Pensioni, nessun limite al pignoramento
Libero pignoramento nel (libero?) Stato sociale. E’ la situazione de facto che vivono moltissimi pensionati, che dall’anno scorso non hanno più alcuna tutela rispetto ai creditori: chi vanta cambiali o crediti verso un pensionato potrà prosciugargli il conto e l’assegno mensile senza limiti. Per colpire gli evasori, il Governo Monti ha colpito (di nuovo) i pensionati, e la paralisi in Parlamento peggiora soltanto le cose.
Vecchie tutele addio. Fino all’anno scorso, l’Inps imponeva un limite ai soldi prelevati di forza dai creditori sulla pensione: non oltre un quinto dell’assegno mensile. Una norma (art. 545 del codice di procedura civile) pensata per tutelare la dignità dell’anziano: da una parte il creditore dev’essere giustamente pagato, dall’altra non è giusto che il debitore venga completamente spogliato dei mezzi di sussistenza per saldare un debito. In concreto, fino al 2012 succedeva questo: il creditore prelevava un quinto della pensione direttamente alla fonte (era l’Inps stessa a calcolare la quota e versarla, verificandola), mentre il pensionato riceveva a mano l’importo residuo dell’assegno alle Poste. Ma dal 2012 non è più così, de facto, anche se il codice civile non è cambiato.
Salva-Italia o affossa-pensioni? Sembra una questione fumosa ma non lo è. Il decreto Salva Italia (dl 214/2012) ha imposto l’uso del conto corrente per tutti i movimenti di denaro superiori ai mille euro: comprese quindi le pensioni versate dall’Inps attraverso le Poste. L’assegno mensile del pensionato viene quindi versato direttamente sul conto corrente, dove si confonde con il denaro già presente (in teoria) sul conto. Chi deve riscuotere un credito presso il pensionato, può aggredire per intero il conto corrente: qui la legge non ha previsto nessuna tutela per la parte pignorabile, dato che il denaro nel conto non è più considerato “pensione” già pochi giorni dopo il versamento. E il debitore può ritrovarsi con il conto prosciugato e senza assegno mensile.
Pignoramenti in crescita. Il “buco” del sistema di tutela spaventa. Da una parte, la situazione economica degli italiani peggiora: nel 2012 le case pignorate sono salite a 45mila, per il 2013 si prevede un boom di +22,8%. Dall’altra, la paralisi del Parlamento e l’assenza di governo impedisce ogni provvedimento: si parla di grandi temi fumosi come la riforma elettorale, sperando che per gli “affari correnti” tutto si aggiusti da sè. Non è così: un governo non serve a fare due riforme l’anno, ma a condurre una politica unitaria per tutta la legislatura, rispondendo alle necessità di tutta la popolazione.