Ora il Pdl punta al voto subito per salvare il partito
- Paolo Ribichini+
- 16 Novembre 2012 Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard
Elezioni anticipate? Berlusconi e Alfano ci stanno pensando. Magari mandando a casa in anticipo Monti con una mozione di sfiducia. Visto l’inarrestabile crollo nei sondaggi, il Pdl può tentare l’unica strada possibile per salvare il salvabile: il voto a febbraio.
“Vogliamo l’election day”. È stato il governo e lo stesso Bersani a fornire l’assist per il Pdl. Tutto ha avuto inizio quando, qualche giorno fa, il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, ha fissato la data del voto in Lombardia e Lazio: 10 e 11 febbraio. Poi le dichiarazioni di Bersani hanno fatto il resto: “Mi pare una decisione sensata. D’altronde non credo si potessero lasciare regioni così importanti senza Governo”. Un boomerang che è ritornato al mittente. Il giorno dopo, infatti, Alfano spiega: “No al voto separato tra politiche e regionali. Speriamo che il governo metta un freno alla tassa che il Pd vuole imporre agli italiani”, intendendo per tassa “il costo di 100 milioni di euro”, tanto costa, secondo il Pdl, la scelta di votare su due date.
Questa necessità impellente. Ma appare strano che proprio ieri il Pdl ha sentito la necessità di un election day, possibilità che si è presentata più volte (l’ultima volta con il referendum sull’Acqua pubblica) e che il Pdl ha sempre cercato di evitare (insieme alla Lega) per ovvi interessi politici. Oggi l’election day fa comodo per limitare i danni, non solo in termini numerici. Altro che risparmio. Il timore nelle fila del centro-destra è che una batosta nelle due più importanti regioni italiane, possa influenzare le elezioni politiche che si dovrebbero tenere solo due mesi dopo, in aprile.
Salvare voti e partito. C’è poi un altro aspetto che Alfano ha ben chiaro. Una sconfitta nel Lazio e in Lombardia potrebbe provocare un terremoto interno al partito che, a sua volta potrebbe mettere in discussione la leadership e la stessa tenuta del Pdl a causa di probabili “fughe” di massa verso altri partiti.
Quel voto anticipato che limita i danni. Meglio quindi accorpare. Ma quando? Per Alfano è preferibile mettere fine il prima possibile all’agonia. Quindi meglio anticipare le politiche che posticipare le regionali, lo ha detto anche Bersani. Il motivo è semplice: se il Pdl non riesce a contenere l’emorragia di voti che si stanno indirizzando verso Grillo e il suo MoVimento, meglio “fotografare” l’attuale 15% che il partito – secondo i sondaggi – conquisterebbe oggi nelle urne – invece di arrivare ad aprile e di ritrovarsi sotto quota 10% e con un Grillo che avrebbe a quel punto fagocitato il partito.
Sfiduciare Monti e recuperare i voti dell’anti-politica. E, visto lo scontento crescente verso la politica e verso il governo dei tecnici, potrebbe essere una mossa azzeccata quella del Pdl di sfiduciare Monti. In questo modo è probabile che il partito di Alfano possa recuperare un po’ di voti dall’anti-politica imperante.
Quei 10 milioni “che (non) fanno la differenza. ersani, ora, si ritrova stretto in un angolo. Non gli conviene dire – come, ahilui, ha già fatto – che “non sono 10 milioni a fare la differenza”. Forse la differenza non la fanno per davvero, ma quanti italiani possono accettare “uno spreco così” in tempi di crisi? E non può nemmeno chiedere di far votare anche le regionali ad aprile, visto che solo due giorni fa si congratulava con il governo per aver deciso di anticipare il voto per il Lazio e la Lombardia.
Voto subito? Con il Porcellum. Sul piano comunicativo a Bersani non resta che giocarsi la carta della legge elettorale. Se il Pdl dovesse sfiduciare Monti si andrebbe a votare con il Porcellum che tutti vogliono cambiare a parole, ma nessuno nei fatti. Su questo punto il segretario Pd potrebbe giocarsi la sua carta in termini di comunicazione per costringere il Pdl a lasciare che la legislatura termini naturalmente in primavera, anche per posticipare il più possibile la probabile (ma non sicura) uscita di scena di Mario Monti.
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