Giornalismo ed equo compenso, il dietrofront degli editori che preoccupa il sindacato - Diritto di critica
Circa il 62% dei 27mila giornalisti freelance percepisce oggi meno di 5mila euro l’anno, ovvero meno di 420 euro al mese. “E’ inquietante che interferenze diverse, specialmente della Fieg, – ha sottolineato ieri il presidente della Fnsi Roberto Natale in una conferenza alla Camera – stiano bloccando in Senato, con il contraddittorio e inaccettabile comportamento del Governo, la proposta di legge sull’equo compenso, già approvata a unanimità in sede legislativa alla Camera”. La normativa contiene importanti novità per la tutela dei giornalisti autonomi. In pratica, viene istituita una Commissione per la valutazione dell’equità retributiva che aggiornerà un elenco di datori di lavoro che rispettano i requisiti di “equo compenso”. L’iscrizione a questo elenco sarà necessario per l’accesso ai contribuiti pubblici in favore dell’editoria. In questo modo, le testate che sfrutteranno i precari non potranno più accedere ai contributi pubblici. Una battaglia, quella per l’approvazione di una normativa sul giusto compenso per i giornalisti precari, sposata anche dall’Ordine dei Giornalisti e dall’associazione “Errori di stampa”.
La Federazione Italiana degli Editori non sembra voler consentire l’iscrizione dei freelance alla previdenza complementare, un punto sul quale la Federazione della Stampa non vuole derogare. “In caso di ostacoli ulteriori – ha precisato il segretario Franco Siddi –, le conseguenze e le sanzioni saranno inevitabili”. Nell’incontro, promosso alla Camera dal presidente della Commissione Lavoro, Silvano Moffa, insieme con i deputati Enzo Carra (relatore del provvedimento), Giuseppe Giulietti, Gampiero Cannella e il senatore Vincenzo De Vita, si è chiesto maggiore impulso per la conclusione del provvedimento al Senato. In una nota, diffusa dalla Fnsi, il Presidente Natale e il segretario Siddi hanno ribadito la necessità di una legge “che assicuri ai giornalisti precari e freelance garanzie di lavoro decoroso secondo i criteri di giustizia retributiva, condizione di liberazione anche da pressioni ingiuste e paure”.
La lotta al precariato giovanile passa anche dall’approvazione di una legge sull’equo compenso: “Il Governo – hanno spiegato Siddi e Natale – non può andare a Bruxelles e parlare di una presunta politica di lotta al precariato e per il lavoro ai giovani e poi tornare in Italia e fare esattamente il contrario. Avere rapporti trasparenti e fondati sull’equo compenso per i freelance – hanno aggiunto – dovrebbe essere un valore anche per le imprese editoriali e per la correttezza della stessa libera concorrenza. Ampi settori della Fieg fanno una brutale opposizione ideologica, impedendo addirittura di fare dei versamenti volontari ai giornalisti freelance per costruirsi un minimo di previdenza diretta. E’ una scelta scandalosa – hanno spiegato Siddi e Natale – che, se portata avanti, non potrà che avere pesanti conseguenze su tutti i rapporti tra parti sociali. E la previdenza della categoria non sarà in alcun modo il bancomat di editori che vogliono comportarsi da sciacalli”.