Siria, fuoco sui civili tra sanzioni e no-fly-zone - Diritto di critica
- Sirio Valent+
- 15 Ottobre 2012 Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard
Damasco spara sui rifugiati. Sul confine turco, a colpi di mortaio, anche a costo di scatenare le rappresaglie di Ankara; sul confine giordano, sparando sui convogli di disperati che cercano oltre frontiera la salvezza dagli scontri. Il Cnl siriano non fa di meglio: decine di cadaveri sono stati scoperti intorno alla capitale, non si sa se vittime di fuoco incrociato o esecuzioni di “traditori”. La diplomazia impone nuove sanzioni: ma la pace non arriva, le divisioni aumentano.
L’Unione Europea ha imposto nuove sanzioni alla Siria: blocco dei conti di alti personaggi del regime, via libera ad ispezioni e fermi su navi e mezzi di trasporto siriani in acque internazionali, sanzioni economiche alla compagnia aerea Syrian Europe Airlines. E’ il 18esimo pacchetto di sanzioni approvato dall’Ue contro la Siria, senza significative variazioni sul tema. E non basta, perché l’embargo non è condiviso da Russia e Iran. Gli sforzi diplomatici di Terzi e colleghi finiscono nel vuoto: Lavrov fa orecchie da mercante, e restano “alcune divergenze di valutazione” sul dramma siriano.
“Tutti i diplomatici devono capire che non è pensabile un futuro della Siria con l’attuale regime. Dopo 17 mesi di repressione – e guerra – si può trattare solo sul come e sul quando finirà il governo degli Assad”. Parole di padre Paolo Dall’Oglio, gesuita espulso quest’anno dal Paese mediorientale dopo 20 anni di opera missionaria a Deir Mar Musa. La sua intervista, raccolta da Lettera22, è illuminante. Le linee di divisione della Siria si stanno allargando, sostiene Dall’Oglio, perché le diplomazie occidentali tentano di separare Damasco dalla sfera d’influenza di Russia e Iran; un’operazione che non porta null’altro che altre divisioni, territoriali e confessionali, su un popolo già stremato.
Sui confini si continua a sparare. Non tra eserciti, o tra esercito e ribelli: ma tra gruppi armati e civili. Secondo l’Hrw, Damasco impiega bombe a grappolo sui civili: sul confine sudorientale, fonti giordane parlano di 400 profughi in fuga colpiti dal fuoco di mortai e cannoni. Decine i cadaveri di civili scoperti nei pressi della capitale, in una fossa comune: non è ancora chiaro se si tratta di esecuzione di massa o di vittime “collaterali” degli scontri. L’unica minaccia militare ad Assad, al momento, viene dalla Turchia: Ankara ha chiuso il proprio spazio aereo e minacciato “ritorsioni” se verrà violato da colpi di artiglieria o caccia: è l’unica protezione militare per i 100mila profughi siriani rifugiati nei 12 campi allestiti in questi mesi in Turchia.
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Ottobre 15, 2012
PierpaoloLa rivolta siriana non vince.
Ad ogni giorno che passa aumenta la possibilità che il Presidente Assad riesca a concludere il proprio mandato, nel 2014, con le redini del potere in mano.
Chi avesse voluto sinceramente una maggior democrazia in Siria avrebbe fatto meglio a partecipare alle elezioni politiche del 2012. Anche perdendole.
Nel 2014, se anche Saad non si presentasse, vincerebbe sicuramente il candidato da lui indicato.
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