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Diritto di critica | November 24, 2024

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Libia, ricatti e lotte di potere sulla ricostruzione - Diritto di critica

Libia, ricatti e lotte di potere sulla ricostruzione

Nel discorso sullo Stato dell’Unione, pronunciato martedì scorso da Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti ha parlato della Libia e della Siria, collegando il destino del presidente siriano Bashar al-Assad a quello di Gheddafi. “Un anno fa – ha sottolineato il presidente statunitense –, il leader libico era uno dei più longevi dittatori nel mondo, un assassino con le mani sporche di sangue americano. Ora Gheddafi non c’è più e non ho dubbi che anche in Siria le forze di cambiamento avranno la meglio sul regime e che la dignità umana sia, finalmente, rispettata. Mentre la comunità internazionale fatica a trovare le contromisure giuste alla sempre più sanguinosa lotta di potere in Siria, sono in molti a indicare la Libia come esempio da seguire.

Il limitato intervento militare della comunità internazionale, in termini di implementazione delle Forze Speciali aeree e terrestri, non ha, però, stabilizzato la situazione politica nel paese. La crescente fragilità del post-Gheddafi nelle ultime settimane ha toccato il culmine con diversi scontri tra milizie rivali. Ci sono state segnalazioni di torture e abusi perpetrate ai danni dei politici libici sospettati di aver collaborato con l’ex rais. La protesta, inoltre, contro il governo ad interim non stenta a placarsi.
La fine della dittatura di Gheddafi ha lasciato un vuoto di potere che nessuna forza politica è stata in grado di colmare. Ben 200mila giovani sono tuttora arruolati in centinaia di strutture militari disseminate per tutto il paese. L’ammutinamento della scorsa, nella città di Bani Walid, vecchia roccaforte del regime, potrebbe rappresentare un campanello d’allarme per il governo degli insorti.

Sembra che le milizie ribelli siano state cacciate dalle forze tribali del posto, fedeli a Gheddafi e accusate di ‘proteggere’ alcuni latitanti del vecchio regime. Inoltre, sembra che i combattenti dell’ex rais abbiano avuto l’appoggio di altre fazioni per riconquistare la città di Bani Walid.
Il Consiglio nazionale di transizione (NTC) è riconosciuto dalla comunità internazionale come autorità provvisoria fino alle prossime elezioni che si terranno a giugno. Il governo ad interim sta lottando contro i fedeli dell’ex rais per legittimare la propria autorità. La rabbia per gli squilibri politici nelle diverse regioni del paese è sfociata nella manifestazione violenta contro il quartier generale dell’NTC a Bengasi il 21 gennaio scorso.

In assenza di un governo legittimato dal popolo, non sorprende che le milizie anti-governative siano riluttanti a gettare le armi e sottomettersi. Anche perché la forza militare del Consiglio di Transizione è insufficiente a fronteggiare le rivolte e il governo è costretto a negoziare continuamente con le varie milizie.
La stabilità in Libia rappresenta una crescente preoccupazione per la comunità internazionale. Il paese esporta, tuttora, 1,3 milioni di barili di petrolio al giorno ai paesi dell’Europa meridionale. Una quantità che potrebbe essere sostituita nei prossimi mesi dai 400mila barili al giorno, importati attualmente dall’Iran.