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Diritto di critica | November 22, 2024

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Viaggio in un centro per l'impiego. Un carrozzone che fabbrica (vane) speranze

Viaggio in un centro per l’impiego. Un carrozzone che fabbrica (vane) speranze

“Cerco lavoro, mi iscrivo all’ufficio di collocamento”. Una volta era così, oggi non più. Quelli che ora si chiamano centri per l’impiego sono oggi strutture inefficaci; molto spesso solo una perdita di tempo.

Vediamo cosa succede quando una giovane laureata e disoccupata si presenta ad uno di questi centri. Ci ho messo circa un paio d’ore per capire quale fosse il centro di impiego a cui il mio municipio fa riferimento. Comodamente situato poco fuori il centro abitato di Roma, praticamente impossibile da raggiungere con i mezzi, si trova in un posto desolato dove sono arrivata dopo venti minuti di macchina. Accanto ad un ristorante cinese trovo un cartello che indica che al primo piano sono situati gli uffici che stavo cercando.

Salgo le scale e davanti a me trovo una lunga fila di persone all’ingresso di un ufficio nel disordine più totale. Molti erano stranieri, trattati con una maleducazione non del tutto insolita negli uffici pubblici. Con una penna mezza rotta legata ad un lungo spago, tento di compilare la scheda che mi era stata consegnata per poi avviarmi verso la postazione dell’impiegata che aveva chiamato il mio numero. Mi siedo e mi guardo intorno. C’era ancora tanta gente in fila. L’ufficio però aveva già chiuso la porta prima dell’orario ufficiale. Volevano essere sicuri di non andare oltre l’orario lavorativo. D’altronde gli uffici sono aperti tutti i giorni dalle 9:00 alle 12:30. Una delle impiegate che si trovava dietro di me era più preoccupata a giocare ai Sims su Facebook piuttosto che chiamare chi era in attesa.

Finalmente, dopo un’ora di attesa è il mio turno per il “colloquio”. Inizio ad elencare i miei titoli di studio. Purtroppo lo schema preimpostato sul computer non li riconosceva tutti. Ne avevo troppi: basta elencare una laurea specialistica ed un master per mandare in tilt il sistema.

L’impiegata addetta al colloquio, valutando il mio CV, fatto solo di corsi di studio ma privo di esperienze lavorative, mi spiega immediatamente che non posso rientrare nella categoria disoccupati ma in quella degli inoccupati e quindi non ho diritto ad alcun sussidio. Sapevo però di aver diritto ad alcune agevolazioni e ho chiesto delucidazioni in merito. La mia domanda non era piaciuta all’impiegata che mi ha semplicemente risposto: “Io sono qui per trovare lavoro a lei e non per fare avere sconti alla gente”. Dopo aver insistito, ho scoperto che effettivamente la Provincia prevede per i disoccupati e gli inoccupati una serie di agevolazioni (es. il non pagamento del ticket per alcuni farmaci). Il resto dovevo scoprirlo da sola.

Finita l’iscrizione, l’impiegata mi informa che io avrei costantemente dovuto collegarmi al loro sito per controllare le offerte di lavoro. Una volta individuata quella adatta a me sarei dovuta nuovamente recarmi lì per fare una sorta di colloquio. Ma, allora, a cosa è servita l’iscrizione se poi il lavoro me lo sarei dovuto cercare da sola? Loro, a cosa servivano?

In conclusione del colloquio mi viene consegnato un depliant di un altro ufficio per l’impiego al quale mi l’addetta allo sportello mi consigliava di iscrivermi, raccomandandosi di tornare lì per avvertirli se avessi trovato lavoro perché avrebbero dovuto eliminarmi dalla lista.

Perplessa mi reco verso la porta. Sembrava tutto quasi un’offesa nei confronti di chi era lì nella speranza di trovare un lavoro e invece è lì di fronte a persone con un posto fisso, un buono stipendio, orari lavorativi da sogno ma che non sono neanche capaci di rispondere educatamente. Quella mattinata non è mai servita a nulla se non a constatare l’ennesimo spreco dei soldi statali buttati per mantenere in piedi un sistema del tutto privo di senso e nel quale lavorano persone che forse non sanno cosa significhi davvero essere disoccupato.

Comments

  1. MuttleyMu

    La mia esperienza in questo senso è un po diversa ma le riflessioni finali sono identiche alle tue.

    In pratica si tratta di uffici che con il lavoro non hanno niente a che vedere ma piuttosto con i sussidi e  la burocrazia relativa  alla disoccupazione. E dire che ame sarebbe bastato solo un po di orientamento, una consulenza di un esperto del mercato del lavoro

  2. le agenzie interinali e i corsi di formazione ,da queste ,tenuti hanno creato nuovi posti di lavoro per chi vi lavora .è un dato di fatto !