Macao, quel radical-chic che piace. Anche se è abusivo - Diritto di critica
Ciao ciao Macao. Dopo lo sgombero dalla Torre Galfa e l’occupazione di Palazzo Citterio, il collettivo artistico milanese leva di nuovo le tende e torna nel mondo dei comuni mortali, quello in cui occupare palazzi abusivamente è reato e non cultura. A sgombrare il palazzo settecentesco in zona Brera è stata all’alba di martedì la polizia in tenuta antisommossa, dopo tre giorni di occupazione: e i “lavoratori dell’arte” si sono chiusi in silenzio stampa per decidere le prossime mosse con cui portare avanti la loro battaglia. Una battaglia che, fino ad oggi, si è mossa sul sottile confine che separa la provocazione dall’illegalità, il buonismo radical-chic dalle effettive esigenze della cultura non solo milanese.
I rappresentanti del collettivo artistico milanese avevano infatti annunciato di voler creare «un luogo aperto, vivo e accessibile, dove l’arte venga vissuta come un bisogno primario dell’essere umano»: da qui, laboratori, workshop, momenti di confronto e concerti per tenere viva quella spinta spontanea e propulsiva dalla quale aveva preso il via il 5 maggio scorso l’occupazione della Torre Galfa – da anni abbandonata al degrado – che negli intenti dei “macachi” sarebbe dovuta diventare un centro stabile di sperimentazione culturale, sociale ed artistica. Un progetto che avrebbe potuto essere condivisibile – ha infatti ricevuto il plauso di diversi esponenti culturali italiani, da Dario Fo al compositore Giovanni Allevi e al direttore del Piccolo, Sergio Escobar – se non fosse stato per un piccolo particolare: il palazzo occupato è di proprietà della famiglia Ligresti, non del movimento Macao. Come non è di proprietà del movimento Macao il Palazzo Citterio, dimora nobiliare settecentesca di proprietà del Mibac, abbandonata e occupata dal collettivo artistico come seconda base per portare avanti il progetto. E la questione ha assunto ben presto rilevanza nazionale, con posizioni opposte tra chi osannava l’audacia dei giovani artisti e chi invece ne condannava le modalità d’azione illegale. Segnale forte o reato?
Che all’arte spetti il ruolo di interrogare l’uomo e fornire nuovi modelli di analisi e interpretazione della realtà, talvolta anche in modo provocatorio, è ormai un dato appurato: ma quando la provocazione scivola nell’abusivismo, è ancora lecito parlare di cultura? I “macachi”, gli alternativi dell’arte, erano a tutti gli effetti abusivi. Ma mentre per altre realtà critiche cittadine gli sgomberi vengono effettuati di routine e spesso nel silenzio degli organi di stampa (basti pensare agli sgomberi forzati dei campi rom), nel caso di Macao si è cercato il confronto: la politica ha voluto il dialogo con l’illegalità, quel dialogo che chi opera nella legalità spesso fatica a trovare. Tanto più in ambito culturale, tanto più in un momento di crisi.
Se l’intento era far parlare di sé, di certo Macao vi è riuscito: il dubbio è se in questo modo si sia davvero portata l’attenzione sulla precaria situazione culturale e artistica in Italia. Dubbio lecito, dal momento che gli artisti di Macao non sono che una piccolissima – e fino a pochi giorni fa sconosciuta – fetta dell’associazionismo in campo culturale attivo sul territorio italiano, né ne rappresentano tutte le correnti o le ambizioni. Per ogni “macaco” che occupa abusivamente spazi non suoi, ci sono decine di associazioni che operano silenziosamente sul territorio cittadino rispettando le regole. E che non si sono certo viste offrire dal sindaco Giuliano Pisapia – come invece è successo a Macao quando il movimento era accampato alla Torre Galfa e poi in via Galvani – gli spazi dell’ex Ansaldo in zona Tortona, in barba ai bandi pubblici per l’assegnazione di spazi adeguati. L’offerta è tuttavia stata rifiutata, perché «Macao non intende essere un altro centro per le arti ma un nuovo centro per le arti, che reinventi le modalità di produzione e fruizione dell’arte e della cultura. Si pone dunque la necessità di mettere in discussione politiche culturali cittadine e nazionali, e scardinare metodologie di gestione delle risorse e degli spazi, pubblici o privati, per istituire invece la pratica del bene comune». Per questi “lavoratori dell’arte” la pratica del bene comune sembra passare meglio dall’abusivismo che dalle lentezze burocratiche e dalla costante scarsità di fondi con le quali devono sbrogliarsi tutti gli altri.
Ora che i collettivi di Macao sono di nuovo senza una casa, viene da chiedersi se cercheranno un nuovo Occupy o se invece prenderanno parte attivamente – e legalmente – all’esperienza culturale milanese. A cominciare, forse, da quelle “officine creative Ansaldo” che l’assessore alla cultura Stefano Boeri, sulla scia della protesta Macao, ha indetto dall’11 al 17 giugno per tutti i gruppi artistici interessati presso quell’area che Macao, solo pochi giorni fa, aveva rifiutato.
Twitter@balduzzierica
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Non confondere “immorale” con “illegale”. Tutto quello che dici è vero:l’occupazione era abusiva e c’è chi rispetta le regole. Ma i ragazzi del Macao hanno fatto un gesto eclatante proprio per uscire dal silenzio al quale sarebbero stati condannati. Grazie anche al loro contributo oggi il tema degli spazi alla cultura è più attuale di prima e solo questo è un gran merito che gli va riconosciuto. Ti ricordo che gli stessi partigiani erano abusivi e illegali, un reato non è per forza uno sbaglio.
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la questione é diversa,cioé: perché la politica cerca un dialogo non con chi opera nel rispetto delle regole,ma con chi – seppur con intenti nobili – le viola? sulle occupazioni il parere é personale,il paragone con la resistenza é fuori luogo perché non si parla, come allora, di non avere alternative legali…oggi le alternative ci sono,ma la politica ha cercato risposte per chi invece non le ha usate. il messaggio é che con la violazione delle regole si ottengono visibilità e plauso?
se poi l iniziativa macao avrà risvolti positivi per tutta la cultura milanese,staremo a vedere. ma il rischio è che si continuerà solo a parlare di macao, non anche di tutto il resto.-
Penso che la risposta sia proprio ‘si’. Giustissimo dire che bisogna portare avanti le proprie ragioni con entro la legge. Vero anche che se non si arriva davanti ad una troupe televisiva in questo paese non si esiste. E si arriva alla storia dell’uovo e della gallina.
Comunque… come è conciato Palazzo Citterio? Avete visto le immagini? Come se non avesse il tetto, vista l’acqua che entra nel palazzo. Senza questa intrusione io non lo avrei mai saputo… (certo ciò non giustifica etc etc…)
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Penso che la risposta sia proprio ‘si’. Giustissimo dire che bisogna portare avanti le proprie ragioni con entro la legge. Vero anche che se non si arriva davanti ad una troupe televisiva in questo paese non si esiste. E si arriva alla storia dell’uovo e della gallina.
Comunque… come è conciato Palazzo Citterio? Avete visto le immagini? Come se non avesse il tetto, vista l’acqua che entra nel palazzo. Senza questa intrusione io non lo avrei mai saputo… (certo ciò non giustifica etc etc…)
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Penso che la risposta sia proprio ‘si’. Giustissimo dire che bisogna portare avanti le proprie ragioni con entro la legge. Vero anche che se non si arriva davanti ad una troupe televisiva in questo paese non si esiste. E si arriva alla storia dell’uovo e della gallina.
Comunque… come è conciato Palazzo Citterio? Avete visto le immagini? Come se non avesse il tetto, vista l’acqua che entra nel palazzo. Senza questa intrusione io non lo avrei mai saputo… (certo ciò non giustifica etc etc…)
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Penso che la risposta sia proprio ‘si’. Giustissimo dire che bisogna portare avanti le proprie ragioni con entro la legge. Vero anche che se non si arriva davanti ad una troupe televisiva in questo paese non si esiste. E si arriva alla storia dell’uovo e della gallina.
Comunque… come è conciato Palazzo Citterio? Avete visto le immagini? Come se non avesse il tetto, vista l’acqua che entra nel palazzo. Senza questa intrusione io non lo avrei mai saputo… (certo ciò non giustifica etc etc…)
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Penso che la risposta sia proprio ‘si’. Giustissimo dire che bisogna portare avanti le proprie ragioni con entro la legge. Vero anche che se non si arriva davanti ad una troupe televisiva in questo paese non si esiste. E si arriva alla storia dell’uovo e della gallina.
Comunque… come è conciato Palazzo Citterio? Avete visto le immagini? Come se non avesse il tetto, vista l’acqua che entra nel palazzo. Senza questa intrusione io non lo avrei mai saputo… (certo ciò non giustifica etc etc…)
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La protesta non può prescindere dalla legalità, qualsiasi sia il suo scopo o la sua filosofia, se occupare una proprietà privata è illegale ”A meno che” allora tutto è relativo,
non si parcheggia in doppia fila a meno che vai di fretta, non si ruba a meno che stai morendo di fame, non si occupa una casa sfitta a meno che non ti puoi permettere l’affitto ecc ecc, e chi decide chi va in galera e chi no?
Non si prescinde dalla legalità ne in nome dell’arte ne in nome di qualsiasi altra cosa-
perfettamente d’accordo
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