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Diritto di critica | November 24, 2024

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Continuano le proteste in Turchia, nel silenzio generale

turchia ghezi park2Ancora proteste, nell’indifferenza del mondo. In Turchia, durante la scorsa settimana le nuove proteste sono state soffocate con estrema violenza dalla polizia e purtroppo ad Antakya c’è anche scappato il morto: si chiamava Ahmet Atakan, aveva 22 anni e veniva da una famiglia di aleviti, minoranza sciita in un paese a maggioranza sunnita, i quali, in più occasioni, hanno denunciato discriminazioni nei propri confronti in quanto ritenuti “eretici”.

Violenza chiama altra violenza. Secondo la famiglia di Atakan, il giovane sarebbe colpito al volto da un grosso contenitore metallico per gas lacrimogeno ed è stato dichiarato morto nelle prime ore di martedì 10 settembre. Migliaia di persone si sono successivamente riversate nelle strade di Istanbul, Ankara e Antakya gridando il nome di Atakan e scontrandosi con la polizia che ha risposto con gas lacrimogeno, idranti e proiettili di gomma, in particolare nel momento in cui i cortei si sono avvicinati a una delle sedi del partito AKP di Erdogan. Molti di manifestanti sono stati arrestati e di loro non si è saputo più nulla.

La libertà che manca. Insoddisfazione e rabbia nei confronti di Erdogan sono in crescita tra la popolazione che chiede maggiori libertà, soprattutto per quanto riguarda la stampa e i media. Il Committee to Protect Journalists (CPJ) aveva recentemente affermato che nel 2012 la Turchia era risultato il paese con più giornalisti arrestati, battendo persino Iran e Cina; un triste primato ben conosciuto dall’italiano Daniele Stefanini che lo scorso giugno è stato caricato, picchiato e posto in stato di fermo mentre il suo materiale veniva sequestrato dalle forze dell’ordine.

Il silenzio della stampa turca. Sotto l’occhio del ciclone ci sono anche le televisioni, minuziosamente controllate dal governo. Sono accusate dai manifestanti di non aver adeguatamente trasmesso immagini e notizie sugli scontri dello scorso giugno, con l’eccezione di due canali. Scontri con un bollettino di guerra spaventoso, con donne picchiate, bambini gasati, bulldozer utilizzati per rincorrere i manifestanti fin dentro gli edifici dove venivano successivamente picchiati. Manifestanti che erano stati definiti da Erdogan “scalmanati” e “fuorilegge”.

Secondo l’analista politico turco Mesut Ulker, nel paese è in corso uno sforzo per sviluppare un’opposizione legittima e una ricerca della libertà di espressione. Una ricerca che, a giudicare dalle reazioni delle forze dell’ordine, sembra piacere poco al governo Erdogan.

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