Quell'Italia che non riesce a staccarsi da Berlusconi
E siamo ancora qui a parlare di lui. Non c’è crisi che possa far cambiare l’agenda dell’Italia, un’Italia che appare legata mani e piedi a Berlusconi e alle sue vicende personali. Come se il nostro Paese fosse lui, e lui l’Italia.
Ancora lui. “Forza Italia, forza Silvio”. Questo slogan estivo, che è letteralmente “volato” sulle teste degli italiani surriscaldate dal sole d’agosto lungo le spiagge nostrane, racchiude il senso di questo legame indissolubile che sta portando nel baratro il nostro Paese. Berlusconi non rappresenta più la maggioranza degli italiani ma certamente continua ad avere un ampio consenso. Ma soprattutto l’ex cavaliere del lavoro continua a tenere in pugno le sorti della politica italiana. Nelle ultime elezioni, nonostante la grande rimonta, ha rischiato di finire isolato. Ma, complice l’inconsistenza delle proposte di Pier Luigi Bersani e la miopia politica del MoVimento 5 Stelle, l’uomo di Arcore è ancora lì, deus ex machina delle “larghe intese”, dalle quali dipendono le sorti di un governo che nasce per salvare l’Italia e morirà parlando di Imu e dei processi di B.
Un’opportunità che rischia di svanire. Non esistono i disoccupati, non esiste la crisi, non esistono centinaia di migliaia di giovani senza speranza. Esiste solo lui con i suoi problemi con la giustizia. Così, la politica si discosta sempre più dalla realtà, ma anche la realtà alla fine rischia di seguire la politica. Perché se il dibattito si sposta dai problemi veri ai problemi di un singolo cittadino, quelli veri rischiano di sparire, anche nell’opinione pubblica. Cosicché la possibilità di trasformare questa crisi in un’opportunità per cambiare le storture economiche di questo Paese, svanisce nel nulla. I poveri di ieri saranno sempre più poveri domani, e i ricchi di ieri lo saranno ancora di più domani, protetti da monopoli, oligopoli e rendite di posizione. Non si tratta certo di una previsione pessimistica: dati Istat e Eurostat dimostrano che dall’inizio della crisi la forchetta si è già allargata, inesorabilmente.
Tra promesse e propaganda. Così, quella parola “Fare”, di cui Letta si riempie spesso la bocca, perderà presto di significato, come già era accaduto negli anni del governo Berlusconi, e puzzerà di semplice, banale propaganda. “Fare” significa cambiare, plasmare, modificare. Che, quindi, si faccia. Perché i problemi di Berlusconi non sono i problemi degli italiani.
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Ecco il discorso che vorrei sentire da molti a gran voce e che fosse nel pensiero dell’opposizione!
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