Dario Fo e le sue celebri inversioni ad U
Dario Fo si tira indietro. Il giullare con il nobel sulle spalle avrebbe dovuto svolgere il ruolo di pontiere tra il MoVimento 5 stelle, nel quale si è proposto come padre nobile, e il Pd. Si allinea, così, al volere del capo. Ieri pomeriggio sul blog di Beppe Grillo viene pubblicato un video del comico lombardo che incita i 5 stelle a non fare alleanze con il Pd. E pensare che sono passati appena otto giorni da quando lo stesso Fo chiedeva a Grillo di allearsi con Bersani.
Le inversioni a U. “Fa bene Grillo a denunciare quelle manovre, definite mercato delle vacche, orchestrate da alcuni esponenti del Pd che cercavano di coinvolgere persone del MoVimento 5 Stelle con l’intento di offrire loro alcune cariche”, spiega Dario Fo, senza spiegare chi ha offerto cosa. “Ma per attuarlo c’è bisogno di persone disposte, e gli eletti e i militanti 5 stelle non sono in vendita”. Solo otto giorni fa diceva: “Un accordo dei 5 Stelle con il Pd? Il problema è che cosa si pone in campo, ma tocca a Bersani fare la proposta. Beppe ha detto di essere pronto a realizzare insieme a chi ci sta delle cose nuove, che sono nel programma del Movimento 5 Stelle”. Insomma, un’inversione ad U. Sempre martedì 26 febbraio Fo spiegava che “ci sono temi e questioni del MoVimento che sono anche nell’agenda del Pd ma tocca a Bersani fare un passo. Non si tratterebbe però di inciucio, ma di lavorare come hanno fatto in Sicilia dove Pd e Movimento 5 Stelle hanno deciso di realizzare insieme cose importanti”. Cosa significa per Fo la parola “inciucio” rimane sempre e comunque un mistero “buffo”.
“La danza è cambiata”. Ma ieri il giullare lombardo ha tirato il freno a mano. “Questo è l’inizio di una rivoluzione. I nostri gattopardi indelebili cercano di inventarsi una nuova pantomima. Pentiti, oggi sono disponibili a riconoscer il proprio errore e ad offrire un’alleanza attraverso la quale portare a termine quei programmi le il M5S sceglierà come essenziali. Ma il tempo passa e ci ritroveremo beffati e cornuti. Mi dispiace per voi maestri dello sberleffo, questa volta la danza è un’altra”.
Fo fascista. Molti ricordano Fo come uno dei più grandi attori teatrali italiani. Ma la sua figura è stata sempre segnata dalla politica. Dopo l’8 settembre diviene repubblichino e combatte a fianco dei nazisti. In seguito, si arruola volontariamente nella scuola paracadutisti di Tradate. Lui sostiene che lo abbia fatto per “non destare sospetti nell’attività anti-fascista di mio padre”. Ma molte testimonianze raccolte in un processo per diffamazione lo smentiscono. Il processo si tenne a Varese nel 1979 contro il comandate partigiano Giacinto Lazzarini – definito anni prima “idolo della mia vita” –, il quale aveva accusato Fo di non aver avuto alcun rapporto con la Resistenza. Si legge nella sentenza: “È legittima dunque per Dario Fo non solo la definizione di repubblichino, ma anche quella di rastrellatore”, per le azioni commesse dal suo battaglione “al quale aderì liberamente”. Sarà per questo che ieri Fo, nel suo video, ha rispolverato una vecchia canzone: “Suonate le trombe fate pernacchi, stavolta non volano solo gli stracci ma si fracassa tutto il papocchio, andiamo insieme come ad una festa di nozze, il primo che sfalsa vola di sotto”. Il primo che sfalsa vola di sotto.
Cambio di casacca. Nell’Italia repubblicana si ricicla come intellettuale impegnato di sinistra. Nelle sue opere difende anarchici e antagonisti e attacca lo stesso Luigi Calabresi, accusato da Fo di aver defenestrato (e quindi ucciso) l’anarchico Pinelli, fermato presso la Questura di Milano per accertamenti in seguito alle indagini per la strage di Piazza Fontana. L’accusa si rivela presto falsa ma per molti anarchici e antagonisti Calabresi diviene un nemico del popolo. Sotto casa è ucciso da due uomini appartenenti a Lotta Continua. Nel 1998 Fo ha scritto e diretto lo spettacolo teatrale “Marino Libero! Marino innocente!”, nel quale sottolinea le incongruenze del pentito Leonardo Marino – condannato per aver partecipato all’assassinio di Calabresi – relativamente alle accuse nei confronti di Sofri, Bompressi e Pietrostefani.
Fo in politica. Ma oltre ad essere un artista impegnato, lui stesso è stato candidato ed eletto. Nel 2006 partecipa, come candidato sindaco di Milano, alle primarie dell’Unione. Uscirà sconfitto, pur ottenendo il 23,1% dei voti. Si candida quindi a consigliere comunale con una sua lista che prende poco più del 2%, un risultato che gli consentirà di essere eletto. Ma solo qualche giorno dopo si dimette da consigliere, spiegando di “non avere tempo”. Partecipa quindi alle manifestazioni contro la realizzazione dell’aeroporto militare americano Dal Molin a Vicenza. Partecipa, poi, alla realizzazione del documentario complottista sull’11 settembre di Giulietto Chiesa. Il perfetto Presidente della Repubblica per il MoVimento 5 Stelle.
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