Serviziopubblico, il ritorno del Caimano - Diritto di critica
Non è stata la partita delle idee e dei contenuti, ma uno scontro personale dai complessi risvolti psicologici e Silvio Berlusconi ha vinto in trasferta e con tutto il tifo contro. Ieri sera, a Servizio Pubblico, l’ex premier ha toccato l’apice di una risalita iniziata meno di un mese fa con l’occupazione di ogni spazio mediatico disponibile.
C’è poco da dire, piaccia o meno, Berlusconi ha messo a segno quella che in gergo sportivo si definisce un’impresa: uscire indenne dallo scontro giocato su campo avverso e contro lo sfidante più temuto. Doveva essere una puntata speciale e lo è stata. Doveva essere la sfida faccia a faccia tra due arcinemici che se le sono quasi sempre suonate a distanza. Doveva essere la puntata che – nell’immaginario comune – quasi sanciva la fine di un’epoca. Il ventennio della tristissima seconda Repubblica che segue al dramma della prima e ci lascia con le gambe tremanti davanti all’ingresso della terza. Da come era stata pubblicizzata dai media e dallo stesso Berlusconi, sembrava di presenziare ad un duello alla “Quando eravamo re”, il mitologico incontro tra Foreman e Alì. Un evento a metà tra il funerale già scritto dell’elefante di Arcore e il compimento della missione che in tanti hanno attribuito a Michele Santoro: essere l’unica vera opposizione all’indiscusso padrone del centrodestra. Come spesso accade, non poteva esserci epilogo più inaspettato. La musica di Granada ha dato da subito la sensazione dell’arena, della corrida, dove il toro schiumante Berlusconi sarebbe stato “matato” dal torero Santoro e dai suoi scudieri.
E invece Berlusconi ne è uscito da vincitore, mentre chi doveva cuocerlo a fuoco lento è sembrato farsi scivolare l’occasione fra le dita, incapace di coglierla. Come incredulo dal trovarsi di fronte in carne e ossa il nemico di tante battaglie. E lui che avrebbe dovuto andarsene – i bookmaker inglesi ci avevano scommesso – alla fine consigliava di fare lo stesso al conduttore. Intendiamoci, Berlusconi è sempre lui. Ciò che ha fatto in quasi vent’anni di politica non cambia di una virgola dopo Servizio Pubblico di ieri. Le macchie sulla sua carriera di uomo pubblico e privato restano: i processi, i conflitti di interesse, gli errori politici, gli scandali, le figuracce, le bugie, le amicizie molto poco raccomandabili (Dell’Utri dipinto come una specie di santo) etc.etc… Tutti i dubbi sulla sua storia sono ancora lì, sempre gli stessi.
Eppure, ieri sera, tutte queste cose contavano e non contavano. Perché a scontrarsi sono stati due modi di intendere la vita, il mondo, la politica. Ma – attenzione – non si è trattato di uno scontro intellettuale, quanto di una lotta di carne e di nervi, di una sfida a chi restava più freddo, a chi si dimostrava più furbo, più scaltro, a chi incassava col sorriso migliore i colpi dell’avversario. Berlusconi era solo contro tutti e alla fine anche questo ha fatto risaltare la sua affermazione.
La puntata è cominciata con un Santoro eccitatissimo che ha aperto con un sermone dei suoi. Ma ha mostrato subito un grave difetto di impostazione, una certa promiscuità di temi e una scarsa chiarezza poi acuita nel prosieguo dello show. Perché più di tutto è stato uno show, su questo non ci piove. Uno spettacolo dove i temi classici, economici e strettamente politici, servivano solo a infiocchettare una resa dei conti arrivata assolutamente inattesa alla vigilia di una nuova campagna elettorale.
Il Cavaliere si è prepato per l’appuntamento e non ha sbagliato quasi nulla. Utilizzando la provata capacità di vendere per oro colato anche le menzogne, ha fornito le solite versioni piene di punti interrogativi e incongruenze, ma pretendere che si sbugiardasse da solo francamente è un pò troppo e dall’altro lato nessuno è stato capace di incastrarlo con le spalle al muro.
Così, al solito copione – le risposte erano prevedibilissime – ha potuto aggiungere quella fenomenale maestria mediatica che si nutre di battute e siparietti al limite del caricaturale. La stoccata diretta, il vocabolo desueto e lo scherzo volgarotto e politicamente scorretto (le scuole serali, sono andate avanti tutta la sera: pure la presa in giro a chi le ha fatte? ndr), capace di spostare l’attenzione e restare nella mente di chi ascolta. In questo è un numero uno assoluto. È un uomo di calcio Silvio Berlusconi ed aveva studiato la partita. È partito lento, ma già dalle prime battute ha dato la sensazione di esserci e di sapere come muoversi. Si è difeso con ordine. Ha schivato con estrema facilità l’insidia dei servizi e le domande di Giulia Innocenzi e Luisella Costamagna (sulla crisi negata e sull’Imu) e piano piano ha preso coraggio. Ha iniziato a tenere palla, si è difeso rallentando i tempi, senza mai chiudersi a riccio in difesa, ma anzi contrattaccando. Vi sembrerà la cronaca di un Barcellona Milan, ma, nel vedere “l’ospite sacrificale” farsi sempre più sicuro con lo scorrere dei minuti, l’immagine non appare così fuori luogo.
La temutissima corazzata di Santoro è rimasta sorpresa e sfilacciata, a tratti impacciata. Imbrigliata tra la voglia di marcare la differenza da altri e più addomesticati intervistatori, il non gettare tutto in rissa e la frenesia che pervade chi è, o crede di essere, il più forte. L’ansia del pugile che una volta sul ring si accorge di non riuscire a trovare il colpo buono per il Ko, o anche solo per far male e si fa stringere alle corde. Abbracciato a un avversario esperto che sente il vantaggio psicologico di non avere molto da perdere.
A parte la dibattutissima Imu, le tematiche sono rimaste molto superficiali e vaghe. Per larghi tratti si è parlato di dati economici contrastanti e rimasticati, conditi da una generale inesattezza, che molto poco potevano portare in termini di risultato. Nel senso che Berlusconi aveva modo di spaziare in lungo e in largo su argomenti che tutti conoscono e ieri sera non interessavano davvero nessuno. L’unica cosa che ogni spettatore voleva vedere era il sangue. L’anziano “dittatore” che perde le staffe e fugge via lanciando insulti e affermazioni deprecabili infarcite di gaffe. Ma nulla di tutto ciò si è verificato.
La puntata, apertasi con Berlusconi pronto a ironizzare sulla sua età e con Santoro intenzionato a toccarlo sul vivo, si è chiusa allo stesso modo, con una caduta di stile finale del conduttore. Ci mancava che gli urlasse: “tanto sei vecchio, sei un vecchiaccio”. Ma era il sintomo incontenibile della rabbia per lo scontro andato male, che il Cavaliere peraltro ha subito rigirato contro di lui: “mi sto divertendo un mondo nel vederla così in difficoltà”. Brutta bestia Berlusconi. Soprattutto se lo affronti pensando sia finito. E se invece della lucidità ti affidi al cuore, credendo che basti perché tutti sanno chi è e cosa rappresenta.
Il problema è che può parlare per ore. Quindi la tattica, semmai, era quella di mettere sul piatto dati certi e fatti chiari, incrociandoli con dichiarazioni passate per dimostrarne la palese falsità. Il tentativo francamente non è ben riuscito. Innocenzi e Costamagna hanno provato, ma hanno solo offerto la sponda per una serie di lunghissimi sermoni e di scaricabarile sull’operato del governo Monti. Forse Santoro avrebbe dovuto ricorrere prima alla professionalità di Gianni Dragoni – una bibbia sulle vicende Alitalia e su tanti altri argomenti – anziché lasciarlo a marcire sull’impalcatura, ma la trasmissione è sfuggita anche a lui. Nemmeno la Merkel ha fatto tremare l’ex premier, che l’ha dribblata come se nulla fosse.
Andati a vuoto i primi assalti il giornalista salernitano ha iniziato a capire cosa stava accadendo ed ha chiamato l’artiglieria pesante. Ma Travaglio nel primo pezzo – su scandalo donnine e Monti – non è stato il solito schiacciasassi. Non ha morso come al solito, sembrava insolitamente meno graffiante, come a disagio, a corto di brillantezza. Tanto che le conclusioni sono state più che altro una serie di considerazioni – tra l’altro giustissime – venate da una sorta di malinconia per quello che sarebbe potuto essere il nostro Paese con una politica diversa. Il secondo monologo è stato più simile al solito, ma senza toccare le vette abituali.
E così è partita la inattesa controffensiva di Berlusconi. Prima ha attribuito l’assunzione di Travaglio al suo giornale ad una raccomandazione di Giovanni Arpino e gli ha addossato la rottura con Montanelli. Poi in una lettera, non si sa bene scritta da chi, ha ripercorso le condanne per diffamazione del vicedirettore de Il Fatto Quotidiano. Con gusto il Cavaliere si è messo a snocciolare le condanne (quasi tutte in sede civile) subite da Travaglio che sulle prime ha dato l’impressione di accusare non poco il colpo (d’altronde di solito è lui che snocciola le condanne, non viceversa). Specie quando il creatore di Mediaset ha fatto il gesto plateale di pulire la sedia su cui era seduto il giornalista.
Difendere Marco Travaglio non è necessario, la sua carriera parla da sola e la sua bravura è indiscussa e unanimemente riconosciuta. Vale comunque la pena di ricordare che per un giornalista, soprattutto se impegnato nella cronaca giudiziaria, incorrere in una querela è cosa normalissima e quantomai facile. La mossa di Berlusconi però ha fatto letteralmente infuriare Santoro che ha perso le staffe, rifiutando di dargli la mano e rinfacciandogli l’accordo stretto prima della puntata: non parlare di processi. Che anche a Servizio Pubblico vengano stabiliti degli accordi segreti, la dice davvero lunga su quali e quante possano essere le clausole decise prima dei talk show politici. Viene da chiedersi se ha senso accendere la tv. Comunque, Berlusconi si conferma, ancora una volta, come un uomo spietato per il quale in guerra e in amore (fa ridere a dirlo) tutto vale. Come ne “la guerra di Piero”, infatti, il Cavaliere non ci ha pensato un secondo e a fronte della “premura” usata dall’altro ha subito fatto fuoco.
La mossa, che ha segnato il punto di tensione massima, ha annullato tutto il resto. Tanto i rilievi di un’imprenditrice che il fondatore del Pdl non ha fatto che assecondare, quanto le rivelazioni di Tremonti sulla lettera della Bce, in realtà, partita da Roma. Un asso nella manica tutto da provare che non ha scalfito l’imperturbabilità di Berlusconi. Nello scontro di uomini – non nei concetti – andato in onda su La7, il Cavaliere ha prevalso mantenendosi più freddo e più lucido. Le uniche intemperanze sono state con il pubblico, con cui ha polemizzato arrivando addirittura a zittirlo alzando la voce e scagliandosi nell’attacco al comunismo, uno dei suoi cavalli di battaglia. Ma è stato forse l’unico attimo in tutta la sera in cui Berlusconi ha perso il sorriso a dentiera spianata.
Ha capito da subito cosa avrebbe potuto significare per lui sfidare il nemico in casa. Lo ha voluto a tutti i costi e certo ha dimostrato coraggio. preparato da vent’anni ad ogni critica potesse essergli mossa, si è rodato nelle precedenti uscite – pensate a Giletti – giungendo in gran forma. Ha accettato il rischio di perdere definitivamente, ben sapendo di poter raddoppiare una posta in gioco altissima. Servizio Pubblico potrebbe far dimenticare tante cose e portare nuovi voti.
Ma soprattutto chi lo considerava finito dovrà ricredersi: adesso il caimano è tornato davvero.
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GIORNALISTA VENDUTO SPERO CHE I TUOI FIGLI ABBIANO QUELLO CHE HAI PREPARATO PER LORO, BUGIE, RUBERIE E UN MONDO DI STRONZI CHE GLIELO METTONO CHISSADOVE!^^
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Non mi pare che il giornalista sia “venduto”, come ogni buon giorlalista ha esposto la propria opinione supportandola con fatti. si chiama argomentazione. ho letto più o meno quello che tutti abbiamo pensato ieri sera. Ci siamo sintonizzati sperando che Santoro facesse piangere Berlusconi in diretta. un Berlusconi che credevamo e speravamo stanco e indebolito. Di fatto si è rivelato impossibile da mettere al muro sul piano razionale (ma lo è sempre stato). Credo che dopo ieri sera chi già detestava Berlusconi lo detesta come e più di prima e chi già si beveva le sue panzane se le beve come e più volentieri di prima. Nulla di nuovo. E proprio qui sta il problema. Non è tanto il fatto che B. possa vincere le prossime elezioni che mi preoccupa (e ormai mi comincia a preoccupare davvero). Quanto il fatto che si sia tornati alla vecchia contrapposizione tra berlusconiani e antiberlusconiani, permettendo al vecchio fantasma di passarsi una mano di stucco sullo scheletro e rientrare nelle nostre case infestando gli schermi ancora una volta. In questi due anni è cambiato tutto perchè non cambiasse niente. per quanto ancora abuserà della nostra pazienza? anzi, per quanto ancora lasceremo che ne abusi? Credo che nella sua ridicola continua commedia lui dimostri di essere in fondo più “vivo” di quanto non lo siamo noi tutti spettatori. Alla fine il vecchio attore si trascina sul palco e noi che lo critichiamo stiamo sotto in platea a ricevere gli sputi del soliloquio…
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Se stai parlando con l’autore dell’articolo temo tu abbia sbagliato bersaglio: l’analisi è sicuramente molto soggettiva, ma i fatti enumerati calzano.
E, credimi, è avvilente.
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Ottima analisi, sono daccordissimo, purtroppo !!!
Ieri sera il Berlu si e’ difeso benissimo, ripeto, purtroppo…
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Ma che trasmissione hai visto? Berlusconi è stato umiliato in diretta tv , riuscendo solo a sviare le domande che gli venivano poste, in maniera evasiva o con stupidi sorrisetti e battute da bambini dell’asilo. come diavolo si fa a dire che ne è uscito indenne o addirittura che ha tenuto testa alla trasmissione?
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grande analisi putroppo molto vera. Santoro e company hanno perso una grande occasione hanno fatto guadagnare al loro peggior nemico 2 punti, Sicuro non è finita qui…
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non ho letto tutto l’articolo perchè a quanto sembra dai primi paragrafi che sia un elogio al nano di plastica. io sinceramente ho visto un umiliazione di un uomo, deriso e sbeffeggiato per le sue risposte ovvie, prevedibili e assurde nonché per il suo comportamento a dir poco immaturo. Non so se abbia guadagnato punti ma sicuramente il mio voto contrario è stato confermato e sottolineato. A parte Servizio Pubblico nelle altre trasmissioni vedo solo uno che viene sbeffeggiato da tutti i conduttori (a parte la d’urso ovviamente) e pubblico che continua ad affermare il falso convinto che la gente possa credergli ancora!! io faccio parte di quelli che hanno il fardello della sua prima elezione e non so quante volte me ne sono pentito… tifoso della sua squadra ma grazie a dio prima di tutto SONO UN ITALIANO non cieco e non sordo!!
DITE LA VOSTRA CHE IO DICO LA MIA!!!
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