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Diritto di critica | November 25, 2024

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Primarie col trucco. E Renzi chiede aiuto al Garante della Privacy

Grande confusione nel Pd. Tutti felici e contenti dopo l’approvazione delle regole per le primarie durante l’ultima assemblea del Pd. Matteo Renzi si può candidare. Uno strappo alla regola visto che lo Statuto del Pd prevede che il candidato democratico alle primarie di coalizione sia il segretario. Ma se da una parte il Pd permette a Renzi di correre (tanto lo avrebbe fatto comunque fuori dal partito), ecco spuntare una norma che non si era mai vista in sei anni di primarie: il registro dei votanti.

L’Assemblea che non ha deciso. Tutti d’amore e d’accordo dopo il voto dell’Assemblea. “Era quello che avevamo chiesto e abbiamo ottenuto grazie alla nostra determinazione e alla complicità delle persone ragionevoli intorno a Bersani”, commentava a caldo Roberto Reggi, organizzatore della campagna di Renzi. “È stato un capolavoro di democrazia. Il Pd si conferma l’unico grande partito in Italia capace di discutere e decidere sul serio”, sorrideva Bersani. Ma in realtà in quell’Assemblea non si era deciso un bel nulla.

Chi non vota al primo turno, può votare al secondo? Il primo punto della discordia sono le modalità di partecipazione che sono soggette a varie interpretazioni. “Possono partecipare le elettrici e gli elettori che dichiarano di riconoscersi nel manifesto politico dell’Alleanza. L’iscrizione all’Albo potrà avvenire da tre settimane prima delle primarie fino al giorno del voto”, si legge sul documento approvato. Ma se per Enrico Letta e Rosy Bindi per “giorno del voto” si intende esclusivamente quello del primo turno, per Renzi e i suoi l’iscrizione riguarda sia il primo che il secondo turno, in quanto non è affatto specificato nel testo. Ma l’Assemblea ha anche incaricato il segretario Bersani di discutere con gli alleati la definizione dei regolamenti “elettorali”. In pratica, secondo gli ex popolari, si darà diritto di voto al secondo turno agli elettori del primo e alle persone che dimostreranno di essere stati impossibilitati a votare al primo perché all’estero o per malattia. Un’interpretazione restrittiva che ha mandato su tutte le furie Renzi.

“Il Pd viola la privacy”. Così, ha dato mandato ad un pool di avvocati, guidati da Giacomo Bei, di presentare un ricorso al Garante della Privacy riguardo l’obbligo di sottoscrivere un “Appello del centrosinistra” per poter iscriversi alle primarie e partecipare alla consultazione. Una scelta che era stata apostrofata dallo staff del sindaco di Firenze come “una porcata” che di fatto restringe il bacino degli elettori che dovranno essere particolarmente motivati ed informati sulle modalità di registrazione. Una situazione che, come prevedono i sondaggi, avvantaggia Bersani.

E pensare che si tratta di semplici primarie (si voterà il 25 novembre) per stabilire chi dovrà – forse – sedere a palazzo Chigi in caso di vittoria. Eppure si respira un clima di sospetti e veleni come se questo voto fosse lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo, dove c’è in ballo la sopravvivenza di un partito che, almeno a guardare i sondaggi, gode di ottima salute.

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Comments

  1. emilio barone emiliobarone1@alice.it

  2. In Inghilterra si scrive “privcy” e si legge “privaci”, serve per tutelare la riservatezza. In Italia si scrive “privacy” e si legge “praivaci”, serve per coprire i mestatori e la mafia.