Controlli ginecologici invasivi, la protesta delle attiviste cinesi
Una protesta modesta: circa 10 studentesse universitarie con indosso cappotti invernali hanno agitato cartelli e striscioni nei pressi dell’ufficio governativo della città di Wuhan. Le attiviste hanno protestato contro uno dei requisiti richiesto per accedere ai lavori di servizio civile, ovvero delle visite ginecologiche invasive. I manifestanti di Wuhan si sono uniti, idealmente, agli attivisti di tutta la Cina, nonostante la linea dura del governo contro le proteste pubbliche. Una protesta che si inserisce nella lotta contro la diseguaglianza di genere e sul luogo di lavoro.
“E’ in aumento in questi ultimi anni – ha precisato al Guardian Geoff Crothall, direttore delle comunicazioni del China Labour Bulletin – il numero delle donne nei gruppi sociali e nella società civile che chiede il cambiamento”. I regolamenti per il servizio civile, in vigore dal 2005, impongono che le donne si sottopongano a test invasivi per le malattie sessualmente trasmissibili e per i tumori maligni. Le candidate sono state obbligate, inoltre, a fornire informazioni sui loro cicli mestruali.
Una foto, apparsa sul quotidiano cinese Legal Daily, mostra sette donne in piedi davanti a un ufficio del governo provinciale con le braccia incrociate, mentre indossano mutande giganti con la scritta “esaminare” e una linea rossa sulla parola. Nell’estate scorsa, gli attivisti di Guangzhou hanno protestato contro la mancanza di bagni pubblici femminili, occupati da alcune bancarelle maschili. Gli amministratori locali hanno assicurato che avrebbero provveduto alla loro rimozione, ma simili proteste a Pechino sono state soppresse.
Altrove, circa 20 donne in tutto il paese si sono rasate i capelli in segno di protesta contro le norme discriminatorie per l’ammissione ai college. Alcuni dipartimenti universitari hanno chiesto punteggi più alti alle donne rispetto agli uomini, apparentemente per bilanciare il numero delle iscrizioni.
Domenica scorsa si è registrato un record assoluto di 1.120.000 persone che hanno fatto richiesta per sostenere l’esame, notoriamente molto complesso, di servizio civile, 150mila domande in più rispetto al 2011. Mentre il numero dei laureati in Cina aumenta, a crescere è anche la competizione per accedere ai posti di lavoro più prestigiosi.