Tibet e India: a rischio i rapporti diplomatici - Diritto di critica
Da molti indicato come l’erede spirituale del Dalai Lama, la terza autorità per importanza del Buddismo tibetano, colui che guiderà il Tibet verso l’indipendenza dalla Cina. Il 17° Karmapa, 26 anni, è, a tutti gli effetti, un personaggio scomodo. Lo stato indiano, da diverso tempo, sta offrendo asilo ai leader buddisti che hanno lasciato il Tibet, tra cui il Dalai Lama. E’ sorprendente, quindi, che la scorsa settimana ci sia stata una denuncia penale, da parte della polizia indiana, contro il Karmapa, accusato di possesso illegale di valuta estera, falsificazione e cospirazione.
Le indagini presero il via, nel gennaio scorso, dal ritrovamento di denaro contante, 1,35 milioni di dollari, nel monastero di Gyuto, ai piedi dell’Himalaya, divenuto il quartier generale del Karmapa. Il denaro, suddiviso in una dozzina di valute e costituito da circa 166mila dollari in yuan cinesi, proveniva in gran parte da donazioni da ogni parte del mondo. Almeno questa, è stata la spiegazione fornita dai collaboratori dell’autorità religiosa tibetana. Gli inquirenti, dal canto loro, hanno risposto che le somme ritrovate sono troppo grandi per essere considerate delle semplici donazioni. Ora un tribunale locale dovrà decidere se procedere con le accuse e rinviare a giudizio il leader buddista. Un portavoce del governo tibetano in esilio si è detto sicuro che non siano state violate le leggi indiane. “E’ il risultato della negligenza di alcuni membri dello staff personale del Karmapa” – ha precisato all’Associated Press.
L’autorità tibetana ha cooperato con la polizia locale, affinché sia fatta piena luce sull’accaduto, fornendo tutte le documentazioni necessarie. In caso di condanna, il Karmapa rischierebbe, secondo le leggi indiane, fino a 2 anni di carcere (cospirazione ed evasione fiscale), mentre i suoi tre seguaci fino a 10 anni (reati di truffa e falsificazione di documenti). La polizia ha anche chiesto l’autorizzazione al governo federale di perseguire il Karmapa e i suoi seguaci con l’accusa di violazione della legge che regola la raccolta delle donazioni estere. Il leader spirituale vive dal 2000 nel monastero di Sidhbari, poco fuori Dharmsala, il quartier generale del governo tibetano da quando il Dalai Lama fuggì lasciò la regione himalayana nel 1959.
Una parte della stampa indiana sembra sostenere l’ipotesi che vede il Karmapa come una possibile spia mandata dalla Cina. I servizi segreti indiani è dal 1999 che seguono i suoi spostamenti, da quando attraversò il ghiaccio dell’Himalaya per raggiungere Dharamsala. I seguaci tibetani acclamano Karmapa come un’autorità spirituale senza macchia. E nel febbraio scorso, dopo le perquisizioni, alcuni monaci organizzarono una protesta pacifica. La Cina, in caso di condanna penale, vedrebbe “eliminata” politicamente una delle guide spirituali del Tibet e i rapporti diplomatici con l’India potrebbero far registrare un sensibile miglioramento.