"La Tunisia verso una nuova dittatura", è già la fine per la Primavera Araba?
Sono stati due testimoni, in maniera diversa, delle rivolte dei Paesi arabi dell’anno scorso. Ora, nell’ambito del festival Con-vivere di Carrara (Ms), dedicato quest’anno ai popoli del Mediterraneo, raccontano com’è e come potrebbe diventare la situazione in Libia, Tunisia, Egitto. Il giornalista libico Farid Adly e la blogger tunisina Leena Ben Mhenni tradiscono una certa preoccupazione negli occhi, e mentre si riflette su come i media abbiano in parte abbandonato l’argomento “Primavera Araba”, il pensiero torna a mesi fa, quando le rivolte hanno scosso tutto il mondo arabo, e non solo.
Farid vive e lavora da molto tempo in Italia e non ha potuto mettere piede in Libia per sedici lunghi anni, a causa delle censure subite dalla stampa; poi, dopo quasi mezzo secolo di dittatura il popolo si è svegliato: «Non è stato facile combattere per la libertà, a Bengasi i carri armati sono arrivati a 500 metri dalla casa di mia madre e so quanto la mia gente ha sofferto». A chi gli domanda quale sia il futuro della Libia e dei suoi vicini lui risponde sempre allo stesso modo: «Dall’esterno l’Occidente critica i nuovi governi e il ritorno di un certo fondamentalismo religioso, ma dovete darci del tempo. La Libia ha l’ultima occasione per ricostruirsi e godere alla pari con le potenze straniere delle risorse che possiede, petrolio in testa. Certo, c’è molto da fare, ma il popolo libico e le sue esigenze non potranno più essere ignorati».
In Tunisia, invece, le speranze di libertà si stanno nuovamente affievolendo. Leena Ben Mhenni è un fiume in piena mentre parla del suo popolo. 29 anni, insegnante di linguistica all’Università di Tunisi, la blogger ha raccontato sul web la rivoluzione del Paese, e ha raccolto la sua testimonianza nel libro “A Tunisian Girl”. Nel 2011 è stata candidata al Premio Nobel per la pace: «Ma il mio è un piccolo merito, la rivolta è partita dalla piazza, con il sacrificio di Bouazizi. Ora però stiamo tornando indietro – avvisa – e i segnali ci sono tutti». Il governo provvisorio in carica, il cui mandato scadrebbe il 23 ottobre prossimo, ha il compito di condurre il Paese nell’attesa che venga scritta una nuova Costituzione, ma il popolo è deluso dalle promesse di libertà finora non mantenute: «I giovani continuano ad emigrare dalla Tunisia, e le donne scendono in piazza perché nessuno ha ancora fatto niente per loro. In molte città manca l’acqua, mancano le infrastrutture, e la gente minaccia una nuova sollevazione». Il tono di voce di Leena si fa più deciso, le mani inanellate si agitano nell’aria: «I giornali non ne parlano, ma da noi sta tornando una vera e propria dittatura. In questi giorni la polizia è stata protagonista di episodi di violenza inaudita, anche a danno delle donne. So, per esempio, di una ragazzina stuprata fuori da un locale perché giudicata vestita in modo inappropriato, troppo all’occidentale».
La libertà da queste parti è quindi ancora un miraggio, l’oscurantismo religioso sta colpendo di nuovo anche gli uomini di cultura, gli ideali messaggeri di rinnovamento; come un gruppo di pittori denunciati per la presunta blasfemia delle loro opere: rischiano fino a sette anni di carcere.
Come non rendere vane le Primavere Arabe dunque? E come fermare le atrocità della Siria, ignorate dal mondo? «Io cerco di aiutare i fratelli siriani che comunicano via Internet per far conoscere la loro battaglia, ma senza l’intervento dell’Onu e dei grandi della Terra sarà tutto inutile. Anche in Bahrein i cittadini vivono nella violenza da mesi, ma nessuno si muove». Il sole sta tramontando, ma per Leena e i giovani come lei la battaglia continua.
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Di bischerate se ne leggono ogni giorno a bizzeffe su tutti i media e non varrebbe neppure la pena di farci caso, ma quella riportata in questo articolo -che di bischerate ne colleziona una bella quantità- è davvero degna di nota. Cito testualmente: “Il governo provvisorio in carica, il cui mandato scadrebbe il 23 ottobre
prossimo, ha il compito di scrivere una nuova Costituzione,”
Par di capire che, secondo la brillante blogger tunisina, è il governo, e non l’assemblea costituente, che dovrebbe scrivere la nuova costituzione.
Una chiarezza d’idee che manifesta alla perfezione il grado di affidabilità delle informazioni contenute in questo articolo. -
Ho capito bene, quel’intervento dell’ONU cosa significa, per caso significa fare un’altra guerra? Adesso ho capito perché è candidata al nobel per la pace…
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