteste non sono scevre da quella rabbia che dovrebbe essere incanalata nel MoVimento, sembra che questo sentimento sia destinato a rimanere in circolo senza fine, giorno per giorno: i Forconi ne sono un esempio.
Nel post su 1984, Grillo parla di rito quotidiano dell’odio contro di lui, salvo poi stilare liste di parlamentari che “devono essere fermati all’ingresso di Montecitorio”, rubriche-gogna sui giornalisti, pubblicando foto, facendo nomi e cognomi, incitando i suoi sostenitori a diffidare in modo incondizionato dai giornali e dai giornalisti: sembra davvero siano loro i veri destinatari dei Due minuti d’odio, sul personalissimo palcoscenico del blog del comico.
Sebbene a Grillo piaccia dire che un certo linguaggio è assultamente lontano da quello del MoVimento, in giro per il web non è difficile sperimentare il grado di aggressività verbale che caratterizza il modo di comunicare di certi grillini.
Insomma non sembra proprio che Grillo sia trattato come il Goldstein della situazione e non ci si faccia ingannare dalla lettura personale del comico. Ci si chieda piuttosto dove si andrà a finire con atteggiamenti di violenza verbale e odio incondizionato, distanti spesso dalla ragione e dalla capacità di discernimento.
Twitter@Lorraine_books
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quanti commenti… o erano tutti dei vaffa day e li avete cancellati?
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