Berlusconi, tra vecchie incoerenze e "nuove" alleanze. E anche Renzi lo scarica
La Lega, c’è da dirlo, per lo meno è stata coerente: ha sempre criticato e fatto opposizione al governo Monti. Così altri partiti che non hanno appoggiato la maggioranza. Il Pdl invece no: i provvedimenti dei Professori li ha sempre votati tutti, almeno fino alla crisi di governo, quando i tecnici sono diventati improvvisamente il male di questo Paese, coloro che riconsegnano un’Italia peggiore di quella lasciata da Silvio Berlusconi.
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Ma il Pdl, dov’era? Un controsenso che spinge a chiedersi dove fossero il partito e il suo fondatore quando si trattava di votare norme e leggi che avrebbero portato il Paese in un baratro di gravità mai visto prima. Nessuno le valutava e tutti le votavano? Oppure – viceversa – tutti le valutavano e quindi le votavano? Delle due l’una: quello di Berlusconi è un bluff.
L’importante è partecipare. Il Cavaliere, infatti, adesso spera che la tredicesima in bustapaga falciata dalle tasse e un anno di passione e sacrifici per gli italiani, possano far dimenticare le olgettine, Ruby, i processi, le barzellette, le bestemmie, le corna, le gaffes viste nel passato, assicurando a Berlusconi se non la rielezione, quantomeno una onorevole sconfitta. E in un’Italia dalla memoria corta, sempre attenta al portafoglio, l’eventualità non è remota. L’importante, in fondo, è esserci e partecipare. Con i grillini in campo, a ben guardare, vincere a questa tornata sarebbe un calvario: meglio lasciar fare a Bersani ma senza cadere fuori dal ring e tentando di risollevare le sorti del match, in termini di percentuali e voti.
La partita sulla Lombardia. E la Lega – sotto questo aspetto – sarà fondamentale: il do ut des, la Regione Lombardia. Se Maroni la conquistasse, sarebbe il grande riscatto del Carroccio, mai riuscito allo stesso Bossi. In cambio, il Pdl chiede un solido appoggio in Parlamento. «Con la Lega – ha detto ieri Berlusconi – l’alleanza non è mai venuta meno, stiamo cercando di risolvere il problema della Lombardia, che discende dall’alleanza a livello nazionale. Abbiamo deciso di sederci ad un tavolo per affrontare il problema a livello nazionale, e poi penseremo a quello lombardo, ma non vedo possibilità di contrasti». L’impressione, in realtà, è che si stia facendo l’esatto contrario: dateci la Lombardia, vi sosterremo anche in Parlamento.
Renzi scarica il Cav. E una battuta, infine, ieri il Cavaliere l’ha dedicata anche al sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Sarebbe proprio lui – chissà – il successore liberale tanto sognato da Berlusconi: «Se Renzi volesse venire con noi, sappia che ai liberali tengo sempre la porta aperta». Ma il diretto interessato, tramite Facebook, lo scarica senza troppi complimenti: “Caro Presidente Berlusconi, te l’ho già detto due volte di persona. Le cose si possono comprare, le persone no. Non tutte almeno. Io no. Se hai lasciato le porte aperte per me, accetta un consiglio: chiudile! Non servono. Ciao.”
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