Sentenza Diaz, ora la Polizia dovrà cambiare
Ci ha messo 11 anni la magistratura a condannare i responsabili del massacro alla scuola Diaz di Genova, secondo l’adagio “La Divisa Non Si Processa” coniato da Ascanio Celestini. Anche grammaticalmente, è vero: la Cassazione ha confermato le condanne ai 5 dirigenti che depistarono le indagini della Magistratura, ma i 9 agenti (in divisa) condannati in primo grado per “lesioni aggravate” sono stati assolti per Prescrizione.
Chi invece non può uscirne intatta, adesso, è la Polizia stessa. Sono cadute le teste più importanti: Gratteri, Luperi, Canterini, Caldarozzi, rappresentano i Gotha dell’Anticrimine, la “Polizia Preventiva” degli anni di Piombo, le squadre mobili di Roma e di Genova. Gente che ha affiancato Antonio Manganelli per vent’anni e che ha guidato le indagini su Brindisi, sulla strage di Capaci, che ha collaborato all’arresto di Provenzano. E che erano presenti, e coinvolti, anche nei fatti di Val Susa, nel “saccheggio” di Roma del dicembre 2011 e sulla vicenda Spaccarotella-Sandri.
Guadagnucci, giornalista presente nella Diaz durante il pestaggio, indica una via possibile: “Serve un’Autorità esterna, indipendente alle Forze dell’Ordine, capace di condurre indagini sull’operato di polizia.” A chi gli obietta che questo è compito della Magistratura, si può dire che i legami tra poliziotti e magistrati sono stretti, spesso inscindibili: e l’obiettività delle indagini va a farsi benedire – depistaggi della Diaz lo dimostrano. Manca anche un reato di tortura, nonostante la ratifica italiana alla Convenzione dell’Onu sul tema (era il 1987). Questa sentenza manda al fresco gli uomini che ordinarono la “macelleria messicana”. Ora la Polizia dovrà ricostruirsi, trovare nuove teste da seguire. Sta alle forze democratiche impedire che lo faccia da sola, a modo suo – ossia opaco.
Basterà? Probabilmente no. Un’Autorità ha forza d’interposizione tra Stato e Cittadino solo nella misura in cui lo Stato glielo permette. E ad ordinare la Macelleria Messicana, furono pezzi dello Stato: tutt’altro che deviati, ma ben presenti nel Governo, e che dal Governo in carica (non solo nel 2001) ebbero via libera a “risolvere la situazione con forza”.
Per questo serve l’indignazione, serve il film di Daniele Vicari, serve ricordare le immagini di quella notte. Non pulite questo sangue, ma ricordatelo. E quando succederà di nuovo – perché il rischio ci sarà sempre, finché in una carica di Polizia sarà impossibile distinguere gli agenti e chiedere conto delle violenze assurde perpetrate – dovremo tutti esser pronti a scendere in piazza e gridarlo abbastanza forte da farci sentire.
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I crimini atroci perpetrati in occasione del G8 di Genova furono accuratamente predisposti dal Governo di Silvio Berlusconi. Andatevi a rivedere i telegiornali dei giorni che lo precedettero. Si voleva il bagno di sangue e il bagno di sangue ci fu.
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