Spesa Pubblica, Saccomanni a caccia di tagli
Il rinvio di Imu e Iva è soltanto un palliativo: a fine agosto torneranno alla ribalta, acconto e seconda rata insieme. Per quella data, Saccomanni deve trovare risorse fresche, o Letta verrà sfiduciato dal Pdl (con probabile caduta del governo). In questi termini, il tempo è essenziale. Ma toccare la spesa pubblica è impresa titanica, anche Monti fallì. I tagli orizzontali non sono possibili, la sanità è allo stremo. Dove si può tagliare?
La lista della spesa. Saccomanni deve trovare coperture per una decina di provvedimenti. L’Imu è stata rimandata a fine agosto, ma la seconda rata e l’acconto si andranno a sommare, per un totale di circa 6 miliardi. L’Iva, rinviata anch’essa, attende a settembre una risposta. E la Tarsu, la tassa sui rifiuti, aumenterà: anche su questo servono soldi per gli sgravi. Ma dove andarli a prendere, se finora le diete dimagranti hanno fallito?
Duecento miliardi aggredibili. Secondo Saccomanni, è un errore pensare che la spesa pubblica sia intoccabile. Su 800 miliardi complessivi, 200 sono aggredibili, con risparmi “mirati e consapevoli”. In soldoni: si tratta di bloccare la rivalutazione delle pensioni e degli stipendi più alti; tagliare le spese alle società controllate da Regioni, Comuni e Province (trasporti locali, municipalizzate, rifiuti, etc); ridurre i finanziamenti alla sanità. Quest’ultimo, in particolare, è il tasto dolente indicato da Lorenzin, ministro della Sanità, che esclude tagli lineari e propone una revisione del sistema ticket.
Il Ticket non basta. Il fatto è, secondo Lorenzin, che “la metà degli assistiti è esente dal ticket e consuma l’80% delle prestazioni”. Cosa non difficile da immaginare, se si considera che a frequentare gli ospedali sono soprattutto gli anziani: anziani con un reddito medio molto basso, peraltro, come dimostrano i dati Istat (la metà è al di sotto dei mille euro al mese, il 10% non supera 500 euro). Per Lorenzin, bisogna agire: “risparmiare sulle cure con il piano quinquennale di deospedalizzazione e cure domiciliari” è la prima tappa.
Prospettive nere. Saccomanni e Lorenzin avranno vita difficile. Soprattutto perché i tagli che propongono incidono pesantemente su cittadini già stressati dalla crisi. Ridurre i posti letto in ospedale significa tagliare sulle cure, se non si affianca ad un nuovo sistema capillare di servizi sanitari (dalle asl ai consultori, dei “centri di cura” polivalenti e snelli contrapposti ai grandi ospedali generalisti). E tagliare sulle pensioni è far piovere sul bagnato. Le cure rischiano di essere peggiori della malattia, se non ci sono idee forti dietro.