Morsi sempre più solo, si dimettono sei ministri egiziani
Il presidente egiziano Mohamed Morsi è sempre più solo. Sei ministri del suo governo hanno rassegnato le dimissioni: il responsabile del Turismo Hisham Zaazou, il ministro dell’Ambiente Khaled Abdel-Aal, il ministro dell’Informazione e la Comunicazione Atef Helmi, il Ministro degli affari Legali e Parlamentari Hatem Bagato, il Ministro delle Acque Abdel Qawy Khalifa e quello degli Esteri Mohammed Kamel Amr hanno deciso di lasciare al suo destino il leader egiziano.
Rimosso il magistrato vicino a Morsi. Nel frattempo l’Alta Corte egiziana ha ordinato la rimozione di Talaat Abdallah, il pubblico ministero nominato recentemente proprio da Morsi ed accusato di aver sistematicamente bersagliato tutti coloro che hanno osato criticare il governo islamista, tra cui il noto presentatore televisivo Bassam Youssef. Durante gli scontri degli scorsi giorni il pubblico ministero aveva negato alle forze di sicurezza il permesso per entrare nella sede dei Fratelli Musulmani ed arrestare alcuni uomini che, dall’interno dell’edificio, sparavano contro la polizia. Arrestate anche numerose guardie del corpo di Khairat el-Shater, accusate di aver sparato anche loro contro le forze di sicurezza.
L’esercito con i ribelli. Nella giornata di lunedì l’esercito, seriamente preoccupato per la situazione del paese, si è espresso a favore dei manifestanti, ha intimato il governo di ascoltare le loro richieste e ha dato un ultimatum di 48 ore affinché si trovi una soluzione.
El Baradei eletto a guida per la transizione. Nel primo pomeriggio di martedì è giunta la notizia che l’opposizione ha nominato Mohamed El Baradei per coordinare un piano d’azione che porti verso una transizione adatta a soddisfare le richieste della popolazione.
Morsi sparito. Morsi però non vuole lasciare la poltrona. La presidenza ha respinto l’ultimatum dei militari facendo sapere di avere un proprio piano di riconciliazione nazionale. Fatto sta che nel frattempo Morsi è sparito; non appare in pubblico da giorni e non rilascia dichiarazioni e non è ben chiaro di dove sia finito.
In difesa del governo. A difesa del governo islamista è intervenuto Mohamed al-Beltagi, membro del partito di governo FJP il quale ha definito un “colpo di stato” le proteste popolari e, con una delirante dichiarazione, ha invitato i sostenitori di Morsi a “sacrificarsi” per salvare il governo dei Fratelli Musulmani: “Dite addio a vostra madre, vostro padre e vostra moglie, perché sacrificherete la vostra anima per difendere la legittimità di Morsi”. Un’esternazione ai limiti dell’assurdo quella di al-Beltagi considerato che risulta ormai palese come il governo islamista abbia perso da tempo la cosiddetta “legittimità”, dimostrando tra l’altro totale incapacità nel risolvere i gravissimi problemi economici e sociali del paese.
Morsi non vuole “mollare il suo giocattolo”, verosimilmente su direttiva degli stessi Fratelli Musulmani, ma in questo modo rischia di commettere uno dei più grossi errori della sua vita, oltre che della propria breve carriera di politico.