Berlusconi cerca di uscire dall'isolamento, "riforma elettorale con il Pd" - Diritto di critica
Forse in molti fino a poco tempo pensavano fosse semplice utopia. Ma la presenza di Monti al governo e la necessità da parte di buona parte delle forze politiche di sostenerlo, sta provocando una vera e propria rivoluzione del sistema politico italiano. Qualcuno parlerà d’inciucio, qualcun altro di squallidi giochi di potere, ma è interessante vedere come questo infinito periodo di transizione, iniziato nel 1994, stia realmente portando alla nascita della seconda repubblica. A partire dalla riforma della legge elettorale.
Pd-Pdl, uniti contro Casini? L’interesse principale del Pd è quello di avere una legge elettorale che gli consenta di governare senza subire il ricatto di piccoli partiti. Nel centro-sinistra brucia ancora il disastro dell’Unione e Bersani ha ben chiaro che tutto ciò non dovrà mai più ripetersi. A destra Berlusconi sa di doversi smarcare da Bossi il quale ha rappresentato, checché ne dica il leader del Pdl, un freno alle riforme. Ma sa anche che il terzo polo potrà presto rappresentare un serio problema per elettorale. Casini ha un elettorato di riferimento simile a quello del Pdl, ma con l’appoggio delle alte sfere ecclesiastiche. Mentre il Pdl è in caduta libera (22%) il terzo polo è in crescita e raggiunge il 13%. Come frenare l’ascesa di Casini? La strada è quella di riscrivere con il Pd le regole del gioco, alla faccia di chi ha dato per morto il bipolarismo.
Primo obiettivo, innalzare la soglia di sbarramento. Interesse di Pd e Pdl è quello di trovare un accordo per innalzare la soglia di sbarramento. Ma sul tavolo anche altre proposte come il sistema spagnolo, un proporzionale che favorirebbe in Italia il bipartitismo.
L’accordo che (ancora) non c’è. Per ora il Pd sembra rispondere freddamente all’apertura di Berlusconi. “Siamo disponibili a discutere sulla riforma elettorale con tutte le forze politiche che intendono superare davvero il porcellum e approdare a una legge elettorale più giusta”, spiega il democratico Maurizio Migliavacca. Il Pd sembra piuttosto sospettoso. Bersani è preoccupato a tener fuori Casini e Fini dalle trattative. “Nelle consultazioni non arriviamo con una bozza precostituita”, spiega Ignazio La Russa, designato ambasciatore del Pdl. “Siamo aperti ad ogni soluzione, tranne quelle che preventivamente avvantaggiano una parte soltanto”. L’ex ministro della Difesa ovviamente sembra escludere il doppio turno alla francese che in questo periodo avvantaggerebbe solo il Pd. E su questo punto non sembra per il momento che ci sia un accordo.
E Berlusconi pensa ad un piano di riserva. Oggi i messaggeri del Pdl incontreranno i vertici della Lega. Poi toccherà al Pd ed in seguito forse il terzo polo. Se l’incontro con il Pd nei prossimi giorni non dovesse portare ad un accordo, Berlusconi potrà giocare ancora un’altra carta: Grande coalizione. Unica soluzione per salvare Pdl e aziende. Infatti, per il Cavaliere, andare al muro contro muro, con un terzo polo tutt’altro che disposto per il momento a concludere un accordo nazionale, significa suicidarsi politicamente e rischiare di danneggiare Mediaset. Ma per ora Bersani sembra escludere categoricamente questa possibilità.
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un’altra bicamerale? magari: così a votare mi ci portate solo trascinandomi
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