La lunga gavetta dei giornalisti precari - Diritto di critica
Sono due amici, due giornalisti professionisti animati dalla passione per questo mestiere che in molti sembrano aver dimenticato. Di fronte a chi ce l’ha fatta grazie alle famose raccomandazioni, a chi non ha la loro stessa motivazione e si limita a copiare articoli, ci sono loro. Lavorano senza sosta, senza orari, senza ferie. Alla continua ricerca della notizia e dello scoop, si dividono tra contratti che non permettono progetti futuri, stipendi che non assicurano l’indipendenza economica e il sogno di farcela.
Tanti costi e pochi guadagni. Diversi nel carattere e nel modo di scrivere ma entrambi pieni di talento e altrettanta paura che tutti i loro sforzi possano essere vani: stage e praticantato gratuiti, un master, l’esame di Stato per diventare giornalisti professionisti e rimanere sempre con uno stipendio da miseria e una famiglia alle spalle, costretta a sostenere costi e mancati guadagni.
“Mi chiedo se un giorno riuscirò ad avere un contratto a tempo indeterminato” confessa Giorgio facendo capire chiaro e forte il desiderio di iniziare a vivere la sua vita, di andar via da casa e avere una redazione in cui lavorare, diversa dalla scrivania della sua stanza. “Sto perdendo gli anni più belli della vita nella mia camera, davanti ad un computer per lavorare dalla mattina fino a notte fonda, cercando di creare una possibilità lavorativa. Vorrei viaggiare, trascorrere più tempo con la mia ragazza, avere una casa dove invitare gli amici o semplicemente avere i miei spazi. Chissà quanto tempo ancora dovrà passare prima che io possa raggiungere almeno la metà di tutto questo.”
Crearsi l’opportunità quando manca la raccomandazione. “La notte ho spesso difficoltà a prender sonno, sono troppo agitato” dice Flavio che si alza tutte le mattine combattendo contro tutto e tutti per dimostrare che lui è fatto per questo mestiere e che un giorno ce la farà. Non esistono domeniche o ferie, bisogna essere sempre essere pronti a scrivere in qualsiasi momento e in qualsiasi posto. Gli articoli devono essere scritti in fretta, i lavori conclusi in tempo ma i loro compensi possono anche arrivare in ritardo. “Tutti cerchiamo di non pensarci ma è davvero dura senza “spinte”… e chissà se tornando indietro sceglierei di nuovo la carriera di giornalista. Mollare però non ha senso e considerarsi falliti ha ancora meno perché non è vero. Ci stiamo provando. Mai dichiararsi sconfitti”. Giorgio e Flavio non hanno intenzione di arrendersi alle difficoltà e per questo hanno deciso di mettersi in proprio, fondando una società di servizi giornalisti ed editoriali. Ma come tutte le iniziative imprenditoriali in Italia, le tasse e la burocrazia stemperano costantemente l’entusiasmo per i loro successi.“Talvolta può sembrare che mi pianga addosso. In realtà sono stufo di un sistema che sembra non funzionare e non aiuta i giovani e le start up”, confessa Flavio.
Il mondo del giornalismo appare capace di dare un’illusoria occasione a molti ma reale a pochi e ben “selezionati”. Una casta che concede l’opportunità di una lunga gavetta gratuita o miseramente pagata solo a chi ha una famiglia che faccia da “ammortizzatore sociale” e permetta di avere un tetto sopra la testa. Come in molti altri settori, i sindacati proteggono chi lavora stabilmente dimenticandosi di tutti gli altri, soprattutto dei più vulnerabili, di coloro che sono “all’inizio”. Ma quanto deve durare questo “inizio”? Esiste una fase successiva?