Lavoro, licenziare è facile e bipartisan - Diritto di critica
L’EDITORIALE – L’ex segretario del Pd Walter Veltroni attacca frontalmente sull’art.18. Lo fa in un’intervista sul quotidiano Repubblica, in cui afferma che “non è un tabù, non bisogna fermarsi davanti ai santuari del no che hanno paralizzato l’Italia”. Pd spaccato, Bersani perde le briglie. E si fa strada il pensiero unico anche sugli ammortizzatori sociali.
La scelta del quotidiano non è un caso. Da settimane, la corazzata del gruppo L’Espresso conduce una campagna “rivoluzionaria” a sostegno del “new deal” del ministro Fornero. Domenica 12 febbraio sparò in prima pagina lo scoop dell’incontro segreto tra Mario Monti e Susanna Camusso – incontro smentito dal governo e dalla Cgil in gran fretta, ma del quale Mauro avrebbe le prove. Operazione che ha pesantemente incrinato la credibilità della Cgil di fronte agli altri sindacati. Ieri, in apertura, l’intervista di Veltroni. A cosa mira Repubblica?
Nel Pd, le parole di Veltroni sono benzina sul fuoco. Il responsabile economico del partito lo censura duramente, “così si avvia corsa al ribasso senza fine”: per Fassina è chiaro, il Pd sognato da Walter non ha più nulla di diverso da PdL e Terzo Polo. Lo dichiara sconsolato e anche un po’ provato: il direttivo del partito sta mediando da mesi tra diverse correnti, ognuna colorata da speranze di potere e nomi di prestigio. Semplificando: da una parte i fan di Ichino e della deregulation nei licenziamenti, dall’altra Damiano e lo “zoccolo duro” dei simpatizzanti Fiom. O almeno la fazione che spera di attrarre consensi alla propria sinistra, sottraendoli a vendoliani e dipietristi. Bersani aveva sintetizzato così la formula finale: sì al contratto di apprendistato con possibilità di licenziamento “free” – per tre anni. Poi, si torna alle regole da adulti, in modo da “restare socialdemocratici senza perdere il treno delle riforme”. Ora tutto è andato a pallino, l’equilibrio va ricostruito.
Se il Pd cede definitivamente sull’art.18 – e potrebbe essere vicino a farlo, aldilà della forma – restano solo gli ammortizzatori sociali. E per poco. Sulla cassa integrazione straordinaria, infatti, si prepara un’altra riforma in grande stile. Basta Cigs: le aziende che non possono tenere i dipendenti licenzino, lo Stato garantirà direttamente il sussidio di disoccupazione. La Fornero assicura che sarà più sostanzioso e pervasivo di quello attuale, e soprattutto universale. Difficile crederci però. Al ministero si fanno i conti sottobanco e si parla di almeno 18 mesi prima che le casse statali permettano di sostenere la mole di sussidi in arrivo.
Tutti i partiti maggiori sembrano allineati sul traguardo della deregulation nel lavoro. Ora anche i giornali: distinguere Corriere, Libero o Repubblica a partire dagli articoli sul tema è ormai un’impresa.
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bella metafora: non bisogna fermarsi davanti ai santuari del no che hanno paralizzato l’Italia… libero mercato! Liberi tutti! (ovviamente apparte il caro walter che sta ben piantato in parlamento ed i sopraciati giornali liberisti che però vivono di sovvenzioni pubbliche….)
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