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Diritto di critica | November 24, 2024

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La maledetta cultura del "pezzo di carta"

GianninoHa raccontato una balla. Oscar Giannino non ha mai conseguito un master a Chicago e non è nemmeno laureato. Che avesse avuto o meno la laurea non avrebbe fatto la differenza, ma chi predica la serietà, la meritocrazia e la trasparenza in nome di una nuova politica non può raccontare bugie. Quelle lasciamole al Cavaliere. Giannino non può. E per questo ha rassegnato le dimissioni, coerente con quello che ha sempre predicato.

Senza coerenza. Meno coerente con ciò che lui ha sempre sostenuto non è tanto aver millantato titoli che non ha mai avuto, quanto la scelta stessa di attribuirsi “pezzi di carta” quando lui stesso è uno dei maggiori sostenitori dell’abolizione del valore legale del titolo di studio. Giannino vuole cambiare l’Italia ma si ritrova vittima dello stesso sistema che dice di voler cambiare. Quasi come se una laurea fosse più importante della competenza che da tutti gli è stata riconosciuta, anche da importanti economisti che lo hanno seguito finora e hanno sostenuto “Fare”.

Servono competenze, non lauree. Insomma, in questa Italia dove apparire è molto più importante che essere, dove il “pezzo di carta” rappresenta ancora oggi uno status symbol, anche Giannino ha sentito la necessità di piegarsi a questa cultura della “certificazione” anche in un settore – quello politico – dove non è richiesta. Il parlamento è pieno di deputati e senato senza laurea con più competenze di personaggi come il dott. Scilipoti. E abbiamo avuto celebri presidenti del Consiglio con la maturità classica.

L’italietta del “pezzo di carta”. Il fatto poi che anche Alberto Alesina (uno dei più noti e importanti economisti italiani) oggi, di fronte a questo piccolo scandalo si defili da “Fare” dimostra che forse Giannino non ha avuto tutti i torti ad inventarsi lauree e master che non ha mai avuto. Perché evidentemente anche per gli “illuminati” uomini d’economia quel “pezzo di carta” rappresenta una patente di credibilità. Quando Giannino quella credibilità sulle materie economiche se l’è conquistata sul campo.

Le strane coincidenze. Al netto del clamoroso autogol di Oscar, quello che sorprende sono le tempistiche con cui questa vicenda è venuta alla luce. Luigi Zingales, docente alla Chicago Booth e co-fondatore di “Fare” solo ora si accorge che Giannino non ha mai conseguito un master lì. E se ne accorge solo adesso dopo che Giannino ne ha più volte parlato anche in occasioni pubbliche. A cinque giorni dal voto. Appena qualche giorno dopo dalle parole di Silvio Berlusconi: “Giannino in Lombardia prenderà il 4%, ci farà perdere”. Coincidenze.

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Comments

  1. Giannino mi ha deluso per la grande superficialità dimostrata. Come può un uomo politico che punta ad avere larga visibilità aver pensato che nessuno fosse andato a controllare il proprio curriculum? Solo chi ha preso una laurea può dire che non deve avere valore legale, altrimenti è un discorso cicero pro domo sua.
    Beppe Grillo ha sempre professato di essere un semplice ragioniere, che però ha smascherato i conti della Parmalat, della Telecom, dell’Alitalia, dello Stato. Ha dimostrato di dire cose sensate senza millantare titoli. Quindi, lo stimo ancora di più.
    Tra l’altro, in un dibattito per l’elezione dei rappresentanti all’estero un candidato di Fare per fermare il declino ha puntato il dito contro il rappresentante del M5S dichiarando che non aveva competenze. La replica non ha lasciato dubbi: Una laurea, un master, un dottorato, hanno zittito il presuntuoso e incauto candidato di Fare.

  2. Zingales pagato dal nano, e’ ovvio

  3. fenace

    Dimostrazione che anche chi sostiene l’abolizione del valore legale come panacea, in realtà, non ci crede. E che uno degli argomenti standard degli abolizionisti – “senza il valore legale non si cercherebbe il pezzo di carta” – è farlocco: Giannino del pezzo di carta non aveva alcun bisogno, né era obbligato ad averlo, eppure lo desiderava tanto da inventarselo. Da inventarsene tre, in effetti.
    D’altronde che l’argomento fosse privo di valore era già evidente a chiunque sapesse che negli USA di “pezzi di carta” se ne vendono a bizzeffe (togliete per qualche giorno il filtro antispam e ve ne renderete conto) nonostante il v.l. non sia mai esistito. Ora, forse, lo capirà qualche persona in più.

  4. PaoloRibichini

    Prima di tutto questo è un editoriale e non un reportage. Comunque non era una difesa di Giannino. Anzi, si dice che proprio colui che proclamava l’abolizione del valore legale della laurea si è dato una laurea che non ha mai preso. Senza motivo, tra le altre cose, anche perché per far politica, anche seriamente, non serve