La nuova legge elettorale? Peggio del Porcellum
La legge elettorale che sta per essere approvata è un grosso bluff. “Dobbiamo trovare un sistema che consenta governabilità ma che permetta anche ai cittadini di scegliere i propri governanti”, si era ripetuto come un mantra a destra come a sinistra. Ma questa nuova legge, assurda per complessità più del porcellum, garantisce di poter scegliere i propri governanti ma non consente affatto di definire una chiara maggioranza in Parlamento.
Una legge per (non) governare. La nuova legge, non ancora approvata, prevede un sistema proporzionale (si vota la lista del partito che si vuole appoggiare) con voto di preferenza (si può scegliere il nome del candidato in una lista, diversamente dalla legge attuale). Insomma, nulla di nuovo. Anzi, un ritorno al passato, cioè alla legge elettorale in vigore in Italia fino al 1993, quando i cittadini decisero di mandarla in cantina con un referendum in favore di un sistema uninominale che garantisce decisamente migliore governabilità e maggioranze già definite con il voto. Il Pd, il partito che più rischia di rimetterci dall’approvazione di questa nuova legge, lo sa bene. Per questo ha chiesto – ed in parte ottenuto – il cosiddetto correttivo: un premio al partito o alla coalizione che prenderà più voti. Dopo varie trattative si è giunti al compromesso: il premio sarà del 12,5%. Non certamente un numero a caso. Infatti, il Pdl – che ha ancora oggi in Parlamento la maggioranza relativa – si è guardato bene di regalare la vittoria al centro-sinistra. E forse lo stesso centro-sinistra vuole vincere le prossime elezioni ma non vuole governare autonomamente.
Un calcolo ad partitum. Il calcolo è semplice. Oggi il Pd oscilla tra il 26 e il 27% nei sondaggi. Sel, Psi e forse Di Pietro (che dopo essersi mascherato da Masaniello di Montecitorio sarebbe pronto a tornare alla “Casa del Padre”), raggiungono insieme l’11%, o poco più. Facciamo quindi la somma: 26+11=37. Aggiungiamo, quindi, il premio di coalizione: 37+12,5=49,5. In pratica, per un soffio, il centrosinistra non raggiungerebbe la maggioranza assoluta in Parlamento. A quel punto, non resterebbe dopo il voto altro che chiedere aiuto all’Udc che, nonostante le rassicurazioni di Bersani, sembra allontanarsi sempre più dal Pd, forse attratto anche dalla prospettiva di un nuovo centro-destra senza Berlusconi.
La strada per un Mario Monti bis. Insomma, con questa nuova legge elettorale, la coalizione numericamente più forte e con la vittoria in pugno, dopo il voto del 2013 potrebbe non riuscire a mettere su un governo. “È colpa della balcanizzazione del Parlamento”, si spiega in varie trasmissioni. È vero. Ma è anche vero che paradossalmente la legge elettorale che ora si sta per mettere in soffitta garantisce una governabilità ben maggiore. A rivelarlo è Termometro Politico, testata online che pubblica vari sondaggi e analisi sulla politica. Il centro-sinistra, anche senza Di Pietro, prenderebbe 346 seggi alla Camera con una maggioranza a 255, e 179 al Senato, con una maggioranza 158 (più i voti dei cinque senatori a vita). Con la nuova legge elettorale, invece, il centro-sinistra (senza Di Pietro) si fermerebbe a 280 alla Camera (qui otterrebbe una risicata maggioranza), mentre rimane sotto la soglia di 158 al Senato, raccogliendo solo 148 seggi. Un magro risultato che stranamente non fa gridare a Bersani “E’ uno scandalo!”. Chissà, forse così fa comodo a tutti: primarie inutili e Mario Monti bis.
Twitter: @PaoloRibichini
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@ “37+12,5=49,5. In pratica, per un soffio, il centrosinistra non raggiungerebbe la maggioranza assoluta in Parlamento. ”
Secondo altri sondaggi (Termometro Politico), PD+SEL+PSI+IDV sarebbero al 40.2+12,5= 52,7.
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Sì, è probabile che i miei dati fossero stimati per difetto. Ma con il 52,7% significa avere alla camera 10-12 deputati in più sopra la soglia di maggioranza, 5-6 al senato. Insomma, una maggioranza comunque difficile da gestire e nuovamente governi traballanti.
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