Missioni militari all'estero, vale la pena? - Diritto di critica
Costano 1,4 miliardi di euro ogni anno. Le missioni militari italiane all’estero rappresentano una spesa non indifferente per le casse dello Stato. A questo si aggiungono 20 miliardi per il mantenimento delle forze armate e poco meno di 6 miliardi per l’acquisto di armi e armamenti. Circa 27 miliardi, che fanno “conquistare” all’Italia l’ottavo piazzamento per spese militari al mondo.
Vale la pena? Il nostro Paese spende per esercito, marina e aviazione ben quattro volte il fondo ordinario destinato all’Università. Nell’occhio del ciclone gli armamenti e i costi di gestione. Ma molti indicano nei tagli alle missioni all’estero la strada del risparmio. Vale la pena essere presenti in ben 35 missioni in 14 scenari diversi? Vale la pena spendere tutti questi soldi?
Le minacce ai nostri confini. La risposta è una sola: dipende. Non è possibile definire la spesa militare italiana eccessiva o scarsa (il costo delle forze armate è inferiore a quello di Francia, Gran Bretagna e Germania in termini assoluti) guardando solo ai numeri. In primo luogo è necessario guardare alle minacce che vengono dall’esterno. L’Italia si trova, nonostante tutto, ai confini di un’area turbolenta come il Nord-Africa e ad un’area ancora in via di pacificazione come i Balcani. Insomma, le minacce esterne esistono anche se non sono imminenti. Fino ad ora la sicurezza dei nostri confini è stata garantita dalla Nato, ma con l’inesorabile disimpegno statunitense nel Vecchio Continente, le Forze Armate italiane sono chiamate ad assumersi nuove responsabilità.
Trasformare un ingente costo in un investimento. Ma torniamo alle missioni all’estero. A cosa servono? Oltre a rappresentare una garanzia per la pace (cosa vera solo in alcuni scenari come nei Balcani), i nostri soldati all’estero sono o dovrebbero essere il mezzo con il quale l’Italia conquista posizioni favorevoli ai propri interessi.
Libia. Ovviamente dopo aver sganciato bombe o dopo esser intervenuti in missioni di peace keeping, tocca alla diplomazia e alla politica rendere un costo ingente un investimento. Se la politica o la diplomazia non sono all’altezza ogni sforzo sarà stato vano. La missione di Libia è costata ai contribuenti più di 700 milioni di euro, con un impiego di mezzi secondo solo alla Francia. Ma quanto la politica è riuscita a capitalizzare questa ingente spesa? Purtroppo piuttosto poco.
Afghanistan e Iraq. Anche in Afghanistan, dove la missione continua, l’Italia svolge un ruolo militare e soprattutto politico di secondo piano. Solo in Iraq, con un ingente costo economico e soprattutto umano si è riusciti a raggiungere un qualche obiettivo: qualche importante contratto petrolifero.
Balcani e Libano. Le missioni proseguono in Bosnia, in Cossovo e in Libano (oltre ad altre partecipazioni poco più che simboliche). L’area balcanica è ancora instabile, soprattutto quella cossovara. Per questo ritirarsi o ridurre la nostra presenza da questo scenario potrebbe compromettere la pace nell’area e di conseguenza riattivare un “fermento” bellico vicino ai nostri confini. In Libano, invece, dove la presenza dei nostri militari è piuttosto massiccia (circa 1.500 effettivi), la politica non è riuscita a capitalizzare il risultato diplomatico più importante ottenuto dal nostro Paese. Nonostante l’Italia abbia giocato un ruolo da protagonista, non è riuscita a sfruttare la propria posizione per intervenire politicamente in Medio Oriente nella crisi siriana e nelle trattative con l’Iran, lasciando campo aperto all’iper-attivo primo ministro turco Erdogan.
È il momento di decidere. Insomma, torniamo alla domanda iniziale: vale la pena mandare i nostri soldati all’estero? Questo è il momento di decidere: o sapremo da trasformare un ingente costo in un investimento o è meglio lasciar perdere e spendere quei soldi per altro.
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La guerra non è una buona cosa, anche se porta guadagno impegna il paese in cause senza futuro (il petrolio non vale quelle morti, anche perché non durerà comunque molto e probabilmente pure vincendo la guerra non ci arriverebbe perché se lo prenderebbero i paesi più forti). Se a qualcuno fregasse qualcosa dovremmo semplicemente lasciar perdere missioni che portano morti, portano perdite umane e impegnarci in sviluppi che non abbiano possibilità di andare in perdita. Una guerra è come una scommessa. Si è visto scommettendo come è andata a finire.
Il mondo dell’assurdo dove ormai fare la guerra è bene… Ma si, uccidiamo un milione di persone, che ci frega. E dire che c’è l’ergastolo per l’omicidio. Togliessero le punizioni per l’omicidio a sto punto no? Dopotutto che differenza c’è tra uccidere la o uccidere qua?
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Ma che cavolo scrivi!!!!!!!!!
La guerra non è un lavoro dove c’è guadagno,ci sono milioni di persone in tutto il mondo che muoiono grazie a queste infami ed inutili guerre create ad arte solo per ottenere scopi di comando da parte delle nazioni più forti,America Inghilterra Francia Germania Olanda Belgio Italia e Spagna dove tutti i capi di stato sono corrotti dai banchieri e le multinazionali!!!Racconta la verità invece di scrivere boiate del genere!!
LA GUERRA HA IL SOLO SCOPO DI CREARE ODIO E FAR NASCERE ALTRE GUERRE!!!!! -
Non credo che possa esserci convenienza nelle guerre credo molto di più nella diplomazia, quella onesta che mette l’interesse nazionale al primo posto, il problema è sapere se c’è!
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l’Italia con il suo debbito pubblico e senza soldi Non dovrebbe giocare a fare la superpotenza militare sperperando soldi ad inutili missioni militari. I SOLDI SON POCHI….GLI SPRECHI SON TANTI e LE TASSE ESAGERATE STANNO FACENDO CHIUDERE AZIENDE AUMENTANDO LA DISOCCUPAZIONE. BASTA CON GLI SPRECHI…….BASTA CON QUESTE INUTILI MISSIONI MILITARI COSTOSE che danneggiano il bilancio pubblico; Siamo Italiani e dobbiamo imparare a farci i fatti nostri!
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