Ora anche il Libano trema
Una bomba nascosta all’interno di un’auto è esplosa nella giornata di martedì in un parcheggio del quartiere Bir al-Abed, a Beirut, causando 53 feriti e parecchi danni ad auto e palazzi circostanti. Secondo la tv privata di Hezbollah, al-Manar, l’auto è stata parcheggiata nei pressi di un centro islamico sciita. L’area è stata immediatamente isolata da uomini di Hezbollah i quali hanno tenuto lontani anche i giornalisti.
Hezbollah sotto attacco. L’attentato – che è coinciso con l’inizio del Ramadan – ha colpito il quartiere-roccaforte di Hezbollah; un messaggio chiaro: “possiamo attaccarvi in qualunque momento”. I mandanti non sono ancora stati identificati ma sono in molti a puntare il dito contro le fazioni sunnite libanesi, le quali appoggiano i ribelli siriani nella lotta contro Assad in Siria, alleato storico delle milizie sciite nel paese dei cedri.
Tensione alle stelle. Un portavoce dell’Esercito Libero Siriano ha negato il coinvolgimento dei ribelli siriani nell’attentato di martedì, ma la tensione resta altissima in tutto il paese a causa delle minacce da parte di alcuni gruppi della resistenza siriana, tra cui Jabhat al-Nusra, di colpire le roccaforti sciite nella valle della Bekaa, a Hermel e Baalbek.
Gli scontri tra alawiti e sunniti. In seguito all’intervento di Hezbollah a sostegno alle forze fedeli al presidente siriano e, in particolare, al fondamentale ruolo svolto dalle milizie sciite nella battaglia di Qusayr, i rapporti tra fazioni sunnite e sciite in Libano sono peggiorate drasticamente, con numerosi e ripetuti episodi di violenza in varie zone del paese tra cui Tripoli, dove a maggio furono uccise più di 30 persone in seguito a scontro tra alawiti e sunniti. A Sidone invece il mese scorso, in seguito a un attacco ad una postazione dell’esercito libanese messo in atto da fazioni salafite fedeli al predicatore Ahmed al-Assir, i militari hanno lanciato una violenta offensiva ad Abra, nella zona est della città, mettendo sotto assedio ed occupando il quartier generale di Assir. Un assalto che ha provocato la morte di 18 soldati e 28 jihadisti, mentre il predicatore sarebbe riuscito a far perdere le proprie tracce.
L’esercito succube di Hezbollah. Un importante fattore di cui tener conto è il ruolo dell’esercito libanese, il quale viene spesso accusato dai sunniti, molti dei quali ben lontani dall’ideologia radical di Ahmed al-Assir, di agire con due pesi e due misure, rispondendo con estrema fermezza e violenza nei confronti dei sunniti, come nel caso di Sidone, ma non muovendo un dito contro Hezbollah, molto più forte e ben armato dell’esercito regolare libanese.
Accusati di creare tensioni. All’inizio di giugno le milizie sciite avevano aperto il fuoco contro alcuni manifestanti disarmati che stavano protestando fuori dell’ambasciata iraniana a Beirut, uccidendo una persona e ferendone numerose altre. Contro Hezbollah è intervenuto anche l’ex primo ministro libanese Saad Hariri, il quale ha accusato le milizie di aver generato tensioni in diverse zone di Beirut con posti di blocco e altre provocazioni nei confronti dei residenti.
Un fatto analogo 28 anni fa. L’8 marzo 1985, in piena guerra civile libanese, lo stesso quartiere di Beirut fu bersaglio di un attentato devastante quando un potentissimo ordigno (secondo alcune stime 200 kg di dinamite) venne fatto esplodere a una cinquantina di metri dall’abitazione di Sayyed Mohammad Hussein Fadallah, uccidendo 80 persone e ferendone più di 200, quasi tutti civili. L’esplosione avvenne in quell’occasione nei pressi di una moschea sciita e colpì anche numerosi fedeli riunitisi per le preghiere. Nonostante non vi siano prove evidenti, ancora oggi diversi analisti sono convinti che l’attentato fu organizzato dall’intelligence statunitense e britannica con l’obiettivo di eliminare Fadallah, ritenuto il mentore spirituale di Hezbollah negli anni ottanta. Altre fonti puntarono invece il dito contro i sauditi.