Ingroia chiude Rivoluzione Civile, la sinistra alla ricerca di un nuovo progetto
È durata soltanto pochi mesi l’esperienza politica di Rivoluzione Civile, il movimento guidato da Antonio Ingroia, che raccoglieva, insieme a Di Pietro e a De Magistris, gli esuli della sinistra radicale. Dopo lo scarso risultato alle urne, la rivoluzione viene declassata a semplice “Azione civile” e gli ex promotori cercano di riorganizzarsi.
Un progetto nato vecchio. Troppo deludenti i risultati elettorali, dunque, e troppo diversi i progetti dei partecipanti alla “rivoluzione”. Un fallimento, ha sottolineato Ingroia, in parte dovuto “alle condizioni difficili”, “alla totale preclusione nei nostri confronti di possibili alleati”, e “perché il messaggio di rinnovamento è stato percepito come messaggio non effettivamente nuovo”. E sicuramente le polemiche sull’ingresso in politica del magistrato, e il braccio di ferro con il Csm, non hanno giovato alla causa del movimento. Senza contare lo sbandamento di una sinistra che ormai ha perso ogni contatto con il territorio e fatica a riappropriarsi di quei temi che ne hanno sempre, tradizionalmente, connotato l’azione politica. A partire dal lavoro. La separazione è stata consensuale, senza drammi, spiegano gli aderenti al movimento, prendendo atto di un’esperienza ormai conclusa. Ma restano i dubbi sul futuro di quell’ala della sinistra ormai quasi del tutto tagliata fuori dalle stanze del potere.
Dalla rivoluzione all’azione. Ingroia, ancora alle prese con il discusso trasferimento ad Aosta, non abbandona dunque la politica. Il nuovo movimento “Azione civile” mira a ricostruire il rapporto con il territorio e a coinvolgere direttamente i cittadini nell’azione politica, all’insegna della legalità. Il programma è però ancora vago e la lista dei partecipanti sconosciuta, in attesa della prima assemblea nazionale che si svolgerà il 22 maggio.
I partitini in difficoltà. Più difficile la situazione dell’Idv: il partito è spaccato dopo gli scandali legati alla gestione del leader Antonio di Pietro che ora tenta di riprenderne le redini. Mentre Rifondazione Comunista e Verdi attendono gli sviluppi dell’attuale situazione politica. Il progetto, infatti, è sempre lo stesso: ricompattare le forze della sinistra, magari approfittando dei malumori tra Sel e i dissidenti del Pd seguiti al difficile varo del governo Letta. Ma da Nichi Vendola ancora nessun segnale. Almeno per il momento. Mentre si aspetta di vedere come si evolverà la situazione all’interno del Pd: l’elezione del Presidente del Repubblica ha portato alla luce del sole le contraddizioni di un partito che non è mai riuscito ad amalgamare, e a tenere a bada, le diverse correnti al suo interno. Che ora potrebbero far deflagrare il partito da un momento all’altro.