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Diritto di critica | November 26, 2024

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L'Europa e quel legno illegale - Diritto di critica

L’Europa e quel legno illegale

Per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero: così recita una famosa filastrocca per bambini. Ma, aggiungerebbe il WWF, almeno in Europa per fare il tavolo ci vorrebbe il legno legale, quello provvisto dell’apposita licenza e che contrasti così il contrabbando e la deforestazione in aree verdi del mondo a rischio. Peccato però che oggi tale prospettiva paia ancora più vicina all’utopia che alla realtà: è quanto emerge dall’indagine “Government Barometer on Illegal logging and Trade 2012“, condotta dal WWF nei Paesi dell’UE per monitorare l’applicazione delle normative comunitarie sul mercato del legname e che evidenzia invece una generalizzata mancanza di controlli e di attuazione dei regolamenti europei.

IL REGOLAMENTO FLEGT. La ricerca infatti sottolinea come i 27 Paesi dell’Unione Europea non abbiano attuato in linea di massima misure sufficientemente efficaci per arginare l’importazione illegale e non sostenibile di legname, nonostante l’entrata in vigore nel 2005 del regolamento FLEGT (Forest Law Enforcement, Governance and Trade): regolamento che prevedrebbe la creazione di un sistema di “licenze di legalità” tra UE e Stati esportatori vietando, al tempo stesso, l’importazione sul territorio europeo di legname non provvisto di tale licenza. L’UE dovrebbe inoltre promuovere con i Paesi tropicali principali esportatori di legname – bacino dell’Amazzonia, del Congo, ma anche Vietnam, Birmania, Laos e Borneo – degli accordi volontari di partnership (VPA) per l’ingresso del loro legno provvisto di licenza in Europa, ai sensi dei regolamenti vigenti. Attualmente su questo fronte sono attivi solo sei Stati europei su 27.

I RISULTATI DELL’INDAGINE. Secondo l’indagine del WWF, i migliori risultati complessivi sul commercio di legno legale e i progressi attuati al riguardo nel 2012  – in una scala di analisi che va da 0 a 18 punti – sono stati ottenuti da Germania, Paesi Bassi e Regno Unito (con 12 punti), mentre l’Italia con 2 punti si classifica all’ultima posizione insieme ad Estonia, Finlandia, Grecia, Slovacchia e Spagna.  Inoltre ad oggi soltanto quattro Paesi – Belgio, Cipro, Germania e Svezia – sono realmente pronti ad accettare legname secondo i criteri FLEGT ed hanno predisposto effettive e proporzionate sanzioni per chi li trasgredisce, mentre per quanto riguarda gli altri l’applicazione del regolamento è ancora in fase di attuazione. Una problematica alla quale si somma anche la lentezza da parte dei Paesi fornitori, tant’è che la prima partita di legno provvisto di licenza legale era attesa alla fine del 2011, mentre ora l’attesa pare doversi protrarre fino alla seconda metà del 2012.

Negative anche le valutazioni circa l’utilizzo di legname legale da parte delle istituzioni pubbliche: undici infatti i Paesi che hanno ancora legname illegale nelle loro catene di fornitura e peccano di mancanza di controlli al riguardo, sebbene l’utilizzo degli appalti pubblici per stimolare la domanda di legname di origine legale sia stato già incoraggiato dal vertice di Rio del 1992.

IN ITALIA. Per quanto riguarda il nostro Paese, «è impressionante vedere come l’Italia, che è uno dei maggiori mercati europei di legname e di suoi derivati, non sia riuscita a definire ed a promuovere una puntuale politica di gestione della materia – ha dichiara Massimiliano Rocco,  Responsabile del Programma TRAFFIC, Specie e Foreste del WWF Italia, in un articolo per il sito Salva le Foreste – Le istituzioni non sono neppure riuscite ad identificare l’Autorità delegata a gestire la materia e negli scorsi mesi la EU ci ha sollecitato con lettera scritta». Mancanza che, secondo l’associazione ambientalista, oltre a influire sulla distruzione delle foreste mondiali rischia anche di compromettere l’intero settore produttivo legato al legname, «da quello del mobile alle cucine alla carta stampata, che vale svariati miliardi e impiega centinaia di miglia di addetti – continua Rocco -. Inoltre la mancata definizione di autorità e politiche rischia anche di fare scattare una nuova procedura di infrazione nei nostri confronti. Solo una adeguata legislazione può garantire la legittimità del mercato del legno».

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