Altre grane per Vendola, seconda indagine in 24 ore - Diritto di critica
Due notizie di chiusura indagini in meno di 24 ore. Per Nichi Vendola non è un buon momento e il tallone d’Achille della sua regione si conferma ancora una volta la Sanità. La Procura di Bari, infatti, ha finito di indagare su una transazione da 45 milioni di euro tra il governo regionale e l’ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti. I reati ipotizzati per il leader di SEL sono abuso d’ufficio, peculato e falso.
Tra le persone coinvolte nell’inchiesta ci sono anche gli ex assessori alla sanità Alberto Tedesco, Tommaso Fiore, il vescovo della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, mons.Mario Paciello (in qualità di governatore dell’ente ecclesiastico) e il direttore dell’ospedale, don Mimmo Laddaga. «Si tratta di un atto transattivo del 2009 – spiega Fiore – sul quale il Consiglio di Stato si deve ancora esprimere».
L’ indagine nasce come costola della maxi inchiesta sull’associazione a delinquere, guidata dall’ex assessore Alberto Tedesco, che per anni avrebbe gestito una parte della sanità pugliese. Tedesco aveva seguito anche l’accordo con l’ente di Acquaviva delle Fonti. Atto poi però concluso e ratificato dalla successiva composizione della giunta Vendola. Il problema riguarda proprio quella delibera, poi annullata in autotutela dalla stessa giunta Vendola e che oggi, dopo un contenzioso col Miulli finito davanti al Consiglio di Stato, sta costringendo la Regione a restituire all’ente di Acquaviva differenze tariffarie per 175 milioni di euro. Nel procedimento amministrativo sinora al Miulli sono stati concessi 45 milioni, pari all’importo della transazione annullata. «Dal tenore dell’atto – ha commentato in serata Vendola – non sono in grado di capire ciò che mi sarebbe addebitato», sottolineando che si «tratta di un procedimento penale del quale non avevo mai avuto alcuna notizia». «Sono rammaricato – ha aggiunto – di aver ricevuto solo oggi questa notizia, perchè se la stessa mi fosse stata comunicata appena ventiquattrore prima, come è nel mio costume, avrei potuto informare la stampa e l’opinione pubblica in una unica soluzione».