Monti, Berlusconi e la speranza di crescere (che non c'è) - Diritto di critica
Ha ragione Monti, l’Italia sta dando prova esemplare pur nella sofferenza: è già tanto se si sopravvive. Il Premier cerca di ispirare fiducia e speranza, promette di usare i soldi dell’evasione fiscale per ridurre le tasse. Però in futuro, ora è presto. Ora si stringe la cinghia e si deve aver speranza, mentre imprese e società crollano.
“Il vero problema è la crescita”, dice Monti. Un refrain fin troppo ascoltato. Va data ragione al leader Cgil Camusso, “la crescita non è nelle corde di questo governo”, visto che da novembre le uniche manovre del governo sono state restrittive: più tasse e meno welfare. Va bene la spending review – magari a partire dai parlamentari – ma ora si può parlare di investimenti? No. “Al momento non è pensabile alcuna espansione della spesa pubblica”. Allora cosa è possibile fare?
Riforma del lavoro o frequenze tv? Il triumvirato Alfano-Bersani-Casini ha scoperto stamattina di non contare niente. Ieri i tre leader hanno passato 6 ore con Monti, Passera e la Severino per approvare il Def (piano finanziario dell’anno), scontrandosi comunque sul no del premier: “niente sgambetti e meno idee brillanti, non ci sono soldi per realizzarle”. Oggi invece sarà Berlusconi a dettare le regole per consentire a Monti di andare avanti con il suo governo tecnico. Un incontro privato tra i due – sollecitato dallo stesso premier in carica – deciderà se il beuty contest in salsa Passera s’ha da fare o no; in cambio, Mister Mediaset deciderà se staccare la spina. Alla faccia della nuova leadership di Alfano, il Pdl resta il “partito familiare” di B.
Un paio di dati per sorridere. Dall’anno scorso sono crollate del 23% le nuove costruzioni: significa che la gente non chiede case, non può permettersele, non ha modo di progettare una vita fuori dalle mura genitoriali. Ancora: i suicidi proseguono, arrivando ben al di sotto della “fascia critica” degli ultra 45enni. E’ il caso della ragazza neolaureata 28enne, volata giù dalla finestra perché senza speranza. Tra le imprese, ne aprono di meno e ne chiudono di più: dall’inizio dell’anno, ne abbiamo perse 26mila. Dite cheese e sorridete.