E i No Tav violenti devastano un paese - Diritto di critica
“Hanno imbrattato anche il monumento ai caduti”. A Salbertrand, un piccolo villaggio di 500 anime in Val Susa, un gruppo di No Tav ha devastato tutto. Anche quel monumento che ricorda la morte di mariti, padri, nonni. Simbolo dello Stato ma prima ancora luogo del dolore e della tragedia. Qualcosa che rappresenta l’identità del luogo.
Un paese sotto assedio. Nella notte tra lunedì e martedì è tornata la guerra. Così i No Tav hanno creato barricate per le strade del villaggio usando panchine pubbliche, hanno incendiato i cassonetti della spazzatura, hanno divelto i cartelli stradali. “Volevamo bloccare il cambio del turno (delle forze dell’ordine – ndr) ed io sono scesa con gli altri giù in autostrada”, spiega Cristina Core, un’abitante di Salbertrand e No Tav convinta. “Poi però le cose sono degenerate e me ne sono andata. Giovani venuti da fuori hanno rubato la legna dai giardini e hanno distrutto le panchine. Io sono contro la Tav ma non così. Questi non sono i No Tav che conosco, forse stanno perdendo le redini del movimento”.
I valligiani contro quelli venuti da fuori. “Essere contrari non significa andare a rompere le cose che non ti appartengono”, spiega Piero Biolati, sindaco di Salbertrand ed esponente No Tav. “La mia militanza si specchia nel corteo pacifico di una settimana fa. Questo invece è vandalismo”. Ora il primo cittadino del paesino piemontese deve fare i conti con i danni e con un senso di frustrazione di fronte ad un movimento che è sempre più in mano ad anarchici e centri sociali.
Il movimento ad un bivio. Il malcontento dilaga anche negli altri comuni della Val di Susa. I continui blocchi stradali stanno diventando un vero e proprio problema per la circolazione. “Siamo lavoratori, lasciateci passare”, chiedono spesso i valligiani a chi blocca le strade. Ma la guerra è guerra e non si guarda in faccia a nessuno. Nemmeno a coloro che si dice di voler “difendere dalle polveri cancerogene”, dalle “frane e smottamenti”, dai “danni prodotti al turismo e all’agricoltura”. Ma il rischio è che tutto il movimento – che da locale è divenuto nazionale – rischia di essere isolato ed etichettato come violento e sovversivo. Con buona pace degli abitanti della Valle realmente preoccupati per il loro futuro.
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qua in valle e’ da molto tempo che subiamo violenza tante teste rotte senza motivo .si cerca sempre di stare tranquilli , ma non tutti ci riescono ,purtroppo la violenza crea violenza io non la voglio
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Quando si parla di violenza negli stadi si fa sempre distinzione fra tifoseria e ultras, perchè ciò non accade anche quando si parla di movimenti tipo no global o no tav? Due pesi e due misure, non capisco!!!! Ci sono i tifosi, ci sono i no tav, ci sono i no global e, dall’altra parte ci sono i delinquenti che vanno presi e puniti!!! Non facciamo di tutta l’erba un fascio!
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ritengo che qualsiasi protesta ,in democrazia ,vada accolta e ascoltata ,qualora faccia seguire delle proposte alternative e ,quando non è accompagnata da atti vandalici e violenti . nel momento in cui lo stesso movimento pacifico ,non condanna i suddetti atti si rende complice e soprattutto ,perde di credibilità . voglio esprimere la mia solidarietà a tutto l’indotto tav ,alle forze dell’ordine che in questa vicenda si trovano tra ” l’incudine ed il martello” ,a quella fetta di cittadini che non sono tenuti in considerazione .
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