L'Iran rischia di perdere la Siria, baluardo sciita in Medio Oriente
Un alto ufficiale delle Guardie Rivoluzionarie iraniane è stato ucciso in Siria vicino il confine con il Libano nella giornata di martedì. Il generale Hassan Shateri era appena giunto a Damasco su un volo proveniente da Teheran e si stava recando a Beirut quando l’auto su cui viaggiava è stata fermata a un posto di blocco nei pressi di Al Zabadani da una pattuglia di rivoltosi non meglio identificati, a quel punto un cecchino ha fatto fuoco su Shateri uccidendolo sul colpo; sono invece sopravvissuti gli uomini che erano con lui.
Dall’Iran al Libano. Hassan Shateri era residente in Libano dalla fine del 2006 dove era conosciuto col nome di Hessan Khoshnevis e ufficialmente si trovava nel paese in qualità di direttore del Consiglio Iraniano per la Ricostruzione del Libano, organizzazione che si occupa della ricostruzione del paese dopo il conflitto tra Hezbollah e Israele del 2006. Altre fonti sostengono però che il generale fosse in realtà il capo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane di stanza in Libano a supporto di Hezbollah.
Israeliani o gruppi di ribelli? L’Iran ha immediatamente accusato il Mossad israeliano di aver organizzato l’agguato. La Fars News Agency ha fatto riferimento a “mercenari del regime sionista”. Non è la prima volta che l’Iran punta il dito contro Tel Aviv per l’uccisione o la sparizione di diversi suoi scienziati e uomini dell’esercito. Altre fonti sostengono invece che il generale sia stato vittima di un’imboscata messa in atto da parte di uno dei vari gruppi di ribelli che lottano contro il regime di Assad e i suoi alleati iraniani.
Omicidio mirato. Da un punto di vista analitico sembra si tratti di un omicidio mirato, con l’auto che viene fermata a un posto di blocco, un cecchino che prende la mira e spara colpendo a morte solamente Shateri e lasciando in vita gli uomini che erano con lui.
Il sospetto. La faccenda sembrava conclusa e invece nella serata di ieri è arrivato il colpo di scena; un portavoce dell’Esercito Libero Siriano, Fahad al-Masri, ha dichiarato che Shateri non sarebbe rimasto ucciso martedì a causa di un’imboscata, bensì due settimane prima nell’attacco aereo israeliano al deposito di armi di Jamraya, a nord-ovest di Damasco, mentre si trovava all’interno del sito militare siriano per ispezionare il carico di armi e missili da spedire in Libano. Nel raid aereo sarebbero rimasti uccisi anche diversi suoi assistenti, ma la notizia sarebbe stata tenuta segreta onde evitare di far venire allo scoperto la presenza di alti ufficiali iraniani all’interno di siti militari siriani dove, oltretutto, si sospettava la presenza di armi chimiche.
Un “porto” non più sicuro. Al di là di come siano realmente andate le cose risulta ormai chiaro che la Siria non è più un passaggio sicuro per gli iraniani che riscontrano difficoltà sempre maggiori nel far transitare per il paese le armi destinate alle milizie sciite di Hezbollah, con relative conseguenze anche sugli equilibri interni del vicino Libano.