"Con la crisi distrutto il 15% del patrimonio industriale italiano"
Non è solo un problema di occupazione. La crisi italiana è strutturale e ha già intaccato consistentemente il patrimonio industriale nazionale. Lo ha rivelato oggi Confindustria nel rapporto sugli scenari industriali. L’occupazione nel secondario è calata del 10%, mentre sono state chiuse ben 54mila imprese negli ultimi quattro anni. E per i prossimi mesi, la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi.
Il patrimonio industriale “bruciato”. “L’Italia rimane la settima potenza industriale ma la sua base produttiva è messa a rischio dalla profondità e dalla durata del calo della domanda”, si legge nel rapporto del Centro studi di Confindustria. “La crisi ha già causato la distruzione del 15% del potenziale manifatturiero italiano. In Germania, invece, il potenziale è salito (+2,2%), anche se con alta varianza settoriale. In condizioni analoghe a quelle italiane versano le industrie francesi e spagnole”. I settori che maggiormente hanno risentito della crisi sono quello farmaceutico, quello tessile, nella pelletteria e nell’abbigliamento, -25% in media. “Per tornare ai livelli pre-crisi – spiega il rapporto – non basta la ripresa della domanda ma bisogna ricreare un bel pezzo di capacità produttiva. Lo sviluppo industriale arriva solo se è perseguito con determinazione dalle politiche economiche”.
Chiusa un’impresa su cinque. Negli ultimi quattro anni, le imprese che hanno chiuso rappresentano il 19,3% del totale. Dal 2007, cioè da quando la recessione ha iniziato a colpire l’Italia, nel settore manifatturiero il calo è stato di 32mila imprese in meno, soprattutto piccole e medie imprese.
“Troppo poco credito dalle banche”. Confindustria punta il dito contro il settore bancario. Secondo il rapporto, i prestiti bancari erogati alle imprese si sono fortemente ridotti, tanto che la stretta del credito sta mettendo in crisi anche le aziende sane che Confindustria definisce “a rischio di fallimento”. I prestiti, spiega l’analisi, si sono ridotti soprattutto nell’industria (-26 miliardi di euro tra il 2011 e il 2013, pari a -10,1%), nelle costruzioni (-9 miliardi) e nelle attività immobiliari e professionali (-14 miliardi).